La storia di questa settimana è a dir poco agghiacciante. Il film, infatti, è tratto da una vicenda accaduta realmente ad Andrej Romanov Cikatilo, soprannominato il “mostro di Rostov”. La storia è ambientata nell’ex Unione Sovietica ai tempi della Perestroika, dove un comunista che non accettava la ricostruzione e le riforme economiche del tempo, reagì sviluppando una malsana ma lucida forma di pedofilia carnivora. Nell’arco di dodici anni, uccise e divorò 56 bambini. Per via delle sue conoscenze altolocate, e per la sua anzianità, era riuscito a farla franca non rientrando tra i sospettati per vent’anni. Adescava i bambini con lo sguardo e poche parole. Raggiunto l’obiettivo otteneva la loro fiducia, poi li violentava, uccideva, mutilava.
La paura e la violenza erano più esaltanti degli atti sessuali in sé. Fu arrestato due volte consecutive. La terza volta effettuarono delle analisi sul liquido seminale rinvenuto nei corpi delle vittime che però non corrispondeva al sospettato per via del suo gruppo sanguigno. Questo accadde perché il 20% delle persone hanno un diverso gruppo sanguigno su liquidi corporei diversi: lacrime, saliva, liquido seminale, sudore.
Solo anni più tardi si scoprì, grazie alla ricerca scientifica che le analisi vanno effettuate rilevando il DNA, non il gruppo sanguigno del sospettato. Fu rilasciato nuovamente. Anni più tardi fu rinvenuto nei pressi di un bar, intento a rivolgere insistentemente l’attenzione verso alcuni bambini. Il 14 febbraio 1994 fu condannato a morte in quanto sano di mente. Consumava i suoi delitti in maniera perfettamente lucida, si trattava di una perversione psicologica inarrestabile.
Interpreti
Malcolm McDowell, l’attore protagonista di Arancia Meccanica interpreta il ruolo dell’assassino alla perfezione. Dogmatico, glaciale, e perverso assassino. Un ripugnante essere umano deriso fin da piccolo che crescendo mostra progressivamente segni di regressione omicida.
Anche il doppiaggio è degno di attenzione: Giancarlo Giannini ha saputo risaltare la crudeltà del personaggio con la sua voce rauca e allo stesso tempo timidamente effeminata. David Grieco, il regista, cura con attenzione i particolari della storia, mostrando la corretta evoluzione della vicenda e i diversi arresti avvenuti.
Fortunatamente nessuna scena di bambini fatti a pezzi, ma un’analisi più accurata rivolta alla psicologia del personaggio, mirata ad esaltarne gli aspetti più terrificanti. Interessante è la riflessione sociale, culturale e politica. Scarsa l’analisi dei tratti della personalità degli altri personaggi, ma d’altronde quello che ci interessa è indagare le ragioni che si celano dietro l’efferatezza dei delitti.