‘Sono un pirata, sono un signore’: Tartaglia vira al cinepanettone

Esce domani 18 Aprile il nuovo film di Eduardo Tartaglia che, dopo il buon riscontro (televisivo) di pubblico con La valigia sul letto tenta un copione, da lui scritto, più nazionale con un cast variegato ed una meta esotica: arriva in circa 80 copie in tutta Italia Sono un pirata, sono un signore.

di Luca Arcidiacono

Giulio (Francesco Pannofino; Workers, Operazione vacanze) e Mirella (Giorgia Surina; Come trovare nel modo giusto l’uomo sbagliato, Lezioni di cioccolato 2) sono due biologi marini che si odiano ma che dovranno condividere una ricerca in Africa proprio durante il periodo di capodanno. Intanto Catello (Eduardo Tartaglia; Ci sta un’inglese, un francese e un napoletano, La valigia sul letto) lavora su una nave nello stesso luogo e Stefania (Veronica Mazza; La valigia sul letto, Isotta) è lì per accompagnare una signora benestante. I quattro si troveranno insieme il giorno di capodanno e verranno rapiti dai pirati. Mentre loro patiscono fame e sofferenza, in Italia media e politica si muovono e discutono sul da farsi.

Labile confine

Se La valigia sul letto era un’apprezzabile tentativo (abbastanza riuscito) di fondere esperienza da palcoscenico e recitazione da cinema, qui la sceneggiatura e le location ci portano a pensare molto più ai cinepanettoni. È giusto fare intanto una premessa: la regia di Tartaglia sta crescendo di film in film, lasciando più l’impostazione teatrale (com’è giusto) e avvicinandosi sempre più a quella cinematografica. La scelta variegata del cast è abbastanza funzionale: dall’introverso Pannofino all’estroverso Tartaglia, dalla bella Surina alla napoletanissima Mazza. Senza dimenticare il sostegno comico di Maurizio Mattioli, nel film cognato di Catello.

Detto questo, però, basta guardare il film per notare che di frame in frame emergono sempre più le debolezze del caso. Al di là dell’incipit in periodo natalizio e la conseguente meta esotica, stavolta Tartaglia inserisce il rapimento dei quattro per mano dei pirati ricollegandosi, volente o nolente a recenti fatti di cronaca. E questa potrebbe essere una virata da quello che, a tutti gli effetti, sembrava essere iniziato come uno dei più classici cinepanettoni. I personaggi prendono una loro direzione e scavano in loro stessi.

Eppure, a metà film, si scende subito nei dialoghi fini a sé stessi, in innamoramenti improvvisi, in una Surina sempre truccata malgrado sia stata rapita ormai da giorni (e dalla recitazione pietosa), in risata grossolane, ripetitive e prevedibili (salvo qualche eccezione) che non reggono un minimo realismo che era invece richiesto. C’è troppo buonismo e i quattro da identità all’inizio della storia finiscono per catalogarsi in un carattere, in un personaggio-tipo che li trasforma in semplici macchiette, in un film che inzia commedia e finisce film comico.

Giorgia Surina, Eduardo Tartaglia e Veronica Mazza sul set

 La conferenza stampa

Ora, detto tutto ciò che penso sul film, è giusto parlare anche di qualcos’altro. La conferenza stampa del nuovo film di Tartaglia è servita poco ad aggiungere quel che si pensava sulla pellicola ma piuttosto il cast ha tentato di sottolineare la critica situazione produttiva italiana. E noi tutti conosciamo bene questa situazione: è una situazione in cui, se la tua casa di produzione non è la Medusa, non è la Filmauro o Rai Cinema, devi andare alla ricerca di piccoli produttori e distributori che, per tirar fuori un solo euro dalla propria tasca cercano i prodotti che il pubblico vuole di più: la commedia, la risata grossolana.

Pensano sia questo di maggior appeal senza comprendere che l’Italia è cambiata, l’Italia sta cambiando e c’è ormai da decenni nei giovani filmmakers ma anche nel pubblico medio una voglia di qualcosa di diverso, qualcosa che possono trovare ad esempio nella coraggiosa opera prima di Alessandro Gassman (Razzabastarda), che per ottenere quel risultato ha faticato e atteso anni e anni. Altri, invece, dovendo sottostare a questo sistema, decidono di produrre il film solo con gli sponsor e né esce un obbrobrio inguardabile come Outing – Fidanzati per sbaglio, caso recente ed emblematico in cui non ci sono giustificazioni, è orribile ed inguardabile e quindi il fine non giustifica i mezzi.

L'attore Maurizio Mattioli

Il film di Tartaglia, costato un milione di euro, senza particolari aiuti da sponsor, si trova a metà strada tra i due film citati. Si sottopone a una produzione che non può permettersi il film d’autore perché non né rientrerebbe per nulla ma cerca comunque una leggera linea, senza volgarità e grossolanità, per portare gente al cinema con un regista che, per lo meno in Campania, ha già il suo seguito.

Detto ciò, sarebbe furbo dire di andare a vedere il film per sostenere questi nobili pensieri che già tutti noi conosciamo. Il film non raggiunge la sufficienza, è scialbo e fine a sé stesso. Forse avrebbe funzionato più a teatro, per quanto non provenga da lì. Di certo avrà il suo seguito regionale, ma nulla di più.

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