Oggi vi presento Antonio Losito, regista e attore pugliese non ancora trentenne ma che è già stato assistente di regia di Mimmo Calopresti (oltre che di Pietro Garinei e Francesco Anzalone), attore di cinema e teatro e autore e regista di due opere teatrali e tre cortometraggi. In questa prima parte dell’intervista parliamo del suo ultimo lavoro Colpa di un sogno e di come è nata l’idea del film.
Colpa di un sogno
E’ la storia di padre e figlio che si rincontrano dopo 30 anni. Pietro (Julio Solinas), ex brigatista, è appena uscito dal carcere dove ha scontato la pena per l’uccisione di Aldo Moro, lasciando Matteo (Antonio Losito), ancora in fasce, alle cure di amici. Tornati nei luoghi dove si è decisa la sorte di Moro, cercano di ricostruire insieme la morte misteriosa di Claudia (Patrizia Ciabatta), la mamma di Matteo, avvenuta in quei giorni.
Il film è davvero ben girato e carico di emozioni, rese ancora più incisive dalla musica. Molto bella la fotografia che separa i due momenti temporali del presente e dei ricordi di Pietro. Davvero molto bravi gli attori, soprattutto Julio Solinas che riesce ad esprimere a fondo i dubbi e le emozioni di un uomo che aveva creduto fortemente in alcuni ideali e per loro aveva perso la famiglia e la libertà. Questo il trailer del cortometraggio.
E ora le domande al regista.
Antonio, come nascono le idee dei tuoi film?
L’idea nasce sempre per caso, nel momento in cui non me l’aspetto. Ci son momenti in cui ho tante idee e momenti veramente aridi. Non so, sono momenti di fortuna. Per Colpa di un sogno, un giorno leggendo degli articoli che parlavano delle Brigate Rosse e del rapimento di Aldo Moro mi si è accesa una lampadina. La vicenda a dire il vero mi ha sempre interessato ma non avrei mai creduto di poter scriverne un film, anche perché è stato detto di tutto. Quindi ho lavorato un po’ con la fantasia, infatti tutti i nomi dei brigatisti non sono reali, e nemmeno ciò che accade lo è. Ho unito una storia tra padre e figlio, ambientata nei giorni nostri e la storia che tutti conoscono sull’omicidio di Moro. Ma poi ho seguito una delle tante teorie sulla vicenda, ossia quella che rende lo stato responsabile di quanto accaduto.
Nel 2007, ho scritto e diretto Cinque che narra la storia di un ragazzo 16enne che si innamora della nuova compagna di suo padre: un’idea un pò bizzarra ma ispirata da un’articolo di giornale letto mentre ero in treno su un ragazzo 20 enne che doveva sposarsi con una donna di 80 anni. L’articolo all’inizio mi fece sorridere, ma poi di fronte a me c’era una donna sui 40 anni che parlava con suo figlio. Da lì mi è venuta l’idea di scrivere questa storia particolare ma l’ho trattata in maniera delicata.
Invece il mio primo lavoro Dove arriva la sabbia… del 2005 nasce dalla rabbia della morte dei 12 carabinieri a Nassyria. Un film molto leggero ma che lascia l’amaro in bocca allo spettatore.
Sono tre film molto diversi tra loro ma hanno in comune sempre il sentimento dell’amore, dell’amicizia e a volte della rabbia.
Si conclude qui la prima parte dell’intervista. Nella seconda parliamo con Antonio delle difficoltà di produrre e distribuire il film e della sua esperienza di attore e regista.
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