Oggi chiacchieriamo con una coppia di fratelli registi, Bruno e Fabrizio Urso, che hanno presentato nella sezione cortometraggi del BIF&ST 2012, l’intenso Salvatore.
Bruno e Fabrizio Urso sono laureati in Scienze della comunicazione e hanno esordito alla regia con il cortometraggio Luigi Indelicato che ha vinto il premio come Miglior cortometraggio italiano ad Arcipelago 2009 e la Menzione Speciale per il soggetto e la struttura narrativa ai Nastri d’Argento 2009. Del 2010 è invece il documentario La Baia dei Lupi, anche questo Menzione Speciale ad Arcipelago 2010.
Nel 2010 realizzano per Telethon e Rai Una parola, cortometraggio trasmesso durante la maratona Telethon del dicembre 2010 mentre nel 2011 oltre a firmare il montaggio di My Name is Sid di Giovanni Virgilio, selezionato alla 68ª mostra del cinema di Venezia, realizzano per Banca Intesa, FAI Fondo Ambiente Italiano e Milano Film Festival il documentario La Fortezza dell’Unità. Il loro ultimo cortometraggio è Salvatore con il quale hanno vinto il premio come Miglior cortometraggio italiano ad Arcipelago 2011, Molisecinema 2011, Overlook International Film Festival e hanno ricevuto una nomination ai David di Donatello 2011 e una Menzione Speciale ai Nastri d’argento 2011.
Salvatore
Alfio e Maria sono due precari, lui venditore abusivo di pesce, lei operaia a tempo determinato che sa di non avere speranza di un rinnovo del contratto perchè incinta. Nonostante gli sforzi, Alfio non riesce da solo a provvedere alla famiglia e Maria è costretta a prendere una dolorosa decisione…
In un periodo nel quale il tema della crisi è quanto mai attuale, Bruno e Fabrizio Urso girano Salvatore, uno struggente spaccato di vita vera, di giovani innamorati e disperati costretti a dover scegliere tra il lavoro (e dunque un guadagno più o meno certo) ed un figlio. Quale scelta più dolorosa?
Grazie ad una fotografia ed un montaggio eccezionali e la straordinaria ed intensa intepretazione dei due protagonisti, Salvatore cattura lo spettatore e lo travolge, come un pugno nello stomaco, presentandogli una realtà cruda, ed una decisione che sempre più giovani oggi si ritrovano a dover prendere.
Davvero un’ottima prova per questi due giovani e promettenti registi che consiglio assolutamente di non perdere.
Le domande ai registi
‘Salvatore’ è un cortometraggio dai temi (la maternità, il lavoro) davvero molto intensi di cui avete curato anche la sceneggiatura. Come siete arrivati all’idea del corto?
Solitamente osserviamo ciò che ci circonda e di ciò che ci colpisce cerchiamo di scriverne un soggetto. Trovare il soggetto di Salvatore non è stato particolarmente difficile, il problema del lavoro credo che riguardi buona parte dei giovani italiani e non solo, la possibilità di creare un futuro stabile ormai è una chimera, siamo partiti da questa semplice constatazione per scrivere il soggetto del cortometraggio. Quando abbiamo finito la stesura della sceneggiatura ci siamo chiesti se non fosse una visione troppo pessimistica della realtà, oggi pensiamo che forse era fin troppo ottimistica.
Nel cortometraggio Salvatore abbiamo voluto raccontare la lotta per il lavoro e per il futuro. I nostri protagonisti sono in movimento, lottano tra loro, urlano, ma nonostante i loro sforzi non riescono a realizzare le loro aspettative. Crediamo che questo purtroppo oggi accada spesso, si lotta ma se la lotta non porta a risultati concreti si finisce con l’accettare ciò che si è. Poi abbiamo il tema della maternità, una coppia che non riesce ad assicurarsi un futuro ovviamente avrà grossi problemi a garantire una vita serena ai propri figli e se la maternità significa perdere il lavoro, per quanto possa essere precario e mal pagato, cade l’unica flebile certezza della propria vita.
Il corto ha partecipato e spesso vinto festival di altissimo livello ed ha ricevuto la menzione speciale ai Nastri d’Argento 2012. Come sono state queste esperienze? Siete soddisfatti del riscontro di critica e di pubblico?
