Continuiamo la lezione di cinema dell’attore e regista Sergio Rubini. Dopo aver raccontato nella prima parte dei suoi esordi e del rapporto con l’attrice Mariangela Melato, in questo articolo approfondisce il suo rapporto con il regista Federico Fellini.
La carriera: la scelta di diventare regista
Verso la fine degli anni ’80 Sergio Rubini, che si stava affermando come attore, decide di fare il regista:
In realtà ha deciso per me Domenico Procacci (produttore di Fandango n.d.r.). Io avevo fatto delle regie in teatro e iniziavo a sentire il palcoscenico come un grande limite. Il palcoscenico è un luogo in cui uno deve percepire l’infinito. Se lo senti come un rettangolo con dei confini determinati allora, soprattutto per un regista, diventa un limite e non sarai mai in grado di muoverti come vorresti. Avevo un pò di difficoltà segrete, riscontrate dentro me stesso, mentre invece mi piaceva molto la radio.
Quando ho finito l’accademia e ho cominciato a lavorare in teatro la ripetitività di tutte le sere francamente mi faceva molto soffrire. Certo poi ti dicono ‘ma ogni sera è diverso’, si ma quanto diverso? E poi la vita del teatro ha dei ritmi tutti notturni intorno a quelle due, tre ore. Mentre al cinema si insegue la luce in teatro si insegue il buio.
In questo video Sergio Rubini racconta com’è arrivato alla sua prima regia al cinema:
L’incontro con Federico Fellini
Il racconto dell’incontro con Federico Fellini, Rubini l’ha raccontato diverse volte (possiamo leggerlo anche nella precedente lezione di cinema del regista) ma…
Mi fa piacere ripeterlo perchè è un racconto che si struttura negli anni man mano che lo faccio, si arricchisce, si aggiungono con il tempo personaggi con cui vengo a contatto. Ci sono porte che si aprono che non ricordavo si fossero aperte, ci metto dentro cose forse non del tutto reali però penso che a Federico avrebbe fatto piacere questa deformazione della realtà
Nel video che segue, i dettagli di questo straordinario incontro:
Vittorio De Sica
In Intervista, Sergio Rubini faceva la parte di Fellini da giovane. In realtà però lui lo vedeva più somigliante a De Sica che a se stesso:
Quando preparava le inquadrature restava a guardare nel buco per tanto tempo (quanto tempo perdeva! Il ricordo che ho del set di Fellini è di questo senso di galleggiamento che andava senza una direzione apparente), mi guardava poi si rivolgeva a Tonino Delli Colli (direttore della fotografia n.d.r.) e diceva ‘ma questo somiglia a De Sica!’. Comunque per lo meno lui era più gentile, non dico cosa diceva Delli Colli quando mi guardava, mi veniva a misurare con l’esposimetro e diceva ‘A Federì che je faccio a questo?’.
Le telefonate
I sgni di Fellini sono famosi ma Rubini non crede gliene abbia mai raccontati:
Non ricordo, non mi sembra e non voglio fare confusione. Siccome conosco alcuni sogni di Federico non voglio attribuirli a cose che mi ha raccontato e che non sono vere. Mi ha raccontato tante cose che mi porto dietro. Diciamo la verità, io non sono come Totò Cascio, non ho fatto Nuovo Cinema Paradiso da bambino, è un’esperienza un pò diversa. Non ho incontrato un personaggio, non è stata l’esperienza formativa della mia vita.
Ho avuto un incontro con un intellettuale, con un regista, ho avuto a che fare con lui, l’ho sentito respirare, parlare, l’ho visto lavorare. E’ questa la vera esperienza, ciò che mi ha segnato. E’ una cosa molto personale, molto mia. Federico era un vero maestro. Secondo me se Federico non se ne fosse andato, l’Italia non sarebbe andata come è andata, Berlusconi non avrebbe avuto lo spazio che ha avuto, anche molti miei colleghi non avrebbero fatto i film brutti che abbiamo fatto.
Le telefonate di Federico erano una cosa pazzesca, lui poteva chiamare pure alle 7 del mattino. A quei tempi io avevo 25 anni, alle 7 io ero praticamente andato a dormire da un quarto d’ora, però essere beccato da Federico al telefono dormiente era una vergogna. Allora quando sapevo che Federico mi avrebbe telefonato mi mettevo la sveglia; ero già sposato con Margherita Buy e lei pensava che fossi matto. Facevo anche esercizi con la voce, non volevo mi beccasse con la voce impastata dal sonno.
Questo è un vero maestro perchè non ti diceva ‘ti devi svegliare presto’, quelli che te lo dicono ti rompono le balle, li vivi come un’invasione e trovi un modo per fregarli. No lui non ti diceva quando dovevi svegliarti, ti chiamava facendoti capire che se volevi esprimere un parere sul mondo la prima cosa che dovevi fare era svegliarti presto e questo è l’insegnamento più potente che non ti arriva da un maestro ma da un amico come te perchè lui non stava lì ad insegnare ma attraverso il suo modo di vivere imparavi.
Termina qui la seconda parte della lezione di cinema di Sergio Rubini. Continua a leggere la terza parte.
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