Venerdì scorso come saprete si è svolta l’assegnazione dei David di Donatello, i più importanti riconoscimenti dell’anno per il cinema italiano. Non mi sarei mai aspettato che vincesse un film rigoroso e poco distribuito come L’Uomo Che Verrà, e invece, guarda un po’, è stato un trionfo. Sul film ci si è già espressi da queste parti (vedi il post di Cinemio su L’Uomo Che Verrà scritto da Paola Orsini), ma è davvero raro trovare una pellicola italiana capace di riscuotere consenso ed ammirazione altrettanto unanimi…
Qui vorrei dunque accennare a quanto è stato scritto dalla stampa italiana a proposito de L’Uomo Che Verrà.Repubblica dell’8 maggio ha aperto la sezione spettacoli con il titolo a tutta pagina “Il David della protesta”, riferendosi al trionfo dei film “impegnati” (“L’Uomo Che Verrà”, appunto, e “Vincere” di Bellocchio) su Virzì e Tornatore; e riferendosi anche alla protesta contro i tagli governativi al mondo del cinema. Del resto, come si è ricordato, senza finanziamenti pubblici lo stesso film vincitore non sarebbe potuto esistere.
Paolo Mereghetti aveva recensito “L’Uomo Che Verrà” il 20 gennaio scorso, parlando apertamente di capolavoro:
“Inondati da rievocazioni scolastiche o ricostruzioni troppo schematiche della Seconda guerra mondiale e dei suoi episodi, dove il cinema viene piegato alle ambizioni propagandistiche di questo o di quello, la visione di L’uomo che verrà offre lo stesso sollievo di una boccata di aria fresca a chi si sente soffocare. Rigoroso, emozionante, onesto, appassionato, il film di Diritti sa coniugare lucidità morale e lettura storica con uno stile insolito per il cinema italiano, di elegante e non ostentata classicità. Da vero (e grande) regista.”
Lietta Tornabuoni scriveva invece su La Stampa il 22 ottobre 2009:
La sobrietà rispettosa e realistica, perfino nella tragedia disumana della strage, la grandezza morale dei protagonisti, la bravura degli interpreti (Maya Sansa, Alba Rohrwacher, Claudio Casadio), la bellezza indifferente della campagna e delle nebbie e dei diluvi rendono il film ammirevole.
Anche un bimestrale intellettual-chic come Il Mulino parla nel suo ultimo numero de “L’Uomo Che Verrà”, analizzando la sua rilettura storica della strage di Marzabotto. La pagina di Wikipedia al riguardo ricorda comunque (come dichiarato nei titoli di coda) che alcuni personaggi del film sono frutto di finzione, mentre altri sono realmente esistiti.
Per approfondire:
Leggi il programma di “Con I Miei Occhi. Il Cinema di Giorgio Diritti”, la retrospettiva in corso questo mese alla cineteca di Bologna sul regista de “L’Uomo Che Verrà”
Leggi il resoconto della premiazione su corriere.it
Si effettivamente l’avevo letto anch’io delle polemiche che ci sono state, ma secondo me sono delle grandissime cavolate! A mio parere sia Vincere che L’Uomo Che Verrà sono degli ottimi lavori che meritavano entrambi i premi che hanno vinto, per quanto riguarda le proteste, quelle hanno sicuramente un senso e per fortuna ne hanno parlato un pò.