Il Ragazzo Invisibile – Seconda Generazione di Gabriele Salvadores

Dal prossimo Giovedì 04 Gennaio 2018 arriva nelle sale Il Ragazzo Invisibile – Seconda Generazione, sequel diretto del film uscito nel Dicembre 2014 con cui il regista Gabriele Salvatores apriva ufficialmente al panorama italiano la possibilità di affrontare un genere, quello supereroistico, mai tentato prima. Riconfermato il cast, con diverse new entry.

Il ragazzo invisibile - seconda generazione

Il ragazzo invisibile – seconda generazione

IL RAGAZZO INVISIBILE – SECONDA GENERAZIONE

Michele Silenzi (Ludovico Girardello; Il ragazzo invisibile, Non uccidere 2) è cresciuto e si sente più solo che mai dopo un tragico evento in cui la sua madre adottiva Giovanna (Valeria Golino; Il nome del figlio, Il colore nascosto delle cose) ha trovato la morte e con il padre Andreij (Ivan Franek; Noi 4, Il permesso) scomparso. A scuola non va meglio: la ragazza che ama crede che ad averla salvato tre anni prima sia stato un compagno di classe che si vanta al posto di Michele di ciò che accadde. L’arrivo di Natasha (Galatea Bellugi; Riparare i viventi, Keeper), sorella gemella di Michele, anch’essa con un superpotere, sconvolgerà la sua quotidianità mettendolo di fronte ad una nuova sfida.

IL RAGAZZO INVISIBILE – SECONDA GENERAZIONE – IL TRAILER

EPPUR SI MUOVE

Sono passati tre anni dal primo episodio de Il Ragazzo Invisibile, momento in cui Salvatores affermava il suo voler affrontare un racconto di formazione attraverso un (sotto)genere come quello supereroistico, in pieno legame ad un progetto produttivo ed editoriale crossmediale e quindi ad una sfida europea (accanto al precedente del collega Luc Besson) contro l’industria mainstream Marvel/Dc. Dopo di lui, anche Gabriele Mainetti nell’indipendenza del suo …e lo chiamavano Jeeg Robot (2016) dimostrava che qualcosa si stava muovendo, che alcune idee volevano e dovevano venire a galla.

Con questo secondo episodio, confermato come il precedente su un budget di circa 8 milioni di euro, Salvatores riconferma quell’intenzione con la capacità di affrontare a testa alta un episodio più dark che intende proseguire la crescita del suo protagonista Michele e che prova ad ampliare l’universo che racconta.

Peccato che a tutte queste nobilissime premesse cui hanno indubbiamente contribuito Indigo Film, Rai Cinema e quindi 01 Distribution (il film andrà nelle sale italiane in 400 copie), si debba constatare una resa a dir poco imbarazzante.

ERMETISMO

Il problema sta tutto alla base. Se da elogiare sono alcuni reparti tecnici come la scenografia e l’arredamento, i costumi e fino, indubbiamente, il lavoro di VFX supervisionato da Victor Perez (Rogue One – A Star Wars Story, Harry Potter e i Doni della Morte – Parte 1), allo stesso modo è palpabile l’estrema ingenuità di contenuti e di struttura narrativa che il film propone, ripescando palesemente da saghe cinematografiche come Spider-Man o X-Men e relegando qualsiasi possibile spunto narrativo interessante ad una mera macchietta superficiale che lega stringatamente una sequenza ad un’altra.

Nel cast, persino il ruolo da villain della bravissima Ksenia Rappoport risulta teneramente kitch e retrò. Il resto del cast, specie i ragazzi con a capo il protagonista interpretato da Ludovico Girardello restano legati ad una capacità recitativa pari a quella di una recita scolastica, accompagnati poi purtroppo anche da un’analisi e sviluppo del personaggio pari a zero. A questo, si possono associare più spesso del previsto dialoghi imbarazzanti che non riescono a donare all’opera un clima di genere definito.

La regia di Gabriele Salvatores si muove sapientemente facendo da collante ad un’opera che più volte sembra votata ad essere quasi una parodia di un genere. Peccato, però, che durante tutto il film ci si prenda tutti maledettamente sul serio, facendo de Il Ragazzo Invisibile – Seconda Generazione un’operazione interessante fallita, non certo un film generazionale come vorrebbero far credere e quel di cui si è coscienti a fine opera e che questo progetto, sin dalle sue origini, messo in mano ad un regista figlio della cultura pop anni ’90-’00 e con certamente altri sceneggiatori ed una linea produttiva più forte sarebbe potuto essere molto ma molto di più.

È da ammirare la voglia continua di Salvatore, sin dopo il suo Oscar con Mediterraneo, di andare alla ricerca di modalità e strumenti di racconto nuovi e diversi. L’importante è però non chiudersi in se stessi e rendersi conto che quello che per loro è nuovo in un panorama nostrano è giunto in America vent’anni fa.

P.S.: Ogni cinque minuti di film, indipendentemente da ciò che accade, sentirete partire un brano musicale. Tutti i gusti saranno accontentati fino a farvi venire il mal di testa per l’improprio utilizzo lasciato al commento sonoro. Questa è una cosa che accade spesso quando un produttore si rende conto dell’imbarazzante risultato che trasmette la propria opera.

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