Nella splendida cornice del Teatro Petruzzelli di Bari, anche per l’edizione 2014 del BIF&ST si sono susseguiti artisti di fama internazionale. Ad aprire gli appuntamenti delle lezioni di cinema il regista premio Oscar per La grande bellezza, Paolo Sorrentino.
Il primo lungometraggio di Paolo Sorrentino, L’uomo in più, risale al 2001 e vede la nascita del sodalizio con l’attore Toni Servillo.
L’uomo in più: il primo film di Paolo Sorrentino e Toni Servillo
Toni Servillo raccontava come all’epoca de L’uomo in più, gli fosse arrivato un copione mentre lui stava portando in scena un opera di Molière e con una certa spocchia (parola di Servillo), inizialmente non volle neanche leggere il copione. In questo video Sorrentino ripercorre il momento in cui, dopo l’esperienza di segretario di produzione e quella dei primi cortometraggi ebbe l’ardire di provare a presentare un copione a questo attore che, in realtà, al cinema non aveva ancora avuto una sua piena affermazione
Un’esperienza tragica: perdere il girato
Durante la lezione di cinema Sorrentino ha ripetuto spesso di ricordare poco gli eventi del passato se non quelli più tragici. E’ il caso per esempio di questo avvenimento legato a del girato preziosissimo lasciato in una macchina una sera:
Paolo Sorrentino: Uno dei primissimi lavori che ho fatto è stato lavorare sul set. Avrei voluto lavorare nel reparto regia ma sono entrato a film già iniziato e quindi non c’era più posto, così fui dirottato in produzione. Non era precisamente il mio campo, in quanto questo lavoro prevedeva un’organizzazione mentale che non mi si confà, e tra i vari disastri che feci ci fu quanto di più grave si può fare in un set, cioè perdere un girato. Poi l’ho ritrovato in macchina mia lasciata aperta di notte a Napoli quindi fu un vero miracolo!
Cinema e letteratura
In un’intervista Sorrentino aveva sottolineato le strettoie che ha il cinema, i costi, le settimane di ripresa, gli attori, e questo recinto lo aveva confrontato con la libertà della letteratura. Il regista ha infatti scritto anche un romanzo, Hanno tutti ragione. Al tempo stesso non c’è personaggio di un suo film che non abbia un sottotesto letterario, tutti potrebbero essere trasposti su pagina. Ecco cos’ha detto a riguardo durante l’intervista:
Paolo Sorrentino: Intanto vorrei rettificare: se ho parlato della distinzione tra cinema e letteratura per cui si dice che il cinema ti costringe a non poter fare delle cose perché non ci sono i soldi mentre la letteratura ti lascia la libertà di immaginare qualsiasi cosa, forse l’ho detto un po’ per pigrizia, per quello che è un luogo comune. In realtà penso che nel cinema, la ristrettezza e tutti i condizionamenti legati alla disponibilità di denaro che ti impediscono di fare delle cose, possano essere risarcite dalla libertà delle idee, per cui alle volte certe pochezze che si vedono nei film vogliono avere l’alibi del budget ma in realtà è una pochezza derivante dalla scarsità di idee. Mentre se c’è la forza delle idee si può tranquillamente supplire al fatto che non stai facendo un kolossal. Quindi la delimitazione tra cinema e letteratura l’ho un po’ rivisto.
Così come in letteratura puoi raccontare di astronavi, di cose apparentemente costosissime ma anche in questo caso se non hai una forza legata alle idee non darai nessun tipo di impatto. Quindi, dato che questo è un paese che si piange molto addosso, sta continuamente ad individuare i problemi, quello dei soldi al cinema è vero ma non esaustivo di come si deve fare un film.
La grande bellezza, Jep Gambardella ed il confronto con La Dolce Vita
Qualcosa che è sicuramente alieno al cinema di Sorrentino è il tocco moralista. Non c’è mai un giudizio sui suoi personaggi e, nonostante abbia affermato di avere una malsana passione per le biografie dei mascalzoni, non c’è quel sapore di un certo cinema che si mette in cattedra per dire chi è buono e chi è cattivo. In questo video Sorrentino parla del personaggio di Jep Gambardella e del confronto con La Dolce Vita di Federico Fellini cui il regista ha detto di essersi ispirato:
Viste le polemiche intorno a La grande bellezza, Sorrentino ha approfittato dell’incontro per dire la sua su cosa voleva raccontare con questo film e sulla nostalgia, sentimento che ritroviamo spesso nei suoi film:
Paolo Sorrentino: Volevo raccontare tutto quello che c’è. La cosa suscita il riso ma in realtà è quello che volevo fare e in questo senso il film è molto ambizioso. Non solo Roma, non solo l’Italia, volevo raccontare tutti gli stati d’animo possibile. Ovviamente l’ambizione sta non nel riuscire, ma nello stabilire un tetto e non arrivarci mai, stare molto al di sotto. Volevo raccontare tutte le possibili forme di gioia e disperazione degli esseri umani, tutte le possibili forme di conflitto, di bellezza e di bruttezza. Ovviamente alcune le ho colte altre no però questo è il tentativo malsano che vuole questo film.
Quando cerchi di raccontare il tutto corri seriamente il pericolo di sfociare in niente. Forse le uniche critiche che condivido del film sono quelle che motivano la sua superficialità, perché questo è un rischio possibile e magari il film c’è caduto. Volendo raccontare il tutto si finisce per sfiorare superficialmente le cose. Però è una cosa che mi andava anche bene perché il protagonista galleggia dentro una superficialità ed aveva orrore di qualunque forma di profondità. L’unica forma di profondità che riesce a concepire è quella istintiva, naturale, quella che condivido, cioè il ricollegarsi alle emozioni di quando si era bambini.
Mi ritrovo molto nella frase di Verdone che dice ‘lasciateci la nostalgia’, è l’unica possibilità per chi è diffidente sul futuro. A me sembra normale, sono diffidente verso il futuro perché nel futuro c’è vecchiaia e morte quindi è ovvio essere nostalgici. Discorsi un po’ troppo seri per le 11 di mattina di domenica…
Termina qui la prima parte della lezione di cinema del regista Paolo Sorrentino. Continua a leggere la seconda parte.