Cinemio incontra i registi emergenti: intervista a Daniele Gangemi

Grazie alla mia rubrica sui registi emergenti che mi stà dando molte soddisfazioni (e per cui approfitto per ringraziare tutti quelli che mi stanno seguendo e sostenendo), sono riuscita a contattare ed intervistare Daniele Gangemi, giovane regista di Una notte blu cobalto, film uscito (putroppo!) in poche sale lo scorso 18 giugno. Continua a leggere l’articolo per conoscere tutti i dettagli.

Un film da vedere

Quando ho letto la scheda del film Una notte blu cobalto, sono subito rimasta molto colpita ed incuriosita: il film è una favola surreale ambientata in una Catania notturna, dove Dino, studente fuoricorso, per dimenticare la fine della sua storia d’amore, decide di diventare fattorino della pizzeria Blu Cobalto.

Tra i protagonisti troviamo il siciliano Corrado Fortuna (interprete di My Name is Tanino e Caterina va in città), Regina Orioli ed Alessandro Haber mentre a completare l’atmosfera un pò naif del film ci sono le musiche di Giuliano Sangiorgi, leader della band rock salentina Negramaro. Se poi aggiungiamo che il regista ha solo trent’anni e che il film è stato anche selezionato alla 42° edizione del WORLDFEST di Houston (Texas), dove ha ricevuto il Platinum REMI Award come Miglior Opera Prima, si può immaginare la mia delusione nello scoprire che, per motivi di distribuzione (nella mia città, Bari, non è uscito), non sarei riuscire a vederlo.

Ciò però non mi ha proibito di contattare ugualmente Daniele Gangemi, che molto gentilmente, ha risposto alle mie domande.

Le domande al regista

Come è nata l’idea del film?

L’idea di Una notte blu cobalto nasce intorno al 2002, durante la preparazione del mio primo ed unico cortometraggio: Alter Ego. In quel periodo mi trovavo a Bologna e devo ammettere che la distanza dalla mia Catania (città dove prende vita la nostra storia) mi ha aiutato a mettere a fuoco meglio le cose, scoprendo nuovi punti di vista ed elaborando una visione d’insieme che probabilmente mi sarebbe sfuggita se fossi rimasto vicino ai luoghi e ai personaggi catturati poi dalla pellicola.

una scena di 'Alter ego'

una scena di ‘Alter ego’

Mi piaceva l’idea di poter raccontare una storia d’amore, un grande amore, inziando da dove spesso le altre storie invece idealmente finivano: l’epilogo. E di poterla raccontare attraverso un punto di vista dinamico (il protagonista a cavallo del suo Vespone) che mi permettesse di utilizzare la città come uno dei protagonisti, al pari degli attori, e di entrare (anche solo con rapide incursioni di pochi minuti) nelle vite e nei mondi di perfetti sconosciuti (accomunati però a Dino Malaspina, il protagonista, da un unico ma fondamentale denominatore comune: la solitudine) grazie alle consegne a domicilio fatte per questa strana pizzeria d’asporto chiamata Blu Cobalto.

Il tutto attraverso un registro a tratti onirico e surreale, come tanto cinema che da spettatore ho amato e che tuttora continua a scorrere davanti ai miei occhi. Nel 2008 poi c’è stato l’incontro con la giovane e promettente co-sceneggiatrice Carla Marcialis e con i già affermati Regina Orioli e Corrado Fortuna, che hanno deciso di scendere in campo al mio fianco non solo come attori, ma anche nella fase di scrittura.

La locandina del film

La locandina del film

Quali sono state le difficoltà che hai avuto durante la lavorazione?

La vera difficoltà è stata arrivarci alla lavorazione. Credo che il problema più grande per un film sia poterlo girare, trovare qualcuno disposto a credere in un’idea, a scommettere su di te e a lavorare affinchè un sogno possa diventare realtà. E qui arriviamo alla casa di produzione Orchidea, nata a Catania dall’incontro con una coppia d’imprenditori. E’ grazie al loro coraggio che le parole della sceneggiatura hanno potuto animarsi e prendere corpo all’interno della pellicola.

E dopo?

Dopo l’unico problema è stato aspettare di vederlo in sala. Purtroppo ancora oggi un film che non esce in sala resta un film a metà, quasi un fantasma. Senza l’uscita in sala l’unica possibilità di avere un pubblico resta quella offerta dai festival (che svolgono un lavoro nobile e prezioso ma purtroppo spesso di nicchia), dall’home-video e dalla televisone. Chiaramente anche in questi ultimi due casi non essere usciti in sala sarebbe risultato un ostacolo non indifferente. Grazie alla casa di distribuzione Bolero Film (che si è già distinta per aver portato nelle sale italiane film come lo spagnolo Cella 211 di Monzón o l’italiano Dieci Inverni di Mieli) questo rischio è stato però scongiurato.

Le musiche sono di Giuliano Sangiorgi, di cui non nascondo di essere fan: come mai questa scelta?

Quello con Giuliano, a mio avviso, è stato un incontro magico, nato mentre eravamo in pre-produzione (in una di quelle notti in cui anche i sogni più audaci sembrano possibili) grazie a Tiziano Russo (ai tempi il mio primo assitente alla regia, oggi un grande amico e collega) che con Giuliano condivide i natali salentini. Giuliano quella notte ha ricevuto la sceneggiatura e il resto, ormai, credo sia una meravigliosa storia…

Daniele Gangemi

Daniele Gangemi

Tra le tante belle coincidenze che hanno accompagnato la storia di questo film, Daniele me ne ha raccontata una davvero bella: il film è uscito in sala il 18 giugno, giorno in cui, oltre a Daniele, è nato il direttore della fotografia (Michele D’Attanasio) e la montatrice del suono (Sabrina Quartullo). Non male come regalo di compleanno, no?

A nome di tutta la redazione di cinemio.it faccio un grande in bocca al lupo a Daniele per il futuro della sua carriera. Il mio consiglio, che seguirò personalmente, è di andare a vedere Ua notte blu cobalto o cercarlo fra qualche mese nelle videoteche.

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