La Ragazza dei Tulipani - poster

La ragazza dei Tulipani: Alicia Vikander, Christoph Waltz, Judi Dench e Cara Delevingne nella Amsterdam del 1600

Arriva sui grandi schermi italiani il 6 settembre La ragazza dei Tulipani, film dalla gestazione alquanto travagliata, diretto da Justin Chadwick e tratto dal libro Tulip Fever di Deborah Moggach. Girato nel 2014 ma uscito al cinema nel circuito internazionale solo nel settembre di tre anni dopo, si avvale di un cast notevole, che va da Christoph Waltz a Alicia Vikander, passando per Judi Dench, Cara Delevingne e, in un ruolo marginale, Kevin McKidd, noto alle (e ai) fan di Grey’s Anatomy come il dott. Owen Hunt.

La Ragazza dei Tulipani - poster

La Ragazza dei Tulipani – locandina

La ragazza dei Tulipani

Siamo nella prima metà del 1600 ad Amsterdam, nel periodo in cui era scoppiata la mania dei tulipani, che venivano venduti a peso d’oro in aste più o meno clandestine. La giovane Sophia (Alicia Vikander), orfana, viene pressoché venduta al facoltoso mercante Cornelis (Christoph Waltz), in cambio della possibilità per i suoi fratelli di raggiungere una lontana zia nel Nuovo Mondo. Dopo tre anni di matrimonio, la donna è a rischio di essere rispedita al mittente poiché non è ancora riuscita a donare un erede al suo attempato e pur sempre voglioso consorte. Nel frattempo scorre parallela la vita della sua serva, Maria (Holliday Grainger), innamorata ricambiata del pescivendolo locale, con cui vive un’appassionata storia d’amore.

A movimentare il tutto, arriva, su idea del marito Cornelis, un baldo giovine artista, tal Jan van Loos (Dane DeHaan), incaricato dal ricco mercante di eseguire il ritratto suo e della bella moglie. Sarà l’attaccamento al lavoro, sarà la vicinanza a livello di età (e non solo), fatto sta che tra il pittore e Sophia scoppia una folle e travolgente passione. La donna tenta debolmente di opporvisi, forse memore degli insegnamenti delle suore che l’hanno allevata, bambina, nell’orfanotrofio, ma ben presto cede, aiutata anche dalla connivenza di Maria (no, non De Filippi; la cameriera innamorata). Pare però che le due donne siano legate a doppio filo, e non possa succedere che siano felici contemporaneamente: ora che Sophia ha trovato l’amore, Maria lo perde e, indirettamente, a causa sua. Willem, il suo focoso pescivendolo, che era riuscito a metter via un bel gruzzoletto per sposarla grazie alla vendita dei bulbi di tulipani, vede uscire furtivamente dalla casa del padrone Cornilis una donna col mantello della sua amata, e dà per scontato si tratti appunto di Maria. La segue, fino a vederla scivolare nelle braccia del pittore. Folle di gelosia, si ubriaca, si fa derubare da una sguaiata ma pur sempre affascinante Cara Delevingne versione signora di facili costumi secentesca, e sparisce nel nulla. Non saprà, se non molto dopo, che la donna da lui intravista era Sophia, che aveva semplicemente preso in prestito il mantello dall’ignara Maria.

Abbandonata senza un perché, Maria scopre pure di essere incinta. Poiché le disgrazie non vengono mai sole, rischia anche di perdere il lavoro, qualora il padrone la scoprisse in quello stato. Esasperata, minaccia Sophia di denunciare la sua tresca al marito, se lei non la aiuta a tenersi quantomeno il posto. E qui Sophia ha un colpo di genio diabolico e machiavellico insieme: se ne esce fuori con un piano che dovrebbe risolvere la vita sua e della sua amica/complice/domestica, a seconda del momento. Le cose andranno, manco a dirlo, in modo decisamente diverso da quel che lei aveva previsto.

 

Un melodramma in costume senza particolar mordente

La ricostruzione di Amsterdam dell’inizio ‘600 è spettacolare, con una fotografia dai toni scuri che ricordano i dipinti fiamminghi, da cui emergono il blu acceso della veste di Sophia, l’arancio dei suoi tulipani, e poche altre pennellate di colori qua e là. Pare davvero ci sia stato un minuzioso studio della pittura dell’epoca, riprodotta a tratti quasi letteralmente, a tratti come suggerita da alcune immagini del film (ad esempio, sempre la Vikander a fianco alla finestra, che ricorda La ragazza con l’orecchino di perla di Jan Vermeer).

