Una delle prime serial killer donna: Aileen Wuornos (Charlise Theron). Fin da piccola Aileen subisce violenze fisiche e psicologiche dal padre e dai fratelli e all’età di tredici anni decide di prostituirsi. Affronta il dolore con l’isolamento e il completo distacco dal mondo. Il suo primo omicidio lo commette per legittima difesa poi si nutre di misandria e non può più farne a meno.
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Crede di difendersi uccidendo, ma il suo disagio interiore è più profondo di quanto lei si aspetti. L’unico spiraglio lo vede in Selby (Cristina Ricci), con la quale inizia una relazione amorosa forse perché sola o forse perché odia a tal punto il genere maschile da essere attratta dall’opposto. Aileen continua ad uccidere.
Nel frattempo il suo identikit su tutti i telegiornali locali rende Selby consapevole della catena di delitti compiuti dalla sua compagna. al processo nel febbraio 1993 venne dichiarata capace di intendere e di volere e ammise di voler continuare con la violenza. non mostrò segni di pentimento. Aileen perderà Selby per sempre e sarà giustiziata con iniezione letale il 9 ottobre 2002 alle 9.47. in Florida.
Critica
Trama violenta e realistica espressione di una cruda realtà dei fatti. Charlise Theron non sembra più la sexy protagonista dello spot della Campari, ma una donna vestita di dolore: imbruttita, goffa e con l’andatura da camionista. Non a caso la sua interpretazione è stata premiata con un Golden Globe e un Orso D’oro a Berlino.
L’atmosfera di dolore ci attraversa e ci colpisce nel profondo immergendoci nel malessere della protagonista al punto che gli omicidi appaiono una scelta obbligata. Accettiamo la legittima difesa come una vendetta per la sua figura umiliata. Da vittima di un abbandono progressivo a assassina feroce di sette uomini. La sua strategia difensiva diventa l’omicidio, uccidere per non essere ferita di nuovo.
Rimedio temporaneo che alimenta lo sfogo interiore. La storia di questa donna prima sconosciuta ha toccato milioni di donne sottoposte quotidianamente allo stesso martirio psicologico e fisico; donne incapaci di ribellarsi a uno stato di subordinazione e inferiorità; donne indifese e in silenzio. Aileen ha di certo oltrepassato i limiti della reazione emotiva, ma rimane comunque una donna combattiva.
Monster è assolutamente da vedere.