Emanuela Piovano torna sul grande schermo con L’Età D’oro, dopo Le stelle Inquiete (2011), per raccontare una storia che raccoglie esperienze di vita vissuta mista alla voglia di esprimere il suo amore per il cinema e per i cineclub, che sono stati importanti negli anni 70-80, luoghi che hanno visto nascere molti autori importanti. E’ il suo omaggio personale ad una delle figure femminile del cinema più importanti della scena sperimentale: Annabella Miscuglio.
L’età d’oro
La Miscuglio girò dei cortometraggi sperimentali di ricerca sulla luce, sulla forma e sul colore e divulgati in tutto il mondo. Fu una grande femminista, scrisse molti saggi sul ruolo della figura femminile nel cinema e nel 1967 fu una delle fondatrici del Film Studio. La pellicola più provocatoria la girò negli anni ottanta “A.A.A. Offresi” che ancora gode della censura, perché fu un inchiesta sui clienti delle prostitute. Fu la prima volta che si parlava di sfruttamento della prostituzione e tutto ciò che c’era dietro a queste mondo.
Ne l’età d’oro la regista ci racconta il personaggio di Arabella (Laura Morante), una donna che lottò fino all’ultimo per tenere aperta un’arena di cinema, che lei, insieme ad altri amici, aveva comprato e restaurato, e che per molto tempo rappresentò un salotto a cielo aperto per il pubblico e per tutti gli artisti che circuitavano in quel luogo.
Arabella aveva la capacità di affascinare tutti, sia uomini che donne. Questo fu il grande problema del figlio Sid (Dil Gabriele Dell’Aiera), che avrebbe voluto una madre più normale e tutta per se, mentre la madre non si accorgeva del tempo che passava e non sapeva adeguarsi ai cambiamenti, rimanendo prigioniera del suo personaggio, mentre intorno a lei le persone prendevano strade diverse. Come nel caso di Bruno (Giulio Scarpati) che da giovane era un rumorista, e poi ha intrapreso la carriera di magistrato.
Il mondo della Piovano bisogna riuscire a capirlo. Non è una di facile comprensione per il grande pubblico, c’è molta filosofia ed ha un modo di raccontare le storie molto singolare. C’è la voglia di sperimentare insieme al cast artistico, una recitazione libera di esprimersi, un po’ come si faceva a teatro, quando le sceneggiature non erano scritte, ma c’era solo un’idea, un canovaccio, ed era basato sulla improvvisazione. Questo spiega la libertà dei personaggi di giocare tra loro, come se fossero dei bambini, senza schemi da seguire ma puro istinto.
Ci sono delle scene molto belle di proiezioni fatte in pieno giorno, che sono rimandi al passato, filmini in super 8 in cui si rivedono stralci di memoria, che la protagonista ha girato. Come dice suo figlio, lui è costretto a ricordare cose che era troppo piccolo per poterlo fare da solo, perché tutto era documentato.
L’età d’oro parteciperà al Bif&st 2016, e verrà distribuito nelle sale giovedì 7 aprile 2016 dalla Bolero Film.