Luciano Parravicini

Registi emergenti: Il riparatore di santi di Luciano Parravicini

Oggi intervistiamo Luciano Parravicini, regista del mockumentary Il riparatore di santi, ambientato a Bari, che ha vinto il premio come miglior sceneggiatura al festival Tulipani di Seta Nera.

Luciano Parravicini, classe 1985, ha coltivato la passione per il cinema sin dal liceo. Dopo diversi lavori locali e nazionali nel settore del cinema, ha fondato nel 2007 l’azienda di produzione Laboratorio Orfeo s.r.l. E’ autore e regista del premiato cortometraggio 77, regista di serie TV e di spot nazionali.

il riparatore di santi

Il riparatore di santi

Il riparatore di santi

Antonio Colella è un giovane barese che fa un mestiere molto particolare: dopo un passato di piccoli furti, entrato illegalmente nel negozio ormai chiuso di un riparatore di santi, decide di cambiare vita e prenderne il posto. Questa illuminazione ha però un effetto molto strano: sembra infatti che i santi riparati da Antonio facciano miracoli…

Girato in stile documentario e con una sceneggiatura solida, Il riparatore di santi, parte da un soggetto davvero molto originale. Grazie anche all’uso di un cast di non attori (straordinari soprattutto gli anziani del corto) e ad un linguaggio, per così dire, di strada, Luciano Parravicini riesce a divertire e a catturare la curiosità dello spettatore ma nello stesso tempo porta a riflettere, grazie ad una fotografia cruda e senza filtri, su una situazione sociale di periferia che è quella di Bari ma che accomuna sicuramente molte metropoli italiane.

L’intervista al regista

‘Il riparatore di santi’ racconta una storia davvero molto particolare. Vuoi raccontarci la genesi del corto?

L’idea de Il riparatore di santi nasce da un’esperienza documentaristica svolta nel quartiere San Paolo di Bari; intervistando i suoi abitanti ho potuto conoscere la sua storia, la genesi del quartiere da un punto di vista urbanistico e umano. Rimanendo a stretto contatto con chi ci vive è semplice capirne le esigenze, soprattutto per un quartiere periferico le cui necessità sono davvero tante, che molto spesso viene abbandonato dalle istituzioni ed utilizzato in alcuni casi come un bacino di voti elettorali.

Quando nelle mie interviste ho chiesto agli abitanti un parere sul futuro, la risposta generale è stata di rassegnazione ad un volere altrui, di lavoro che manca, di lassismo ad uno stato di abbandono degli edifici e di chi li abita; se proprio vogliamo dirla, una sorta di microsistema che rispecchia una parte d’Italia. Quando finiscono le risposte razionali agli eventi spesso si ricorre al soprannaturale, alla fede, ad un qualcosa che vada oltre la comprensione umana, ho quindi voluto sintetizzare quest’ultimo concetto con l’esperienza documentaristica.

il riparatore di santi film

Una scena del corto Il riparatore di santi

‘Il riparatore di santi’ è in realtà un Mockumentary ma molto realistico. Come mai questa scelta?

Per diverse ragioni, la prima e fondamentale è stata lo scegliere un linguaggio narrativo che collochi immediatamente lo spettatore all’interno della storia facendogli credere che sia assolutamente vera; il mio intento è stato raccontare una storia plausibile, che possa aprire degli scenari di riflessione e di discussione, che non si fermi alla visione in sé per sé. Ho scelto un linguaggio semplice e comprensibile da tutti, simile ai media giornalistici per aumentarne il senso di veridicità. Anche per un esercizio di stile ho provato il mockumentary, personalmente credo che richieda uno sforzo superiore rispetto ad una rappresentazione di fiction classica.

Il corto è girato in Puglia, tua terra natale, con attori la cui cadenza è molto marcata. Come mai questa scelta? Voglia di raccontare storie della tua terra? Ti sentivi più a tuo agio in luoghi familiari?

Il riparatore di santi è girato in Puglia perché innanzitutto è dove vivo, quindi è un corto a Km zero, genuino; in questi anni l’Apulia Film Commission, nel bene e nel male, ha fatto molto per far si che l’immagine e la cultura della nostra terra venga diffusa nelle maggiori pellicole italiane ed estere, per creare un indotto sia turistico che legato all’industria del cinema, ed io ne sono grato per avermi indirettamente dato la possibilità di raccontare il mio punto di vista.

