L’uomo d’acciaio: sarai per loro un’ideale di speranza

È sicuramente il film più atteso dell’anno, oltre che uno dei cinecomic su cui pesa la più grande delle responsabilità: dopo il tentativo (quasi del tutto fallito) di Brian Synger nel 2006 con protagonista Brandon Routh, la mente produttiva di Christoper Nolan e la regia di Zack Snyder si fondono per tentare a far rinascere il più grande dei supereroi: dal 20 Giugno in Italia è in 800 sale L’uomo d’acciaio. Anche in 3D.

L’uomo d’acciaio

Mentre il pianeta Kripton sta per giungere alla sua fine, Kal-El (Russel Crowe; Robin Hood, Broken City) e sua moglie Lara decidono di inviare l’ultima speranza della loro razza, il figlio Kal (Henry Cavill; Immortals, La fredda luce del giorno) sulla Terra per essere una speranza per gli uomini.

Lì imparerà a crescere con i genitori adottivi, Johnatan (Kevin Costner; The guardian, Mr.Brooks) e Martha (Diane Lane; Come un uragano, Un anno da ricordare) Kent, a conoscere l’amore attraverso la giornalista Lois Lane (Amy Adams; The wrestler, Di nuovo in gioco) e soprattutto nel ricercare le proprie origini e sfidare l’uomo che uccise suo padre, il generale Zod (Michael Shannon; Take shelter, The iceman).

Trailer finale del film:

2.0

Come il Batman di Nolan può essere considerata una visione nuova, aggiornata, realistica, il 2.0 rispetto ai due Batman di Burton, allo stesso modo il Superman di Snyder è il 2.0 successivo ai due Superman di Richard Donner, vero padre dei cinecomic. Con questo film finalmente il più grande dei supereroi riesce a trovare la sua dimensione, il suo spazio, la sua crescita assolutamente contemporanea a contenuti, temi e stili del cinema di oggi eppure senza perdere la sua essenza.

Questo nuovo Superman riesce a mettere insieme tutti i contenuti di base per dare inizio ad una storia che riesce a raggiungere le stelle già sin dal prologo su Krypton, che ha per protagonista il padre biologico di Kal-El, interpretato da un Russel Crowe totalmente in parte e che fa da contraltare al padre biologico di Clark, Johnatan Kent, un grande e perfetto Kevin Costner. Le due ore e venti di film non stancano mai e tutto funziona perfettamente con la nascita e la creazione di un’ eroe che decide di entrare in scena esattamente nel momento in cui il mondo ha bisogno di lui.

La genialità della sceneggiatura di Goyer è quella di non creare il supereroe nel momento in cui scopre i suo i poteri piuttosto che la fortezza della solitudine (fascinosamente re-interpretata con un nuovo design, non più palazzo di ghiaccio ma enorme navicella), ma nel momento in cui entra in scena Zod e l’unico modo per salvare la terra è mostrare il simbolo della speranza, Kal-El stesso. Tutto l’immenso action, ricco e condito della migliore CGI, è un elemento che non straborda per il semplice motivo che in scena ci sono due alieni dai poteri al di là di ogni umana concezione e quindi tutta la distruzione e le lunghe scene di azione rispondono solo ad un ovvia esigenze dei personaggi che sono inseriti nella scena.

Malgrado si tratta di un film sulle origini, la genialità ancora una volta del copione è stata quella di andare contro la continuità narrativa, che avrebbe richiesto più tempo e una ripetizione dell’ovvio già fatto presente nei precedenti film e nelle tante serie tv dedicate all’eroe, e di mostrare a seguito del prologo sul pianeta natale un Kal-El alla ricerca di se stesso e delle sue origini e in contemporanea tutti i ricordi del suo arrivo e della sua crescita a Smallville con i genitori adottivi, mostrando esattamente e solo ciò che è necessario mostrare.

Simbolo di speranza

C’è poi chi parla di una visione cristologica di Superman nel film dell’accoppiata (ormai) vincente Snyder-Nolan. Tutto pare così ovvio: Clark ha trentatre anni nella storia, è un Dio mandato sulla terra dal padre, è stato adottato da genitori umani, è un simbolo di speranza e una luce per tutta l’umanità nei momenti più bui.

Ma io non credo, a chi va contro su questa cosa al film, che sia un elemento sbagliato, per quanto poi così ovvio e comunque non ridondante all’interno del processo narrativo. Credo anzi che proprio nella creazione del personaggio Superman, nei fumetti sin dalle sue origini lontane risalenti al 1932.

E tutto nella storia qui combacia ed emerge proprio grazie alla sceneggiatura, alle interpretazioni e alla visionarietà produttiva di Nolan e registica di Snyder che segna un punto a favore dopo alcuni lavori più o meno incerti precedenti a questo.

La colonna sonora di Hans Zimmer tocca le stelle tanto quanto l’uomo d’acciaio di Cavill, riuscendo ad emozionare e a catturare il pubblico tanto quanto la colonna sonora del film di Richard Donner, usata anche nel film di Synger. Il montaggio e frenetico e il montaggio sonoro si lega perfettamente a quest’idea con alla base un impianto registico perfettamente equilibrato ai vari compartimenti tecnici e che riesce a rendere l’emotività non solo della storia ma anche delle pompate scene action. Fino ad un finale tutto da gustare.

P.S.: State attenti e potrete scorgere la presenza di due personaggi che, probabilmente, si mostreranno nel futuro dell’uomo d’acciaio: Lex Luthor e Bruce Wayne.

Clip estratta dal film:

Intervista a Henry Cavill e Amy Adams:

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