Arriva nei cinema il 10 gennaio, la pellicola diretta a sei mani da i fratelli Wachoski e Tom Tykwer, Cloud Atlas, un incredibile viaggio dove vengono raccontate sei storie, tutte in parallelo in una sfera narrativa senza tempo.
Trama
A metà Ottocento, un avvocato vede sciogliere i suoi solidi principi per cominciare una lotta contro la schiavitù.
Negli anni ’30 un giovane compositore bisessuale cerca di scrivere la sinfonia per cui verrà ricordato.
Negli anni ’70 una coraggiosa giornalista si troverà a smascherare un complotto per la realizzazione di un reattore nucleare.
Ai giorni nostri, un editore si troverà rinchiuso in una casa di riposo e tenterà la fuga insieme ad altri improbabili compagni.
Nella Seul del 2144, un clone si unirà ai ribelli dopo aver visto cosa succede a quelli come lei quando non servono più.
In un futuro post apocalittico del 2321, sulla Terra ritornata all’età della pietra, un uomo si troverà a combattere contro una tribù dominante.
Queste sono le sei storie che si raccontano parallelamente in questa opera di ben 172 minuti.
Struttura narrativa
L’idea che si evince, anche dal trailer del film, è che tutte queste storie verranno raccontate spezzettate, in modo che negli ultimi 10 minuti della pellicola, si possa assistere alla fine di tutte e sei le storie e così è.
Intelligenze e funzionale è la scelta dei registi di creare delle storie che nel singolo, sono incomplete, infatti ogni volta che finirà una scena di un’epoca per poi attaccare subito con una sequenza di un’altra storia, sarà proprio la nuova scena a dare un seguito e un finale a quella precedente, nonostante ci siamo spostati da un’epoca all’altra.
Tutti i protagonisti di questo grandissimo viaggio, sono legati inconsciamente l’uno all’altro e rivedremo questi legami di amicizia, amore, lealtà, in ogni epoca che verrà dopo. Proprio come dice il tagline del film “Tutto è connesso” ci perderemo a vivere ogni situazione, ogni sentimenti, ogni domanda sul perché alcune persone siano destinate a stare insieme, a rivivere sempre le stesse esperienze e a fare sempre gli stessi errori.
Questo rende di Cloud Atlas un compendio di cinema e anche di sentimenti, infatti nel film, nonostante la componente predominante sia l’amore, si toccano tanti altri valori e sentimenti umani, tutte quelle speranze di cui è formato l’uomo.
Potenza visiva
La spettacolarità della pellicola avviene maggiormente sul piano visivo. Nonostante i registi si siano divisi le storie, con i fratelli Wachowski a dirigere le epoche del 2144, 2321 e di metà Ottocento e con Tom Tykwer al timone degli anni ’30, ’70 e 2012, girando tutte e sei le parti egregiamente, si evince proprio qui il cambio di stile registico da un’epoca all’altra, mettendo in luce le debolezze del film: se i fratelli Wachowski, esperti del campo della fantascienza, riescono a rendere ottimamente ogni secondo da loro girato, in special modo nell’impostare visivamente una scena, Tykwer trova difficoltà nel tenersi sul piano del visivo, riuscendo a rendere uniche solo pochi frammenti di ogni epoca, se non scendendo in una sorta di autolesionismo con battute prevedibili o facendo risultare noiose le sequenze più importanti.
Ultimo, ma non meno importante, è il trucco. Grande lavoro è stato effettuato in questo settore per rendere ogni attore, sempre diverso in ogni epoca raccontata. Ci si perde nei dettagli con cui tutti gli attori sono curati e inoltre ci si diverte nel cercare di riconoscerli tutti, in quanto alcuni sono veramente irriconoscibili.
In conclusione, Cloud Atlas è un grande film, che per il tema trattato e la lunghezza della pellicola, non sfonderà i box office, ma entrerà nei nostri cuori facilmente, facendoci sognare e dandoci una spettacolo vivo, colorato e intenso, come non se ne vedevano da anni.