Eccoci arrivati alla seconda parte dell’interessante speciale dedicato alla figura di Gesù nel cinema. Dopo una prima parte dedicata ai film degli esordi del cinema (arrivando fino ai fratelli Lumière), parliamo oggi dei film dei primi 60 anni del ‘900.
Intolerance
Eravamo rimasti al cambio di rotta grazie al quale Gesù e la sua vita escono dalla Bibbia per assumere una dimensione più ampia in chiave simbolica. E’ in questa nuova chiave di lettura che si inserisce il film Intollerance (1916)
di David Griffith e sicuramente uno dei capolavori del cinema muto.
Il film vuole essere un appello alla fratellanza umana in un periodo foriero di guerre e di contrasti (esce in piena Prima Guerra Mondiale) pertanto per contrasto il regista mostra quattro storie di intolleranza verso il prossimo fissate in quattro epoche diverse della storia dell’uomo (dal passato al futuro distopico).
Uno dei quattro capitoli del film, è quello relativo alla passione di Gesù Cristo, episodio scevro dalla retorica religiosa per accostare invece il sacrificio del Cristo, uomo giusto, al sacrificio di tanti uomini giusti le cui voci inascoltate sono state calpestate dall’intolleranza e dalla cattiveria umana.
Prime produzioni italiane: Christus
Sulla scia delle produzioni francesi e americane, anche in Italia l’argomento religioso comincia ad interessare sin dagli albori della cinematografia spingendo i registi verso le grandi produzioni. Un esempio del genere è Christus (1916) di Giulio Antamoro ricavato dal poema di Fausto Salvadori Il canto dell’agonia e realizzato con grande spiegamento di mezzi.
Gli esterni vennero filmati in Egitto e Palestina, furono impiegati degli squadroni di militari per ricostruire gli edifici dell’epoca e parteciparono come interpreti degli attori celebri quali Amleto Novelli nel ruolo di Ponzio Pilato ed Alberto Pasquali in quelli di Gesù.
Nelle scenografie abbondano i riferimenti alle opere d’arte quali ad esempio i quadri del Beato Angelico per l’Annunciazione o di Leonardo per l’Ultima Cena mentre la narrazione è lineare senza grosse fratture. Tra l’altro numerose sono le scene di massa grazie anche alle immense scenografie.
Notevole il gioco di luci. Tutto questo fa di questa pellicola una pietra miliare nel kolossal religioso ma anche un passo in avanti nel mondo del cinema.
The king of the kings
Il primo kolossal che assurge a fama internazionale è però Il re dei re ( The king of the kings) realizzato nel 1927 da Cecil B. de Mille, destinato a diventare una star di prima grandezza proprio per i film di argomento religioso (suo negli anni Cinquanta: I dieci comandamenti).
Nel film prevale l’intento della spettacolarità e spesso gli effetti speciali soppiantano la fedeltà evangelica, poiché alla verosimiglianza il regista preferisce sostituirvi dei fatti totalmente inventati sebbene il suo fine sia quello di svolgere una missione di evangelizzazione rivolta al mondo intero.
Stranamente negli anni che seguono la cinematografia religiosa cristologica subisce una fase di stallo, forse dovuta alla situazione politica mondiale decisamente poco evangelica.
Il figlio dell’uomo
Il primo film che si dedica al messaggio dei Vangeli e alla figura di Gesù è di produzione italiana, esce nel 1954 ed ha la regia di Virgilio Sabel.
Il film torna all’antico, intendendo la storia come scopo evangelizzatore, parte nella narrazione con l’episodio della Genesi della cacciata di Adamo ed Eva a sottolineare il legame forte tra Antico e Nuovo Testamento e la qualifica di Cristo secondo Adamo, ciononostante la pellicola non è scevra da inesattezze bibliche e presenta numerosa carenze sul piano recitativo.
La colonna sonora è un contrappunto pesante così pure l’uso continuo della voce fuori campo, gli eventi sono solennizzati eccessivamente dando all’opera un tono didascalico inoltre gli attori non riescono a rendere quanto da loro richiesto risultando finti e fin troppo manierati.
Grandi produzioni hollywoodiane
Negli anni Cinquanta prende il via il genere kolossal in costume ( cosiddetto peplum) e, naturalmente, non è esente la figura di Gesù Cristo che così compare in maniera diretta o indiretta in svariate produzioni.
La tunica
Questo film (diretto da Henry Koster) che vede come protagonista un giovane Richard Burton, con al fianco l’inglese Jean Simmons e Victor Mature come comprimario, non può definirsi una pellicola cristologica in quanto la figura di Cristo è solo citata, ma vale la pena citarlo in quanto inaugura nel 1954 il procedimento del cinemascope, offrendo una visione più ampia e panoramica particolarmente adatta per scene di massa spettacolari.
Al di là della spettacolarità (grandiosa per l’epoca, decisamente ridicola nel XXI secolo) La tunica è un film che potrebbe essere definito onesto trasudante retorica e forse poco digeribile al giorno d’oggi nonostante i continui passaggi televisivi nel periodo pasquale, anche se è da riconoscere in Burton una buona interpretazione che risente molto della sua esperienza teatrale.
E’ da segnalare anche l’interpretazione di Mature, il quale, grazie al suo fisico prestante, sarà destinato a interpretare decine di pellicole in costume. Dal punto di vista oggettivo, la pellicola, pur partendo da una base evangelica, porta avanti una storia di pura invenzione e non è per niente curata la verosimiglianza storica.
Ben Hur
Appartiene a pieno titolo alla categoria “kolossal” il film Ben Hur, diretto nel 1959 da William Wyler e interpretato da Charlton Heston. Il film, remake di due pellicole omonime realizzate nel 1907 e nel 1925, è tratto da un romanzo uscito nel 1880 Ben Hur: A tale of the Christ di Lew Wallace.
Approfittando delle ottime maestranze di Cinecittà, con cui aveva già lavorato per Vacanze romane, Wyler gira la pellicola a Roma e dintorni e si avvale di alcune comparsate di attori allora giovani e destinati a diventare ben presto celebri da noi: Giuliano Gemma e Lando Buzzanca, mentre l’aiuto regista Sergio Leone, diresse la fenomenale corsa delle bighe, una scena di notevole impatto che, tra l’altro, oltre a impegnare le maestranze e gli attori per circa tre mesi, causò anche dei gravi incidenti.
Il film è imperniato sulla figura di Ben Hur di pura invenzione, ma anche in questa storia come ne La Tunica, Gesù Cristo compare come personaggio secondario. In particolare la presenza di Cristo pervade tutto il film anche se il regista sceglie di mostrarlo sempre di spalle e di lasciare allo sguardo e alla recitazione degli altri interpreti di dare allo spettatore sensazioni e sentimenti generati dal contatto con Gesù.
Paradossalmente, anche se nessun attore ha recitato nel ruolo del Cristo, la sua apparizione in alcune scene della storia particolarmente toccanti, provocano nello spettatore una emozione quasi superiore a quella generata da una pellicola interamente imperniata sulla sua vita e questo lo si deve alla straordinaria bravura di regista e attori protagonisti.
Non a caso Ben Hur ha raccolto ben undici statuette dell’Academic Award, record eguagliato in seguito da poche altre pellicole.
Termina qui la seconda parte dello speciale sulla figura di Gesù al cinema. Appuntamento a mercoledì prossimo per la terza parte dedicata ai film anni ’60 e ’70 tra i quali spiccano Il Vangelo secondo Matteo di Pier Paolo Pasolini ed il musical Jesus Christ Superstar. Da non perdere!
Bell’excursus