Eccoci giunti alla seconda parte della lezione di cinema dei fratelli Paolo e Vittorio Taviani. Dopo aver parlato dei loro esordi e del loro primo incontro con Gian Maria Volontè, continuano a raccontarci altri aneddoti sull’attore, il rapporto del regista con gli attori e dell’esperienza a Cannes con Padre Padrone.
Gian Maria Volontè
Ecco cosa ha detto Paolo Taviani parlando dell’attore Gian Maria Volontè:
Andare in proiezione con lui era molto commovente perchè si guardava e diceva: ‘io non mi sono mai visto di spalle. Il culo recita non solo la faccia! L’ho capito solo ora: d’ora in avanti userò il mio corpo con una coscienza diversa!‘
Aveva queste reazioni a quello che vedeva su se stesso. Spesso erano critiche perchè poi quando gli attori si vedono sullo schermo gli va sempre male tutto quello che fanno. A noi sembrava un ragazzo dell’accademia per come recitava ma non lo era perchè era anche uno tosto.
Di questo grande attore si dice però che avesse anche un carattere difficile. Persino Gianni Amelio che ha lavorato con lui in Porte Aperte raccontava di quanto fosse terribile
Il rapporto del regista con l’attore
Secondo i fratelli Taviani alcuni attori sono cocreatori del film. Un esempio è Giulio Brogi che con loro ha girato I sovversivi, Sotto il segno dello scorpione, San Michele aveva un gallo e Il prato.
Film difficili: Padre padrone
Paolo e Vittorio Taviani hanno sempre affrontato con tenacia e testardaggine film impegnativi e dalle tematiche profonde e difficili. Ecco come spiegano i motivi di queste scelte:
Paolo Taviani:
Il responsabile di tutto è Rossellini, in particolare il suo Ladri di biciclette, e tutto quel cinema, come quello russo, che il grande pubblico non conosceva. Rossellini diceva sempre: ‘io ho fatto tanti film, l’unico che ha fatto grandi incassi è stato Roma città aperta perchè l’hanno scoperto gli americani e Il generale Della Rovere che è il film più brutto che ho fatto. – E non è vero – Tutti gli altri non hanno mai fatto una lira’.
Questo grande regista che ha cambiato il modo di far cinema nel mondo e che insieme a Fellini e De Sica rimarrà nella storia dell’Arte italiana (e non solo del cinema) è uno che ha fatto pochissimi soldi. Infatti quando poi vincemmo la Palma d’Oro a Cannes per Padre padrone ci disse: ‘questo film farà anche soldi‘. E noi ‘bene se l’ha detto lui non guadagnerà una lira‘.
Invece quella volta ci azzeccò: Padre padrone è un film che inaspettatamente fece un sacco di soldi, uscì in ogni angolo del mondo, solo a Parigi fece 1 milione e 400 mila entrate. Era un film che amavamo moltissimo, quando ci venne l’idea, lo proponemmo in giro e nessuno lo voleva fare: ci dicevano che era un film solo di fattori, non c’era una donna, ambientato sulle montagne.
In quel periodo stava nascendo la seconda rete e il direttore Massimo Fichera si entusiasmò all’idea ma ci diede solo 80 milioni e disse a Grazia Volpi, la nostra produttrice: ‘ci sono questi soldi se volete entrare in partecipazione allora accetto‘.
Il film ha incassato tantissimo! Era un film che doveva uscire alle 23.15 in televisione sulla seconda rete, girato in 16mm. Noi volevamo farlo a tutti i costi e abbiamo accettato di farlo per la televisione. Poi quando è stato selezionato per il Festival di Cannes lo abbiamo gonfiato a 35mm.
Padre Padrone a Cannes
Ecco, dalla viva voce dei protagosti, l’esperienza di Padre padrone a Cannes:
Termina qui la seconda parte della lezione di cinema dei fratelli Paolo e Vittorio Taviani. Continua a leggere la terza parte.