Lezioni di cinema: i fratelli Taviani – terza parte

E siamo arrivati alla penultima puntata della lezione di cinema dei fratelli Taviani. Ci eravamo lasciati con la loro esperienza a Cannes, l’anno in cui vinsero con Padre padrone. Riprendiamo da lì parlando del loro ultimo incontro con il regista Roberto Rossellini.

Roberto Rossellini: l’ultimo incontro

Paolo e Vittorio Taviani incontrarono Roberto Rossellini per l’ultima volta proprio a Cannes, l’anno in cui vinsero con Padre padrone, fortemente voluto proprio dal regista, allora presidente di giuria. Dopo qualche giorno, infatti, Rossellini morì:

Le critiche e i critici

Paolo Taviani:

E’ giustissimo documentarsi e leggere le critiche quando si vede un film. Noi abbiamo avuto molto sostegno, soprattutto agli esordi e soprattutto da una certa critica che ci ha dato la possibilità di credere in quello che facevamo. C’erano però alcuni, come Guglielmo Fofi, che negli anni ’60, su una rivista chiamata Quaderni Piacentini,  diceva che noi, Bertolucci, Olmi, Rosi ed altri dovevamo cambiare mestiere perchè non eravamo fatti per il cinema.In seguito ha chiesto scusa.

Questi critici ci sono sempre stati, basta leggere le critiche che ha avuto Rossellini per Paisà, o Visconti per La terra trema, fa parte del nostro mestiere calcolare che ci sono dei critici a cui non piaceremo. Poi di contro vai a New York al MOMA e noti che ha comprato 8 nostri film, proprio quelli di cui alcuni critici hanno parlato peggio.

Quando si decide di fare questo mestiere si mette in calcolo che si può avere successo o dei grandi fiaschi, siamo preparati e ferrati su questa possibilità. Quando capita che va male si sta male lo stesso, non fa piacere, però ce la fai. La ferita più grossa fu quando Sotto il segno dello scorpione (presentato a Venezia) ebbe un esito catastrofico.

Su un giornale uscì un titolone ‘Sotto il segno del gambero‘, la televisione affermò che avevamo fatto bene a non presentarci al Festival perchè eravamo stati un fiasco. La cosa però che ci fece soffrire è che da Roma, anzichè andare a Venezia, eravamo tornati a casa nostra e c’era nostro padre che non era preparato come noi.

Quando sentì queste critiche lui cercò di consolarci e per noi fu straziante! Noi siamo stati male per lui, più che per quello che veniva detto. Quando vincemmo la Palma d’Oro il primo nostro pensiero fu per nostro padre chi ci aveva ormai lasciati.

Vittorio Taviani:

La critica italiana era combattiva ma il riconoscimento maggiore l’abbiamo avuto dalla Francia. Lì ci hanno riconosciuto in modo forte il nostro modo di cercare la verità, il nostro modo di fare cinema e ogni volta che andavamo a Parigi tornavamo sempre con la voglia di continuare a fare film. Erano i francesi che ci davano la forza di proseguire.

Quando si leggono le recensioni non si deve rimanere passivi ma ci si deve confrontare. E poi si devono leggere dopo aver visto il film altrimenti ci si fa influenzare. E comunque le critiche positive passano dal cervello e poi escono, quelle negative entrano e ci rimangono.

Good Morning Babilonia: l’esperienza di due fratelli

Ambientato tra la Toscana e la California degli anni ’10, racconta la storia, vera, di due fratelli scultori toscani costretti ad emigrare in America, dove lavorano sul set del film Intolerance di Griffith ad Hollywood, fino allo scoppio della Prima guerra mondiale. Essendo la storia di due fratelli è normale domandarsi quanto si siano ispirati al loro rapporto:

Vittorio Taviani:

Noi quando abbiamo pensato che fossero due fratelli, abbiamo deciso di rimanere estranei a questa storia. Ci abbiamo provato e credo ci siamo riusciti però indubbiamente la nostra esperienza è sotto il narrato: anche non volendo qualcosa della nostra esperienza del lavoro a due è affiorata.

Abbiamo sempre cercato, anche sul lato del carattere, di confondere le idee. Ci sono tanti autori fratelli (i Dardenne, i Coen), per non parlare dei padri del cinema, i fratelli Lumiere. Quello dei fratelli è un fenomeno e non solo al cinema.

E poi qualsiasi autore, anche quando è solo, è sempre in contrasto con se stesso. tempo fa abbiamo visto la pagina manoscritta de L’infinito di Giacomo Leopardi. Ricordiamo tutti quelle parole che sembrano veramente calate dall’azzurro del cielo semplici, uniche, insostituibili. Se invece si guarda quel manoscritto si trovano tante cancellature.

Ogni volta che Leopardi cancellava era il momento in cui si diceva: stronzo Giacomino fai meglio! Se Giacomino era in contrasto con se stesso continuamente, immaginate due persone che lavorano sullo stesso tema. Il contrasto è una forza perchè è un modo per cercare la verità.

Se fossero state tante le volte in cui non fosse stato possibile trovare un accordo, la verità che appagava entrambi, tra me e Paolo sicuramente il nostro rapporto sarebbe finito molto prima. Fino ad oggi nella ricerca, sempre drammatica, sempre dialettica e contrastata, di una verità che non è la verità logica ma quella dello spettacolo, della rappresentazione del linguaggio del cinema, ogni volta dopo aver cercato anche da punti opposti arriviamo ad un momento in cui ci riconosciamo. E quello è il risultato che risponde a quello che entrambi desideriamo.

E con questa battuta termina la terza parte dell’interessante lezione di cinema dei fratelli Paolo e Vittorio Taviani. Continua a leggere la quarta ed ultima parte.

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