‘La Madre’ La complessità dei sentimenti legati agli eventi della vita

Non è mai semplice fare la trasposizione di un racconto al cinema. Questo è un dato di fatto ed il regista Angelo Maresca ha voluto affrontare una storia complessa, in tutti i suoi aspetti tratta da un romanzo breve scritto dal premio Nobel della letteratura Grazia Deledda, scrittrice sarda.

Grazia Deledda

Grazia Deledda

Mentre girava il suo corto Clochard,  Maresco si è imbattuto nella lettura di questo romanzo, ed ha subito pensato che sarebbe stato il soggetto che avrebbe voluto filmare per  il suo primo lungometraggio.

La storia nel libro è ambientata nel 1920, ed ha voluto trasporlo nel tempo e renderlo attuale, girandolo nel quartiere di Roma Eur, dove le architetture moderne e imponenti differiscono molto dal resto della città, creando giochi di armonie di colonne di marmo bianco e ombre, strade quasi deserte rispetto al caotico centro di Roma. Gia questo tipo di  inquadrature ci indicano dei contrasti che andremmo a  ritrovare nell’animo dei protagonisti, e ci fanno capire che il posto è importante tanto quanto gli attori. Tutto fa intuire una profonda desolazione , persino la chiesa che è stata ricostruita, per motivi di scene che non potevano essere girate all’interno di una reale.

Angelo Maresca, il regista

Angelo Maresca, il regista

Ed è tra questi quadri che si evince la storia di Paolo (Stefano Dionisi), sua madre, interpretata dall’attrice musa di Almodovar, Carmen Maura, e Agnese (Laura Baldi) che si innamora di quest’uomo. Niente di strano fin qui, tranne il fatto che il protagonista in realtà è un prete.

La complessità psicologica è resa molto bene. I temi sono il senso di colpa, l’amore carnale e quello per Dio e la rinuncia ai piaceri della vita sia da parte di Paolo che della madre, che avendo  subito un forte trauma da giovane, condizionerà tutta la sua vita e quella del figlio. Tutto questo si contrapppone ad una donna che entra nelle loro vite, stravolgendole, e che afferma con molta chiarezza ciò che lei vuole.

Ci si chiede quanto sia giusto che la chiesa vieti ai suoi adepti una vita normale, perchè tanto sacrificio? E’ una domanda così complessa che  l’autore stesso non trova delle risposte, preferisce lasciare lo spettatore con dei punti interrogativi, e non spiegare tutto, anche perchè sarebbe davvero molto pretensioso visto la difficoltà dell’argomento.

La madre vive per  il figlio, col quale ha un rapporto morboso,  e quando scopre del suo comportamento, inizia il crolllo del mondo che lei si era costruita, ed inizia il suo viaggio a ritroso nei ricordi dolorosi e si chiede dove lei abbia sbagliato, e mette in discussione la scelta di aver indirizzato suo figlio verso una strada che forse non era veramente sentita come una vocazione, ma che gli è stata imposta per l’estrema povertà in cui vivevano.

Questo film parteciperà al Taormina Film Festival.

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