#Venezia74: Woodshock delle sorelle Mulleavy

#Venezia74: Presentato nella sezione Cinema nel Giardino, il film d’esordio delle stiliste Kate e Laura Mulleavy, Woodshock, sarà di certo uno di quei titoli che dividerà critica e pubblico con particolare facilità tra il suo essere per nulla umile nella messa in scena e nelle intenzioni e per la ricerca di complessità visiva con alla base una storia semplice nella sua essenza.

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Woodshock

Non sono le prime stiliste, certo, a fare il passo alla regia. Nel 2009, proprio qui a Venezia, Tom Ford esordiva con lo splendido A single Man. Dunque i selezionatori del Festival non si sono lasciati sfuggire la possibilità di una replica. Cosa alquanto improbabile dal momento che Woodshock mette insieme una regia che ricerca uno stile sperimentale molto anni sessanta-settanta e che ha come chiare references il lavoro di Sofia Coppola, Lars Von Trier e Terence Malick nella ricerca di una messa in scena e di un’estetica al limite tra il reale e l’onirico con quella cura patinata nei costumi, nelle scenografia e nell’incursione musicale dove l’insieme prova ad elevare, a far letteralmente ascendere, una storia che di base si apre nella sua massima semplicità e che cerca poi un sistema astruso per farsi leggere e seguire.

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In tutto ciò, fondamentale la presenza della protagonista Kirsten Dunst, bellissima si immette con il suo volto e il suo corpo ‘a servizio’ di una storia partorita anche dalla sua mente e che sposa nel ruolo di produttrice esecutiva.

Il problema del film è che, dopo 100 minuti, risulta un flusso di coscienza a metà tra un videoclip ed uno spot pubblicitario di prim’ordine, immersi in queste foreste affascinanti, con il suo finale delirante che ci ricorda quanto forse le sorelle Mulleavy abbiano fatto il passo più lungo della gamba e che la scelta di costruire una storia dove il corpo del personaggio funga da semplice catalizzatore emotivo tra lo spettatore e la bellezza estetica delle immagini, riduce l’insieme a poco più di una scatola piena di cose che spetta a noi intuire, leggere e reinterpretare, lanciataci da due giovani registe che non hanno di certo trovato qui la chiave per la loro identità autoriale, lasciandoci solo una bella copertina di un libro ancora dalle pagine bianche.

Trailer del film “Woodshock”:

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