La Ragazza dei Tulipani - Alicia Vikander

La Ragazza dei Tulipani – Sophia

Anche lo studio dei costumi e la loro realizzazione è notevole, così come, quantomeno sulla carta, è notevole il già ricordato cast. Ciononostante, con pochissime eccezioni e per rari, effimeri momenti, La ragazza dei Tulipani non semplicemente non riesce a decollare, ma – in particolare nella seconda parte – si inceppa clamorosamente, rischiando di sfracellarsi al suolo.

Probabilmente il tracollo è ampiamente causato dalla trama: fino all’ideazione del piano “diabolico”, ci può quasi stare – anche se, sinceramente, il come si accenda la fatidica scintilla tra Sophia e Jan rimane alquanto misterioso e parecchio forzato. I due si guardano con media intensità, lei abbassa gli occhi, lui continua a fissarla, e via, più veloce della luce, eccoli entrambi strapazzati da anomala passione. Ma passi, ‘so giovani.

Il delirio vero arriva dopo, con lei che finge di essere incinta, la domestica – che lo è – che finge di non esserlo continuando a lavorare, l’improbabile ginecologo che finge di visitarle entrambe. E, ancora: la bisca clandestina di bulbi di tulipani, il pittore che, dopo il pescivendolo e prima del resto della città, decide di darsi alla vendita e all’acquisto dei famosi fiori, tirando fuori frasi mitiche tipo “bisogna mettere tutte le uova in una sola cesta”, col fare di chi ha appena proclamato la scoperta dell’America o promulgato la legge della relatività; la Delevingne che – forse per ottimizzare – è insieme prostituta, ladra e abile affarista che rilancia offerte nel black market floreale; la badessa, interpretata da Judi Dench, che pare a volte più M di James Bond che una pia madre superiora, e compare quando meno te lo aspetti a dispensare saggi consigli mai richiesti o gambizzare improbabili saccheggiatori di giardini. O la stessa Vikander, troppo moderna in alcuni suoi gesti, troppo a scatti, troppo veloce a reagire, e con la potenza dello sganascione che sembra comunque Lara Croft, pur se vestita da damina del XVII° sec. I meccanismi da commedia dell’arte: lei che viene scambiata per l’altra, lui che se ne va in preda al dolore; lei che prende il posto dell’altra, e l’altra che prende il posto di lei, in un balletto che in alcuni momenti sfiora il ridicolo – come quello del parto, con Sophia che urla in differita e il marito che tenta disperatamente di entrare; il tradito che scopre il tradimento origliando la conversazione…

La Ragazza dei Tulipani - Judi Dench

La Ragazza dei Tulipani – Judi Dench/la badessa (o M?)

Insomma, escamotage triti e ritriti che non fanno onore ad una prima parte tutto sommato passabile, agli sforzi e all’impiego di mezzi a livello di fotografia, scenografia e costumi, alla freschezza e veridicità delle scene tra Maria e il suo pescivendolo, le uniche che apportano un che di genuino a La ragazza dei Tulipani.

Non fanno onore nemmeno all’ottima – come d’abitudine – performance di Christoph Waltz, che riesce a tratteggiare il marito come un personaggio alla fine dei conti tenero, e molto più umano dei due amanti. Sì, forse inizialmente ossessionato dal lasciare una “legacy”, una sua eredità: prima il figlio, poi, quando questo non arriva, almeno il quadro (galeotto) col ritratto suo e della moglie. Ma, nel suo modo, rispettoso, quasi in venerazione della giovane sposa, sempre facendo trasparire la sensazione di non meritarla, sempre con la colpa di un precedente peccato, sempre con un’estrema dignità, anche nel dolore.

La Ragazza dei Tulipani - Christoph Waltz e Alicia Vikander

La Ragazza dei Tulipani – Christoph Waltz e Alicia Vikander

Bilancio finale di La ragazza dei Tulipani

Si è tanto atteso per far uscire questo film e, vedendolo, se ne comprendono le ragioni. Resta l’amarezza di tanto lavoro e tanto talento sprecato – ivi compresa una prima parte che poteva sfociare in molto di più, ma non l’ha fatto. Davvero un gran peccato.

 

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