Per la rubrica dei registi emergenti presentiamo oggi Gorchlach: the legend of Cordelia, web serie del regista Fabio Cento che abbiamo intervistato per l’occasione.
Gorchlach: the legend of Cordelia – tra passato e presente
di Francesca Barile
Fabio Cento dirige una nuova fiction a cavallo tra passato e presente incentrata su un misterioso amuleto chiamato Gorchlach e ambientata tra la Francia e l’Italia. Un medioevo cupo e oscuro dove religiosità e magia si mescolano e malattie e guerre vengono interpretate come segni misteriosi si alterna ai tempi attuali che vedono muovere i due protagonisti Guglielmo Corsaris e Rachel Blackwood alla scoperta del mistero nascosto nell’Amuleto di origine celtica.
La parte ambientata nel medioevo è più lenta, con piani stretti e recitazione quasi teatrale che sembra rimandare ai grandi sceneggiati del passato, La freccia nera è un esempio, ambientati nel medesimo periodo. Tuttavia la storia è scorrevole e accattivante perché luoghi e situazioni appaiono più familiari, complice la scelta dei luoghi non vaghi o remoti come nelle classiche storie che scelgono l’età di mezzo anche se non è solo quella l’epoca lontana che la vicenda tocca. La parte contemporanea incentrata sulle indagini a seguito del rinvenimento di una mummia ricalcano in chiave italica l’avventuroso archeologo Indiana Jones e hanno un taglio più vivace.
Colpisce l’accuratezza nella ricostruzione storico-filologica e la asciutta performance di interpreti noti a livello europeo e nazionale tra i quali, per la gioia del gentil sesso, spiccano il bel Sergio Muniz nel ruolo dell’Ispanico e l’ottimo Roberto Accornero popolare attore di fiction nonché doppiatore.
Intervista al regista Fabio Cento
Iniziamo dal tema della serie di cui, oltre che regista sei anche ideatore. Come sei arrivato a questa storia e come hai lavorato con gli sceneggiatori per la stesura della sceneggiatura?
L’idea parte dalla mia forte passione per le leggende e la storia, per i racconti intorno al fuoco, quelli raccontati in questo caso da mio nonno, vicende esoteriche e misteriose, aspetti che mi hanno spinto ad approfondire e a creare un soggetto che abbracciasse allo stesso tempo, sia la storia sia la leggenda. Indagare e scoprire il sottile confine tra realtà e mito. Tutto nasce prendendo spunto dalle maggiori leggende dell’arco cisalpino e da quella più conosciuta di Ercole e delle sue imprese, fulcro della storia.
Mi sono concentrato sul suggestivo mito della mitica città di Cordelia, l’Atlantide della Alpi, coinvolgendo su più assi temporali diversi personaggi storici realmente esistiti dall’ampio respiro, escludendo l’immaginario fantasy tolkeniano e pensando a qualcosa che si distinguesse totalmente e che avesse una forte base storica.
Da qui con Charles E. Pellissier (scrittore) abbiamo steso il soggetto e successivamente la sceneggiatura con il supporto Andrea Borini, Roberto Tomeo e Vincenzo Costanza, arricchendo con i rispettivi spunti quella che era la prima versione dell’ oggetto chiave: il Gorchlach, amuleto pagano scolpito nel cuore pietrificato dell’Idra, dopo la seconda fatica di Ercole, che rappresenta il filo conduttore della storia attraverso le epoche, passando di mano in mano ai vari personaggi. Attraverso diversi periodi storici, il passato si intreccia al presente, in un unico soggetto dove questi elementi d’avventura, storici e fantasy si strutturano in una storia articolata su due principali assi temporali; passato e presente.
Gorchlach: the legend of Cordelia è sicuramente innovativa per l’accuratezza filologica. Come mai questa scelta che la distingue dalle solite storie che toccano epoche remote?
Innanzitutto vi ringrazio per averci attribuito il termine “l’innovativa”. Il nostro scopo era proprio quello di cercare di differenziarci dalle storie già viste, o dal genere fantasy classico. Volevo una storia che non fosse solo nel presente o solo nel passato, ma che non fosse né solo storica né solo fantasy/avventura, volevamo creare un genere a se stante che amalgamasse il tutto in un unico genere, un ibrido; lo storico/fantasy.
