Esce oggi al cinema Il villaggio di cartone del maestro Ermanno Olmi con Michael Lonsdale, Rutger Hauer e Alessandro Haber. Il film è stato proiettato in anteprima a Bari nella splendida cornice del Teatro Petruzzelli in occasione dell’evento Frontiere – La prima volta e noi di cinemio eravamo lì e vi forniamo una doppia recensione in anteprima.
Un film intimistico e riflessivo
di Antonella Molinaro
Durante la presentazione del film lo scorso 28 settembre al Teatro Petruzzelli di Bari Ermanno Olmi ha spiegato:
Il film che ho fatto corrisponde alla mia età e al desiderio di consegnare agli altri l’esperienza della nostra vita.
Nato per caso (a causa di una caduta del regista costretto a rimanere 70 giorni a letto) il film, ambientato tutto all’interno di una chiesa interamente ricostruita a Bari, è in effetti molto intimistico e riflessivo. Quest’unico luogo, nel quale nel giro di due giorni si sviluppa la storia, sembra voler rappresentare il luogo dell’anima del vecchio prete che, senza una chiesa nella quale officiare il proprio servizio, si ritrova a prendersi cura di questo gruppo di immigrati clandestini.
E’ un luogo di passaggio, quasi di espiazione, che dopo essere stato privato del suo significato primario (una chiesa ormai in disuso) assume quello, forse non meno importante, di luogo di accoglienza. Belli i dialoghi e i monologhi, soprattutto quelli di uno strepitoso Michael Lonsdale nei panni del prete, ma ancora più carichi di significato i silenzi ed i gesti, come quello della prostituta che si prende cura della ragazzina incinta o del fonte battesimale spostato per raccogliere la pioggia che entra dalle fessure.
Con Il villaggio di cartone, il cui titolo deriva dagli alloggi di fortuna preparati nella chiesa dai profughi con manifesti di cartone, Ermanno Olmi ci regala un’intensa riflessione sul Bene e sul Male e sul significato materiale della Fede e della Carità. Da vedere.
Ermanno Olmi e Bari
Il maestro Olmi è rimasto fortemente legato alla città di Bari per l’accoglienza ricevuta durante le riprese del film. In questo estratto, registrato prima dell’anteprima al Teatro Petruzzelli, ringrazia infatti il sindaco per l’accoglienza ed anticipa un suo progetto. In occasione di questo evento il maestro ha anche ricevuto dal sindaco di Bari le chiavi della città.
Tra metafora e riflessione
di Francesca Barile
La morte fisica di una chiesa raccontata con capillare precisione e un prete vecchio o antico come l’istituzione di cui è rappresentante che si ribella allo stato di cose. Laddove un tempo i fedeli affollavano i banchi di legno ora è silenzio e vuoto, Cristo crocifisso con lo sguardo implorante e impaurito scende dall’alto e si ritrova in terra smarrito tra uomini che non lo accolgono ma lo respingono.
Una chiesa ormai scarna si rifà casa di Dio accogliendo nel suo ventre i nuovi reietti, gli immigrati clandestini respinti da tutti come Cristo al suo avvento sulla terra. Una giovane Madonna nera culla il bimbo avvolto in fasce, un ferito è riposto su un bianco sudario, la prostituta additata come peccatrice accoglie la nuova vita nel suo grembo, tra due giovani nasce l’amore mentre un giovane Cristo colto e barbuto è tradito da un bieco Giuda sacrista.
Tra metafora e riflessione si snoda la vicenda del gruppo di rifugiati e il dramma interiore del prete, ormai al declinare della vita che ripercorre la sua missione sacerdotale e i momenti di dubbi presenti in lui proprio quando la chiesa era affollata mentre ora nel silenzio e nel vuoto la fede si riaffaccia prepotente ed è pronta a collaborare con la ragione rappresentata dal medico ex prigioniero nei campi.
La chiesa ultimo rifugio mentre fuori la Legge tenta di riportare l’ordine e lo status quo, dentro la calma, fuori i rumori di un mondo cattivo. Il prete si accorge dell’importanza del bene, la chiesa svuotata può dare mentre la legge nega e rifiuta, l’unica lezione che la chiesa può dare è il suo essere militante e non istituzione svuotata e solo così può vivere e accompagnare alla vita anche se in decadimento corporale.
Da sottolineare i gesti e gli sguardi di ognuno degli interpreti da quelli noti a quelli presi dalla vita d’ogni giorno secondo un frequente costume del maestro Olmi. Film da guardare per pensare perché è più riflessione che azione e la parola, ridotta al minimo, è lenta e studiata, soppesata. Da non perdere.
Leggi e guarda i video del backstage del film girato a Bari
ciaooo Anto!!! molto bella, la recensione sul Maestro Olmi, come giustamente lo hai chiamato tu!!! Sintetica, esauriente…traspare il tuo amore per quello che fai!!! Ti aspetto sempre a Roma!!! Un bacione rita
Ti ringrazio tanto Rita! Sono contenta che i nostri articoli ti piacciano! 🙂
ho visto per la prima volta questo film nel ambito di un iniziativa parrocchiale devo dire che il film mi ha molto colpito specialmente in quattro momenti differenti il primo quando hanno spogliato la chiesa da quel che custodiva ed in modo particolare del Cristo, il secondo quando il vecchio prete fa quasi una confessione ad alta voce quasi a voler chiedere il perdono a Dio e riceverne l’assoluzione, il terzo in cui nel buio si vede una nuova luce con la nascita del bambino e l’ultimo quanto mentre fuggono non ho compreso bene se un intera famiglia o marito o moglie decidono di tornare in dietro perché colpiti da quella che si chiamava saudate ai tempi dell’immigrazione degli italiani.detto ciò e una pellicola stupenda che ci apre a tanti spunti di riflessione ed interogattivi sulla e sul nostro tempo.