Secondo appuntamento con la rubrica sui film da riscoprire, che la scorsa settimana ha riscosso un buon successo.
Oggi parliamo di Lavorare con lentezza, film di Guido Chiesa con Claudia Pandolfi, Valerio Mastandrea e Tommaso Ramenghi, dando il benvenuto, con questa recensione, ad una nuova collaboratrice.
Film da Riscoprire: Ecco la Recensione di “Lavorare con lentezza”
Diretto da Guido Chiesa e uscito nelle sale nel 2004, Lavorare con lentezza è basato su una storia vera, la storia di Radio Alice una delle prime radio private italiane nata a Bologna negli anni settanta dal desiderio di un gruppo di ragazzi intenzionati a “dare voce a chi non ha voce“.
Bologna 1976, in via del Pratello n. 41 c’è Radio Alice, la radio del movimento studentesco. Le provocazioni culturali e l’ostentazione della libertà sessuale accanto al dichiarato rifiuto del lavoro salariato, pongono la radio all’attenzione delle forze dell’ordine. Il carabiniere Lionello è infatti incaricato di tenere sotto controllo le trasmissioni mentre il suo superiore, Tenente Lippolis (Valerio Mastandrea), indaga ossessivamente sul malavitoso Marangon.
Qui la storia di Radio Alice si intreccia con quella di Squalo (Tommaso Ramenghi) e Pelo (Marco Luisi), ragazzi di estrazione proletaria che non avendo prospettive future sbarcano il lunario facendo qualche lavoretto per Marangon. Quando questi propone loro di scavare un tunnel nel sottosuolo della città per rapinare la Cassa di Risparmia di p.zza Minghetti, i due ragazzi conoscono Radio Alice che diventa la colonna sonora del loro lavoro.
Decidono così di entrare a farvi parte e una volta varcati i locali di via del Pratello, si immergono nel mondo dell’attivismo culturale fatto di messaggi di ribellione alla società borghese che diventa sempre più commerciale, di comunicati ai giornali e ai sindacati dei lavoratori fino al completo coinvolgimento nelle lotte studentesche.
Il film prende il titolo dall’omonima canzone di Enzo Del Re che apriva ogni mattina le trasmissioni di Radio Alice.
L’opinione di Rachele
Presentato in concorso alla 61° Mostra internazionale d’arte cinematografica di Venezia, ha ricevuto il premio per migliore attore emergente per l’interpretazione di Tommaso Ramenghi nel ruolo di Squalo. Notevole la costruzione narrativa composta da tecniche di ripresa e stili diversi per ogni situazione e storia da girare.
Ogni emozione, ogni stato d’animo viene espresso da una particolare scelta stilistica. Molto affascinanti, ad esempio, i siparietti sulla storia della radio evidentemente ispirati al cinema muto d’avanguardia storica degli anni 10-20, diretti quindi con la cifra del dadaismo o del simbolismo russo. Le scene sulla vita all’interno della radio, hanno una spontaneità e una diretta comunicabilità nelle riprese che ricordano un po’ i documentari.
L’interpretazione dei due protagonisti è resa efficace e suggestiva dal fatto che nessuno dei due aveva mai avuto esperienze precedenti nel cinema e quindi la semplicità espressiva e la naturalezza fanno si che il film sia sempre a ritmo sostenuto e tenga desta l’attenzione di chi lo guarda.
Molto brava Claudia Pandolfi nell’interpretazione di Marta, praticante avvocato alle prese con un caso difficile e protagonista di uno scomodo intreccio sentimentale, tipico di quegli anni, con due membri di Radio Alice. Misurata ma intensa anche l’interpretazione di Valerio Mastandrea, nel ruolo del Tenente Lippolis, immagine del carabiniere integro e senza scrupoli deciso ad annientare il suo obbiettivo.
La presenza di giovani attori bolognesi e i dialoghi sempre accesi e naturali sono efficaci per descrivere l’intera atmosfera che si viveva in quegli anni. Ben curato nei minimi particolari, dalle luci ai colori ai costumi per passare poi alla impostazione dell’impianto narrativo in cui la radio rimane sempre sullo sfondo.
Le vicende raccontate nel film sono vere, rintracciate dal regista e dal collettivo Wu Ming, sui giornali dell’epoca. E quindi l’avventura di Squalo e Pelo e il loro tunnel racconta la vera storia di una banda criminale che venne catturata ancor prima di realizzare la rapina progettata. Così come il pestaggio dell’anziano strozzino avvenuto nel quartiere dei protagonisti risale a un fatto di cronaca.
Lavorare con lentezza non racconta solo della nascita e della vita di una radio libera, ma contiene la radio stessa, la attraversa in modo obliquo, le storie che si sviluppano accanto e attraverso Radio Alice coinvolgono lo spettatore e appassionano l’occhio. Seppur un po’ prolisso e alla prima impressione dispersivo, basta guardarlo una seconda volta con la voglia di lasciarsi divertire e raccontare per godere della sua grande forza espressiva.
Da vedere.
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L’autrice dell’articolo
Ecco cosa Rachele racconta di sè
Sto per laurearmi in giurisprudenza e non ho mai scritto su giornali o riviste. Ho una passione per il cinema italiano drammatico di stampo politico storico dagli anni sessanta in poi, soprattutto Petri e Ferrara.