Salvatore ha avuto la fortuna di essere stato apprezzato e premiato in parecchi festival internazionali. Ovviamente questo non può che far piacere e ci da il coraggio di continuare producendo e realizzando nuovi lavori. Aver visto il cortometraggio apprezzato in ambienti e paesi molto diversi tra loro per cultura e sviluppo economico, ci fa pensare che forse Salvatore riesce a raccontare un disagio diffuso che oltrepassa i confini nazionali dei singoli paesi.
Questo era uno degli obiettivi che ci eravamo posti dopo la stesura della sceneggiatura, cioè riuscire a raccontare attraverso la storia di una giovane coppia che vive nella provincia di Catania un malessere universale. Ricevere la menzione speciale ai Nastri d’argento per noi è stato molto importante, sia perché è la seconda volta che riceviamo il consenso del sindacato dei giornalisti cinematografici italiani sia perché la menzione premia lo sforzo produttivo di tutto il gruppo di lavoro con cui ormai da diversi anni realizziamo i nostri progetti e senza il quale non avremmo potuto realizzarli.
Del corto, oltre ad essere registi e sceneggiatori, siete anche produttori con la vostra casa di produzione Nois. Pensate che da noi in Italia, vista la situazione attuale e considerata la poca dignità che viene data al cortometraggio sia necessario autoprodursi per poter andare avanti?
In Italia i temi cruciali per la vita del nostro paese non ricevono l’attenzione che meritano, quindi credo che non ci sia da stupirsi se il cortometraggio in genere non abbia lo spazio dovuto. Per fortuna in Italia abbiamo molti festival di cinema indipendente che con non poca fatica cercano di valorizzare il lavoro degli autori. E’ anche vero che il cortometraggio spesso è considerato il banco di prova su cui allenarsi o farsi notare, nell’attesa che un produttore finanzi un lungometraggio. Non sempre possiamo sperare o pensare di avere il merito o le carte in regola per cui un produttore decida di investire in un nostro lavoro, a volte purtroppo è necessario autoprodursi.
Nonostante la tecnologia in questi ultimi anni proponga soluzioni che garantiscono uno standard qualitativo a prezzi abbordabili, l’investimento economico seppur ridotto rimane e se vuoi garantire la riuscita del tuo lavoro devi trovare fonti alternative che finanzino il progetto. Noi con Giuseppe Consales, il nostro direttore della fotografia, abbiamo creato la Nois, società che in questi anni ci ha permesso di finanziare e produrre i nostri progetti. In un secondo momento abbiamo avuto la fortuna di incontrare la C4 Productions che ha creduto in noi e ha co-prodotto diversi nostri lavori tra i quali anche Salvatore.
La domanda sorge spontanea: i casi di fratelli nel cinema sono numerosi. Voi come vi trovate? Come gestite il lavoro per collaborare al meglio?
In realtà non abbiamo una divisione di ruoli ben precisa, ci alterniamo sul set, per esempio mentre uno di noi prepara la scena con gli attori l’altro sta sul set per verificare che tutto sia pronto e che sia come lo abbiamo immaginato, oppure uno di noi due sta dietro il monitor regia e controlla la scena da li mentre l’altro è con gli attori , insomma non abbiamo un modo preciso di dividerci il lavoro, discutiamo di volta in volta su come il lavoro debba essere fatto, perché per noi è fondamentale il confronto, a volte da due idee differenti ne nasce una terza che è migliore delle altre due.
Dopo numerosi cortometraggi e documentari quali sono i vostri progetti per il futuro? Un lungometraggio nel cassetto?
Il nostro primo progetto è la sopravvivenza e questo ci accumuna al resto della nostra generazione, abbiamo nel cassetto diversi progetti che stiamo cercando di portare avanti, abbiamo finito l’ultima stesura della sceneggiatura del nostro primo lungometraggio e ora speriamo di poterlo realizzare in tempi accettabili.
Salutiamo e ringraziamo i registi Bruno e Fabrizio Urso augurandoci di averli presto nuovamente ospiti della nostra rubrica per un nuovo interessante progetto.