Oltre i confini del male: Insidious 2 – La paura fa il bis

Lo scorso Giovedì 10 Ottobre è uscito il nuovo film di James Wan a pochi mesi dal discreto “L’evocazione”, che tende a replicare l’inaspettato successo soprattutto di pubblico a due anni dall’uscita del primo episodio: arriva in sala Oltre i confini del male: Insidious 2.

Insidious 2

La storia riprende esattamente dalla fine del primo episodio. Dopo aver salvato il figlio, però, Josh Lambert (Patrick Wilson; Insidious, L’evocazione) sembra non essere più se stesso e la prima ad accorgersene è sua moglie Renai (Rose Byrne; Come un tuono, Gli stagisti). Anche se hanno cambiato casa i problemi tornano in famiglia e la situazione peggiora nel giro di poche notti.

Trailer ufficiale:

Due anni dopo

A circa due anni di distanza la produzione ha chiesto a James Wan, dopo il successo di pubblico e botteghino del primo episodio, di fare il biss su una storia che sembrava già auto conclusa da sé, con il classico finale aperto da tipico horror-classic. Perché Insidious aveva una genialità insita esclusivamente nell’inventiva di montaggio e d’inquadratura, di un regista che conosce il materiale con cui lavora e cercava di trovare l’elemento innovativo con materiali esclusivamente classici e da “già visto”.

Perché nel primo episodio come in questo secondo la trama e le situazioni presentate sono le più classiche del cinema horror da casa infestata e possessione: elementi come l’armadio buio, il passaggio davanti allo specchio, la casa illuminata da venature rosse, comunicare con i morti, rispondere ad un telefono convinti di parlare con una persona e ritrovarsi a comunicare con uno spirito.

E poi, soprattutto, e da qui si nota la pochezza di contenuti in fase di sceneggiatura, il trauma infantile. Si, perché non sapendo che carte giocarsi dopo il primo episodio e avendo poco tempo a disposizione, lo sceneggiatore Leigh Whannell (che in passato ha scritto i primi capitoli di Saw, il tiepido Dead Silence e lo stesso primo capitolo di Insidious) ha deciso, su soggetto dello stesso Wan, di giocarsi la carta più ovvia e facile: quella del trauma infantile latente del protagonista Josh, un Patrick Wilson che ha ormai trovato la sua strada nei film di genere horror con un’interpretazione più che credibile, fiore all’occhiello della già difficile credibilità del film.

Pro e Contro

Altro punto a sfavore della storia è la ricerca di ampliare gli aspetti contenutistici del primo episodio con un risvolto a tratti prevedibile, scopiazzato da film di certo migliori (si potrebbe trovare anche, purtroppo, la piccola perla spagnola La ballata dell’odio e dell’amore) e con un intreccio “a là Saw” tra i due episodi per gli afecionados e per far aggrappare ancora il pubblico ad un prodotto che intrattiene, che a volte fa balzare dalla poltrona (grazie anche alle musiche di Joseph Bishara e i soliti pomposi effetti sonori, complice la “solita” presenza del produttore Oren Peli – ricordate Paranormal Activity? -) e che pare attragga il pubblico proprio per il tentativo di reinterpretare ed aggiornare elementi e sottogeneri più che classici del genere horror.

Unica vera nota positiva del film è l’evidente presenza registica di James Wan, autore che si spera in futuro mostrerà il proprio talento anche in sottogeneri più innovativi di un genere che è evidente gli appartenga.

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