mio papà recensione

Mio Papà: L’ingrediente della semplicità

Arriva in 80 copie nelle sale italiane dal prossimo Giovedì 27 Novembre Mio papà. Giulio Base torna dietro la macchina da presa per raccontare una storia personale e genuina da perfetto contraltare alla costruzione e l’esaltazione della commedia di equivoci tipica del periodo natalizio ormai quasi alle porte, con protagonista Giorgio Pasotti.

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Mio Papà

Lorenzo (Giorgio Pasotti; Un matrimonio da favola, Nottetempo) è un uomo che lavora su una piattaforma in mezzo al mare e vive di storie lunghe una notte o poco più. Almeno fino a quando non incontra Claudia (Donatella Finocchiaro; Marina, Terraferma) e se ne innamora perdutamente. Se non fosse che la donna ha un figlio, Matteo, di sei anni che cambia radicalmente la vita di Lorenzo.

Trailer del film “Mio papà”:

Rappresentazione del Reale

Presentato con successo Fuori Concorso all’interno della sezione Alice nella città all’ultimo Festival Internazionale del Film di Roma, Mio papà decide di arrivare nelle sale cercando di mantenere come ingrediente cardine quello della semplicità: nei dialoghi, nella costruzione, negli intenti, nelle tematiche riportate e fino anche al titolo stesso.

E in tutta questa semplicità si mostra poi fiero e pur sempre umile in una stratificazione e profondità ben maggiore di quanto non lasci intendere: l’utilizzo del colore, le metafore ed i simboli attorno all’utilizzo di alcuni personaggi (la figura del padre biologico di Matteo), la scelta di alcune trovate tecniche di regia (piccoli piani sequenza), fanno intendere un lavoro di grande spessore e ben più complesso proprio per giungere poi alla ricchezza di semplicità e verosimiglianza che si evince dalle interpretazioni e dai dialoghi.

Mio papà Giorgio Pasotti

Cast

Su tutti, senza dubbio spicca la fotogenia e la naturalezza del piccolo Niccolò Calvagna che, ormai diviso tra tanti set che vanno dal nuovo cinepanettone con Lillo e Greg all’ultimo film dei Taviani, riesce a mostrare tutte le sfumature della figura più complessa e delicata dell’intero processo del racconto che, se proprio una pecca può avere, è proprio quella di durare troppo poco nella ricerca di un ritmo che vuole spesso privilegiare una leggerezza piuttosto che un dramma, così però da non dare sufficiente respiro alla risoluzione di alcune ‘micro-crisi’ all’interno della storia che magari si risolvono in tempi e modi più semplici di quanto in realtà non accadrebbe. Oltre ad un’impostazione spesso fortemente televisiva.

Punto di forza innegabile, al contrario, sono i dialoghi: forti, veri, semplici e assolutamente reali. Quelli di coppia come quelli padre-figlio. E in questo ottimo l’apporto di Pasotti al personaggio e in relazione al bambino.

Pasotti scrive

Mio papà film

Oltre a recitare nel ruolo del protagonista, così come il regista anche Giorgio Pasotti è vicino allo spunto iniziale che si racconta e dunque da lui parte il soggetto della storia, poi condiviso con sceneggiatori del calibro di Paolo Logli e lo stesso regista.

Il risultato finale è un film genuino, sincero, semplice, tenero e diretto che non cerca particolari virtuosismi, che non enfatizza particolarmente stati d’animo o situazioni ma che percorre diretto e concreto una parte del percorso di vita e di crescita di un uomo che impara da un bambino che, se prima lo respinge, poi si affeziona a lui.

E dopotutto è di questo che parla Mio papà: i legami, quelli più veri e sinceri, non sono tanto (o non sono solo) quelli di sangue ma soprattutto quelli che ci scegliamo durante una vita, che costruiamo passo dopo passo, tra due persone che si scelgono e si vivono giorno dopo giorno.

Clip dal film

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