Jay Kelly – Baumbach racconta il declino di una star

Jay Kelly è un film del 2025 diretto da Noah Baumbach, con protagonisti George Clooney, Laura Dern e Adam Sandler. La pellicola uscirà nelle sale selezionate il 19 novembre, per poi andare direttamente su Netflix a partire dal 5 dicembre 2025.

-Articolo di Michele Scarperia

Il lungometraggio è stato presentato in anteprima mondiale in concorso all’82esima Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.

Jay Kelly

Jay Kelly

Il film ci parla del declino della star Jay Kelly (George Clooney), disamoratasi del cinema e della fama. E il suo fedele agente Ron (Adam Sandler) affronta la stessa identica crisi durante un loro tour promozionale in Italia.

Il trailer del film

Un’opera fine a se stessa

Jay Kelly arriva avvolto da un’attesa quasi programmatica: il ritorno di George Clooney sotto la guida di Noah Baumbach, una storia che promette riflessione sulla fama, sul tempo e sui rapporti familiari. Ambizioni ampie, quasi solenni. Ma il risultato purtroppo è un’opera che non riesce mai a concretizzare il potenziale annunciato.

L’interpretazione di Clooney tenta di salvare il film, la sua presenza riesce a tratti ad illuminare una scena che ha veramente poco da dire. Tuttavia, anche questo bagliore si disperde in una narrazione che preferisce l’autocelebrazione all’indagine, e il compiacimento al racconto.

La struttura è fragile, una serie di episodi sconnessi, dialoghi che aspirano al confessionale ma scadono nel manierismo e una regia che rimane in superficie. Lo sguardo introspettivo sulla vita di un attore alle prese con i bilanci dell’esistenza diventa, col passare dei minuti, un esercizio di stile che avanza faticosamente. L’idea della fama come gabbia emotiva resta abbozzata, incapace di generare una vera profondità.

Anche il cast di contorno è penalizzato da ruoli poco sviluppati, più funzionali al contorno glamour del protagonista che a una reale dinamica narrativa. Ne risulta un film che, pur ricco di potenzialità, preferisce specchiarsi nel proprio mito invece di raccontarlo, e nel farlo finisce per perdere tensione, identità e ritmo.

Unica cosa degna di nota è la narrazione e le dinamiche che riguardano la famiglia del protagonista, lì Baumbach si ricorda chi è regalandoci qualche emozione.

Jay Kelly vorrebbe essere una riflessione adulta sulla crisi e lo smarrimento, ma rimane intrappolato nella patina del divismo che teoricamente vorrebbe interrogare. Un’opera elegante nelle intenzioni, meno nella resa, un film che si guarda troppo allo specchio e troppo poco dentro.

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