Il corto non rientra propriamente nei canoni del marketing territoriale, questo per nostro volere, mio e del co-sceneggiatore Matteo Martinelli, che mi ha supportato e sopportato sia nella stesura che nella realizzazione, ci sembrava doveroso raccontare altri aspetti, meno conosciuti ed inflazionati.

il riparatore di santi trama

Parliamo un pò della lavorazione del corto. Come hai selezionato i tuoi attori (giovani ed anziani)?

Questa parte è stata davvero divertente, per aumentare il senso di verità volevamo che agli attori principali venissero affiancati a dei personaggi del luogo, per questo motivo abbiamo effettuato dei casting sul territorio dove si sono presentate persone veramente simpatiche, tra cui un gruppo di signori anziani, tutti amici tra di loro, tutti ingaggiati per il corto chiaramente, che ammiro molto per la loro voglia di vivere nonostante i problemi e l’età, probabilmente hanno una vita sociale più intensa della mia.

Come sono andate le fasi delle riprese? Ci sono aneddoti che ti va di raccontare?

Quando in piena estate becchi l’unica settimana di pioggia e buona parte della tua lavorazione è in esterna, diciamo che inizi a pensare che c’è qualcuno che porti sfiga, ma questa cosa non ci ha assolutamente scoraggiati, anzi è servita per affiatare la troupe, ci siamo rimboccati le maniche ed abbiamo portato avanti il progetto.

Un aneddoto su tutti: nel corto c’è una scena in cui un attore deve rompere la statua di un santo per chiedere un miracolo al protagonista del corto, bene, di statue di scena da rompere ne avevamo a disposizione solo una, avevo chiesto all’attore di simulare il lancio della statua, ma di non lanciarla fino all’ultima take, bene, primo ciak, l’attore inizia, si lascia trasportare dalla foga del momento, beh potete capire da soli come va a finire, fortunatamente l’ho registrata; in realtà sono contento che sia andata così, aumenta la veridicità del momento.

Il tuo corto ha partecipato al festival Tulipani di Seta Nera. Com’è stata questa esperienza? Ci sono state critiche o complimenti che ti hanno colpito?

È stata un’esperienza davvero interessante, un bel momento di confronto con altri registi, attori e tutte quelle figure professionali che ruotano attorno al cinema e tv, il complimento maggiore l’abbiamo ricevuto dalla giuria del festival, in particolare da Giorgio Arlorio uno dei più grandi sceneggiatori del cinema italiano che ci ha conferito il premio come miglior sceneggiatura.

Più che critiche molto spesso mi capita di deludere le aspettative di chi mi chiede se Antonio, il protagonista de Il riparatore di santi interpretato da Danilo Giuva, esista veramente, o se sia ispirato da una storia vera; quando affermo che è inventato di sana pianta mi dispiaccio nell’osservare la delusione scendere nello sguardo delle persone che ci hanno creduto fino ad un attimo prima e che magari si sono affezionate alla storia del protagonista. Da un lato me ne dispiaccio, dall’altro ne sono molto contento, significa che ho raggiunto un obiettivo.

Luciano Parravicini

Il regista Luciano Parravicini

E per concludere uno sguardo al futuro. C’è già un nuovo progetto nel cassetto? Un nuovo cortometraggio?

In questi giorni sto lavorando con Matteo Martinelli e Salvatore De Mola per la stesura della sceneggiatura di un lungometraggio, si chiama Quando suonavo il jazz tratto dal libro di Carmela Formicola, edito da Florestano Edizioni, si tratta di una black commedy ambientata tra Bari e provincia, è un progetto a cui teniamo molto e che vorremmo realizzare, il cui sviluppo progettuale è stato finanziato dall’Apulia Film Commission; mi piacerebbe inoltre realizzare un lungo basato sulla storia del riparatore di santi, è una storia interessante che può essere ampliata per rappresentare scenari differenti, realizzabile con costi contenuti, quindi, produttori fatevi avanti!

Leave a Reply