La pittura come specchio dell’anima: la passionale Frida Kalho

La travagliata odissea di una pittrice fuori dal comune. Icona del femminismo e attivista politica, la pittrice messicana ci ha regalato quadri grondanti di passione. All’età di 18 anni subì un tragico incidente: l’autobus dove si trovava, si scontrò con un trenino. Gravi le conseguenze per molti passeggeri, soprattutto per Frida (Salma Hayek).

Infezione ai reni, gravi lesioni alla spina dorsale, e gravi difficoltà ad avere figli, la lacerante realtà. Per di più, era affetta fin dalla nascita da spina bifida. Trascorse tre anni a letto. Fortunatamente il suo calvario, fu armonizzato dalla passione per la pittura, riflesso di se stessa. Si, perché nonostante le sue gravi condizioni di salute, Frida non ha mai rinunciato alla vita.

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La Rivoluzione politico-culturale ispirata dal suo dinamismo la condussero a sperimentare contrasti verbali degni di un’attivista pioniera del movimento femminista e comunista. La sua vita sentimentale temporalesca si manifesta nell’amore con Diego Rivera (Alfred Molina), artista come lei.

Comunista, fedifrago, matto e ciccione, come lui stesso si definiva,  la coinvolge in un amore ossessivo solo esteriormente autentico perché oscurato dai tradimenti di entrambi e dalla bisessualità di lei. “Due gravi incidenti nella mia vita: uno con l’autobus, l’atro è stato Diego”.

Decideranno in seguito di sposarsi e di accettare i tradimenti reciproci come se si trattasse di una semplice stretta di mano. Nel 1953, in seguito all’amputazione delle dita del piede destro per via della cancrena, Frida subì l’ asportazione della gamba destra. Costretta ormai a vivere sulla sedia a rotelle rimarrà insieme al suo amato-traditore Diego Rivera, fino alla morte, causata dall’abuso di alcol e droghe.

La pittura

Costretta a letto a causa dell’incidente, avviò la sua carriera artistica proiettando sulla tela il suo piede, unico elemento che riusciva a scorgere dalla stanza nella quale era confinata. Il padre, conscio del talento che stava germogliando, le acquistò un letto a baldacchino con uno specchio che appese al soffitto. In questo modo, l’oggetto-soggetto dei suoi quadri, sarebbe stato sostituito dal suo autoritratto.

Dipinti decisamente autobiografici elaborati con colori sgargianti, tratti marcati a rappresentare il suo profondo disagio interiore; la sua pittura intensa divulgava in maniera decisa la dicotomia tra sofferenza e forza. La relazione tra Frida e Diego era catapultata nei ritratti. Forma espressiva usata per esorcizzare i suoi timori. Espellere per non sopperire: nella pittura vedeva una dimensione alternativa alla sua prigionia. Risultato finale convincente.

“I miei quadri sono ben dipinti, con pazienza, non con negligenza. La mia pittura porta in sé il messaggio del dolore. Ritengo che almeno a qualcuno possa interessare. Non è rivoluzionaria. Perché mai dovrei continuare a illudermi che sia militante? Non ci riesco. Dipingere ha arricchito la mia vita. Ho perso tre figli e altre cose che avrebbero potuto colmare la mia vita orribile. La pittura ha preso il posto di tutto questo.”

Curiosità

Il film è liberamente ispirato dal romanzo Frida, di Hayden Herrera. I miei complimenti a Salma Hayek per l’interpretazione degna di un’artista profonda e combattiva. Alcuni quadri del film, sarebbero stati dipinti proprio dall’attrice: “questo film è importante perché, con un affresco storico e umano a tutto campo, affronta problemi di identità, spiega come l’arte serva alla vita e la vita all’arte”.

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I complimenti giungono anche dalla nipote di Frida Kalho, la quale la omaggiò con una collana che apparteneva alla pittrice. Un film degno di attenzione che può vantare, oltre al talento dei protagonisti, anche attori del calibro di Antonio Banderas, Edward Norton e Valeria Golino.

Se Dio esistesse, mi dovrebbe molte spiegazioni…”

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