Recensione: “Animal Kingdom”

L’ho annunciato una volta, l’ho annunciato due volte, ora finalmente l’ho visto e prima di parlarvene devo assolutamente recuperare un minimo di aplomb. Perché? Perché al momento, ve lo confesso, mi verrebbero in mente solo parolacce di entusiasmo sguaiato ed eccessivo per questo film, per questo regista, per questi attori, …

… per questa storia incredibile e per la tragicità spaventosa del suo insieme. Ma cominciamo dal regista, che si chiama David Michôd ed è australiano, ed anche per questo è stato subito (fin troppo prevedibilmente) battezzato “il Martin Scorsese australiano“.

La trama

Animal Kingdom è infatti una storia di malavita e legami di famiglia, che però non è ambientata a New York ma nella periferia di Melbourne. Le tipologie sociali di conseguenza sono abbastanza imprevedibili, nulla a che vedere con gli stereotipi mafiosi nostrani od italoamericani.

In questa Melbourne occidentale ed esotica, c’è un 17enne che finisce in vicende più grandi di lui. All’inizio del film la madre muore per un’overdose mentre lui guarda un telequiz, con una faccia terribilmente impassibile, ed è la stessa faccia che il ragazzino terrà praticamente per tutta la durata del film. Rimasto solo, va a stare a casa di sua nonna – figura matriarcale che regge una famiglia di delinquenti della peggior specie.

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La critica

E credetemi, non potete immaginare quanto mi dispiaccia avervi spoilerato queste poche righe di trama: perché le sequenze di “Animal Kingdom” andrebbero scoperte una per una, perché ogni volta sorprendono e spaventano, pur avendo una logica implacabile che si rivela solo con il suo procedere. Il protagonista è un personaggio assolutamente enigmatico, in teoria dovrebbe essere il Buono che viene gettato – suo malgrado – nella più crudele lotta per la sopravvivenza; però la sua ostentata freddezza lo fa sembrare quasi inumano. Al tempo stesso, i Cattivi se li trova in famiglia, sono per lui una minaccia mortale ma sono anche sangue del suo sangue – lo si sente dalle parole, dai gesti, dai baci – insomma appartengono, potremmo dire, alla sua stessa “specie”, perché il regno animale evocato dal titolo va preso in questo film assolutamente alla lettera.

David Michôd con “Animal Kingdom” è stato già premiato al Sundance Festival 2010. E’ il suo film d’esordio. Una sua intervista la trovate qui. Se continua come spero, di lui sentiremo parlare parecchio.

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