Registi emergenti: Paradiso di Alessandro Negrini – seconda parte

Eccoci arrivati alla seconda parte dell’intervista ad Alessandro Negrini che ci racconta tutti i retroscena di Paradiso, il suo ultimo pluripremiato documentario sulla voglia di realizzare un sogno.

Le domande al regista

Alessandro, com’è stato girare con i musicisti e con le ‘bamboline del MEM’? Ci sono degli aneddoti che ti va di raccontare?

Le due protagonisti femminili, le due sorelle del tango Kathleen e May, sono una fabbrica  di contagiosa gioventù e allegria. Loro sono l’esatta trasposizione del piccolo fiore giallo che, nel film, riesce a fuoriuscire dal muro di plexiglass. Loro sono evase da quel carcere senza nemmeno saperlo. La paura dell’altro non le ha mai contagiate, nemmeno durante il conflitto. Il loro problema era guardare come ballava un uomo, non di che religione fosse.

Quando le incontrai capii che la loro passione per il tango poteva dare il tempo del film. In fondo il tango è un movimento tra due identità che si sfiorano senza toccarsi mai veramente, come quella cattolica e quella protestante in Irlanda del Nord.

Quando andammo a filmarle, per esempio nella scena in cui ballano in cucina, non ho mai chiesto loro di farlo: il segreto era di preparare il set, le luci e nel mentre farsi intrattenere da loro. E tra una parola e l’altra, io mettevo su un cd con un tango, e dopo 10 secondi loro non ce la facevano, si mettevano a ballare dimenticandosi completamente delle telecamere.

Una scena dovemmo rifarla tre volte perchè, ogni volta, Kathleen e May mi trascinavano davanti alla telecamera a ballare con loro. Devo dire che tra me e loro nacque immediatamente una complicità legata al reciproco amore per le sale da ballo. Io nelle sale da ballo ci sono cresciuto, mia mamma mi ci portava con se da bambino.

Lì dentro scoprii il fascino di un mondo purtroppo scomparso. Una reverie alla francese dove passavo il tempo ad osservare le donne che ballavano.  Ancora adesso, a volte, mi addormento sperando di sognare quei passi, quei profumi, quelle atmosfere.

Le Bamboline del Mem

Il documentario è girato in Irlanda del Nord dove tu vivi da un pò. Com’è la situazione per i registi lì? Pensi che ci siano più opportunità rispetto all’Italia?

Rispetto all’Italia è senza dubbio migliore. In Italia lo spazio lasciato al film documentario è quello lasciato agli indiani in America, viene messo nelle riserve.  Ci sono alcune isole di coraggiosa resistenza come l’evento annuale Documentary in Europe a Bardonecchia o Rai Doc di Rai tre.

Manca però proprio l’idea popolare del documentario come film vero e proprio, che non sia reportage giornalistico o film d’elite. Il cinema nasce come documentario, i fratelli Lumiere trasmisero la magia del cinema filmando la realtà. Ancora adesso, quando dico che faccio film documentari, alcuni amici  o conoscenti pensano che io faccia film sui pesci tropicali o sui pinguini.

Una mia amica di recente, mi ha detto: “senti, ma quando lo fai un film vero?” Come un film vero? Paradossalmente cosa c’è di più vero di un film con personaggi veri?

Una scena del film

“Paradiso” ha vinto molti premi nei festival a cui ha partecipato. Qual è stato invece il riscontro di pubblico che hai ottenuto?

La mia emozione piu bella è vedere come, nei luoghi dove viene proiettato Paradiso, dalla Germania agli Stati Uniti sino in India, questa piccola storia riesca a tradursi nelle altre culture e nelle altre vite cosi lontane dal quartiere del Fountain.  Una signora, ad una presentazione a Wurzburg, in Germania, mi ha detto: “Ma dovremmo ballare di nuovo anche noi, qui!

Siami divisi, non ci parliamo, tutti asserragliati in casa a guardare uno che alle otto di sera apre dei pacchi in televisione.  Viviamo in società che generano disperate solitudini, tutte chinate sul proprio ombelico e tutte domate da mille paure.  Credo che al pubblico piaccia Paradiso perchè, in punta di piedi, ci suggerisce che si, forse è sempre possibile “riaprire le danze. Evadere. Smettere d’essere domati dalla paura di tutto.

La peggior cosa che può capitare a chi vive in carcere, per quanto invisibile quel carcere sia, è dimenticarsi d’essere dietro a un muro. Convincersi che vivere dietro quel muro sia normale è il vero crimine, il vero Paradiso perduto.

Una presentazione di Paradiso al pubblico

Quali sono i tuoi progetti futuri?

Il mio progetto principale è godermi la vita, che è il progetto più a lungo termine che ho. Oltre a questo sto lavorando a due nuovi film, uno è un film documentario che sarà girato in Italia, e l’altro un film “vero” come direbbe la mia amica. E chissà, magari prima o poi faccio anche il film sui pesci tropicali.

Mi piacerebbe anche fare un film sul linguaggio e su come esso domini la nostra percezione delle cose. Leggevo qualche tempo fa di una direttiva Cee che stabilisce che il tuo corpo può assorbire lo 0,02 di benzene, che è un veleno. Decidono, linguisticamente, che il veleno è tollerabile: ma non vi può essere tolleranza o approssimazione su certi argomenti, il veleno non può essere un pò tollerabile.

E’ come se io ti chiedessi “sei incinta?”, e tu mi rispondessi: “un po’“. Dobbiamo riappropriarci del linguaggio, come si dice in Miracolo a Milano” di De Sica, “vivere in un paese dove un buongiorno significa buongiorno“. E, magari, riaprire qualche sala da ballo.

Il regista Alessandro Negrini

Ringrazio di cuore Alessandro per la sua disponibilità e consiglio vivamente i nostri lettori di cercare e vedere il suo piccolo gioiellino.

6 Comments

  1. Sara
  2. Antonella Molinaro
  3. Francesco
  4. Antonella Molinaro
  5. Antonio Merano
  6. Marilde Andreano

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