Cloro di Lamberto Sanfelice: il ‘dolore dentro’ di Jen

Arriva in sala il prossimo 12 Marzo l’opera prima di Lamberto Sanfelice che, dopo la selezione al prestigioso Sundance Festival e il Festival Internazionale di Berlino dello scorso anno giunge nei grandi schermi nostrani: Cloro.

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Trama

Jennifer (Sara Serraiocco; Salvo) ha diciassette anni. Bada al suo fratello minore e ad un padre caduto in depressione dopo la morte improvvisa della moglie. La perdita del lavoro del padre porta i tre a spostarsi da Ostia, dove la ragazza si allena nello sport della sua vita, il nuoto, alla montagna abruzzese. Alcuni avvenimenti e nuove conoscenze cambieranno il suo percorso e le priorità della sua vita.

Trailer del film ‘Cloro’:

Alla ricerca della maturità

La storia narrata, le pesanti tematiche, riescono ad intrecciarsi tra loro in modo omogeneo e lineare dentro ai 94 minuti di quest’opera prima, grazie anche alla freddezza e al distacco (apparentemente) emotivo della protagonista, interpretata dalla giovane Sara Serraiocco, conosciuta grazie all’intenso ruolo del “caso” cinematografico nostrano del 2013 Salvo.

Tutta una serie di eventi portano a sconvolgere la quotidianità di Jennifer e più le cose si aggravano e si susseguono “nella superficie”, più la ragazza tende a stare bene, a sentirsi sicura e protetta “sotto la superficie”, in una piscina o in un grande mare, in quell’acqua e in quello sport che sin da piccola le è appartenuto e ormai sente totalmente parte di ciò che è.

Attorno alla giovane protagonista possiamo trovare la partecipazione di Carla Degli Esposti e Giorgio Colangeli, oltre all’ottima prova di Ivan Franek.

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Questione di prospettive

Se le tematiche e i personaggi presenti in Cloro sono stati spesso già sfruttati in casi più o meno felici del cinema nostrano e straniero, la messa in scena e lo stile scelto da Sanfelice è di certo, se non originale, personale e deciso: la qualità tecnica è ineccepibile, il binomio mare-montagna, acqua-terra ben distinto, l’utilizzo del sonoro ben evidente tanto quanto lo ‘sfruttamento’ della componente tecnica (il lavoro sul fuoco dell’obbiettivo per definire e indirizzare lo sguardo dello spettatore quanto definire per immagini l’essenza emotiva del personaggio di Jennifer in quella data scena, preferendo tale scelta al dialogo esplicito) e infine l’ottimo lavoro cromatico e sulla fotografia di Michele Paradisi.

Ancora una volta, dunque, il percorso di consapevolezza e maturazione di un’adolescente, lontano però da una realtà italiana ‘classica’, lontano da un’ambientazione italiana ‘classica’, eppure in un’essenza facilmente riscontrabile in una personalità oggi presente in qualsiasi adolescente alle prese con problematiche e responsabilità più o meno lontane da quelle narrate in questa storia fatta di dolore, scelte, bivi e possibilità.

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