Recensioni film: Sentirsidire quello che i genitori non vorrebbero mai

Questo film è uscito venerdì 02 dicembre e sicuramente appassionerà il pubblico dei più giovani, è stato criticato moltissimo e anche noi di cinemio non siamo stati proprio buoni…

di Davide Cinfrignini

La storia del film

Ludovico (Francesco Mariottini) è un giovane ragazzo con una ricca famiglia, insoddisfatto della propria esistenza che vive tra eccessi, sperperi e scelte sbagliate.

Filippo (Vincenzo Taormina) invece è un giovanissimo laureato che fatica a trovare un lavoro dignitoso, con una famiglia povera che è costretta a decidere di emigrare al nord del paese.

Le vite dei due si incrocieranno, quando condivideranno lo stesso triste destino.

Fenomeno mediatico

Vero e proprio fenomeno sul Web, con oltre 40 mila fan su Facebook e 650 mila visualizzazioni del trailer su You Tube, Sentirsidire passerà alla storia per essere il primo lungometraggio italiano in 4k ed opera prima del regista bresciano Giuseppe Lazzari.

Tutto il fenomeno mediatico che si è venuto a creare attorno alla pellicola, è nato per la notorietà di Francesco Mariottini (protagonista del lungometraggio), ballerino che ha partecipato alla settima edizione di “Amici di Maria De Filippi” e che attualmente fa parte del cast fisso della trasmissione su Canale 5, oltre che lavorare nel corpo di ballo dell’Umbria Ballet.

L’origine “sociale” del film

La narrazione del film si divide, fin dal prologo, attraverso la messa in scena di due realtà giovanili completamente antitetiche, che finiranno inevitabilmente per incontrarsi e condividere un malessere esistenziale (e generazionale).

Attingendo a piene mani dai romanzi di Federico Moccia, Lazzari dà dimostrazione di quanto si possa avere una visione parziale, rimaneggiata, superficiale e particolarmente romanzata del mondo giovanile attuale e dei problemi che lo colpiscono.

Un disagio visto attraverso la lente d’ingradimento dei servizi dei Tg e delle notizie di cronaca.

Attorno ai due protagonisti vengono rappresentate “realtà” sociali inesistenti, frutto di scelte dovute a prese di posizione fatte di preconcetti e stereotipizzazioni , dove dominano la sterilità emozionale e l’inesistenza di un approfondimento psicologico.

Affrontando poi la denuncia sociale del fenomeno della prostituzione maschile, l’autore utilizza un approccio che non sarebbe ardito definire anti-solodziano, dove domina il politicamente corretto, con la condanna preventiva e acritica della pedofilia, quasi come fatto in sè che non merita di essere studiato e approfondito.

Il modo di uniformare intere generazione a caratteristiche precostituite, dimostra l’assenza totale di un tentativo sincero e appassionato di affrontare con intelligenza e originalità tematiche come l’amicizia, l’integrazione, l’emarginazione sociale, la disoccupazione giovanile, la pedofilia, la prostituzione maschile e l’emigrazione .

Intere tematiche, derive psicologiche e fenomeni sociali vengono prima schematizzati, poi racchiusi in grandi scatoloni concettuali e infine mostrati con sciatteria e didascalismo tramite la sceneggiatura del film.

La pellicola provoca gigantesco imbarazzo anche per la recitazione degli attori protagonisti, abbondano i momenti stonati e le interpretazioni fuori e sopra le righe.

Totale è l’approssimazione nella messa in scena: montaggio disorientante, fotografia patinata, regia monocorde e confusionaria, dove si alternano lunghe serie di primi piani durante i dialoghi e aberranti scene al ralenti.

Voto : 2.

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