I due archeologi Corsaris e Blackwood (letteralmente Bosco nero) nascondono un significato metaforico nei loro nomi o la scelta è del tutto casuale?
Questa domanda nessuno me l’aveva mai fatta! Beh i nomi dei protagonisti sono citazioni a film di genere e metafore ben celate, alcune legate direttamente alla storia. Blackwood, per esempio è un parola composta molto evocativa e solitamente legata a personaggi, vicini all’esoterico e al mondo dell’occulto. Altre sono semplicemente citazioni alla passione per i film della mia infanzia quali The Goonies e Indiana Jones e che richiamasse qualcosa dal passato, Corsaris ne è un esempio.
Parliamo un po’ del cast: come hai scelto i tuoi attori e come hai lavorato con loro per la costruzione del personaggio?
In principio misi diversi annunci sui classici siti di casting e arrivarono proposte da attori opposti a quelli che cercavo. Poi un giorno per puro caso trovai ciò che desideravo, tramite una ricerca svolta di persona, basando la mia scelta su un viso che mi aveva colpito. L’attrice Alice Lussiana Parente era esattamente ciò che cercavo per la protagonista, una giovane archeologa dai tratti nordici. Lei fu subito entusiasta e fu un colpo di fulmine, fattezze, voce, perfetta, esattamente come vedevo il personaggio di Rachel Blackwood.
Per il ruolo andato poi a Federico Mariotti, d’altra parte cercavo qualcuno che non fosse lo stereotipo alla Harrison Ford, volevo qualcuno con cui uno spettatore italiano si potesse immedesimare, il ragazzo della porta accanto, un protagonista che insegue il suo sogno e lo fa con tutte le sue forze. Diciamo il giusto equilibrio tra Indiana Jones e Ben Stiller. Fu così che un giorno un’amica mi inviò la sua foto e anche in questo caso fu chiaro fin da subito che corrispondesse perfettamente ai canoni che avevo in mente. Con entrambi si instaurò in breve tempo un ottimo rapporto, entrambi credono fermamente nel progetto, e con loro cercammo di sviluppare i personaggi facendoli immedesimare a 360° vivendo esperienze in prima persona, come; in collaborazione con alcuni partner del progetto hanno avuto la possibilità di visitare reali scavi archeologici e prenderne parte assieme ai professionisti al lavoro, capendo quale fosse il vero mestiere dell’archeologo e come si muove su uno scavo, oppure vivere l’esperienza dei parchi avventura, tra scalate e voli nel vuoto… questo è stato fondamentale per creare dei personaggi realistici all’interno dei vari contesti odierni.
Quale fra le varie epoche remote “protagoniste” della vicenda è la più intrigante e accattivante?
Ci sono pareri contrastanti, molti spettatori apprezzano il medioevo rievocato all’interno dell’episodio pilota con Sergio Muniz, altri preferiscono l’incipit della storia, ovvero la nascita del Gorchlach nel 1158 a.C. in cui abbiamo fatto rivivere le fatiche del semidio Ercole e le vicende della sua colonia, con la fondazione di Cordelia, antica città celtica. Sicuramente, a mio parere l’incipit del pilota e l’avanti Cristo con suoi personaggi leggendari, è di gran lunga la parte più intrigante a livello messa in scena storica e di location.
Fantasy, avventura, storia …quale genere emerge nella vicenda?
Sicuramente in primis la storia è il fulcro della serie, tutto giro attorno ad essa… dando ampio spazio a leggende e personaggi a cui solo legati i misteri e gli enigmi presenti all’interno della trama, la storia, il passato sono il cuore pulsante di Gorchlach.
E per concludere uno sguardo al futuro: quali sono i tuoi prossimi progetti? C’è già un nuovo film nel cassetto?
Dopo quattro anni passati alla creazione del concept di Gorchlach, in primis ora stiamo cercando dei produttori che credano con noi in questo folle progetto, potendo così portare a termine la serie sei puntate previste. E’ stata un grande sforzo produttivo per noi realizzare il pilota che avete visto, sempre nel nostro piccolo di produttori indipendenti. Ora qualcosa si muove, siamo molto positivi!
Per il futuro prossimo abbiamo diversi progetti da sviluppare, anche di generi differenti… in cui la “storia”, avrà sempre un posto in prima fila.