Francesca Archibugi al BIF&ST 2016: Verso Sera, Marcello Mastroianni e gli altri film

Siamo arrivati alla terza ed ultima parte della lezione di cinema di Francesca Archibugi. Dopo aver parlato del film Verso Sera con Marcello Mastroianni ed averne raccontato i retroscena, la regista ha risposto alle domande del pubblico sulla sua carriera.

Francesca Archibugi

Francesca Archibugi

Ancora Verso sera

Come avrebbe visto Francesca Archibugi l’attore Vittorio Gassman nel ruolo? Come si è concluso con lui, chi l’ha spinta alla scelta finale? E come mai Verso sera, rispetto ad altri suoi film, è così lontano dal tempo presente?

Francesca Archibugi: Quando ci mettiamo a lavorare non siamo poi così autoesigenti, facciamo le cose anche per impulso, al secondo film figuriamoci se pensavo alla mia filmografia non ci penso nemmeno tanto adesso (ride) quindi ho fatto fondamentalmente quello che avevo voglia di fare. Quanto alla candidatura di Marcello, il mio produttore non mi avrebbe mai imposto nessun tipo di attore, Vittorio Gassman era stato sentito in via generale di interesse ma non incontrato da me. Io ho semplicemente cambiato idea perché me l’ha fatta cambiare Marcello.

Il mio produttore Leo Pescarolo ha avuto l’intelligenza di chiuderci mezza giornata in una stanza ed è andata a finire che siamo andati a cena e ci siamo bevuti otto grappe (anche su quello ci siamo cementati, ride) però lui era sicuro che dopo aver passato un pomeriggio con Marcello avrei cambiato idea e semplicemente avrei capito quanto era giusto il suggerimento del mio produttore che diceva ‘lo fa diverso, perché non è votato a quello’. E’ stato un grande insegnamento il fatto di non prendere sempre gli attori che hanno come si dice il fisique du role e quindi anche quello è stato un grande insegnamento per me, di prendere gli attori e di spostarli, farli recitare a volte a testa in giù.

Qual è stato il tipo di lavoro sul personaggio che Mastroianni ha fatto? Qual è il suo approccio al personaggio?

Nel video la risposta alla domanda della regista Francesca Archibugi:

Il rapporto con la mamma scrittrice morta precocemente

Francesca Archibugi: Mamma è morta che io ero molto giovane, si è ammalata che avevo 13 anni quindi da lì al momento che è morta è passato tutto il liceo. E’ stata sotto la minaccia dell’assassino è stata operata tre volte era giovanissima. Quindi il rapporto con mia madre essenzialmente è stato questo, il fatto che l’assassino l’ha portata via troppo presto. Io ho un rapporto sia con la prosa che con la poesia di mia madre molto complicato nel senso che mi è molto difficile valutarle in quanto cerco di capire quello che c’è dietro.

Mia madre era una donna straordinariamente colta, una delle persone più colte che abbia mai nel tempo conosciuto, era laureata con una tesi su Proust, mia sorella si chiama Bertina, era una grande esperta di letteratura francese, mi ha dato soprattutto un amore sconfinato verso la letteratura, mi ha messo in mano dei libri quando ancora non sapevo leggere, ci ha insegnato prestissimo a leggere, non ricordo neanche quando, molto prima di andare a scuola. E’ stato un dono del cielo che mi hanno portato via troppo presto. Chissà come sarebbe stato il nostro rapporto adesso che ho tre figli anch’io. Un sentimento molto semplice che tutti quelli che hanno avuto degli spaccamenti giovanili così possono condividere. Rimanere orfani nell’epoca adolescenziale è una brutta botta.

Il film è una critica al partito quanto il partito pensava più al sociale che alla famiglia? La battuta che fa il professore su Cechov è sua o di Mastroianni? Perché lui amava Cechov…

Francesca Archibugi: Tutte le persone con del sale in zucca amano Cechov (ride), dovrebbe essere considerato patrimonio dell’umanità. Le battute sono di chi le scrive. Io avevo una tata che non poteva credere che Mastroianni diceva quello che avevo scritto io: ‘cioè adesso tu scrivi le cose e Mastroianni le ripete?’ diceva. Non c’è stato verso, è morta con l’idea che le raccontassi delle balle.

Non c’è critica al partito. I film sono altre cose non sono articoli dell’espresso. Forse c’è qualcuno all’interno dei personaggi che può avere un’autocritica o una critica ma io non parlo mai per voce dei miei personaggi la considero la cosa più rozza, come dice Proust un’opera che contiene la sua ideologia è come un regalo con il cartellino del prezzo, quindi io non critico il partito sono i personaggi che si muovono nelle loro opinioni su che cos’era il partito se a un certo punto il professore diventa autocritico o se stella è molto critica sono loro non sono io. E’ terribile attribuire le proprie opinioni ai personaggi. I personaggi devono vivere di vita loro.

Mastroianni faceva pesare la sua bellezza? Com’era il rapporto con le donne?

Francesca Archibugi: Lui amava le donne ma la prima cosa che ti diceva, che ti raccontava, in questi grandi set in cui si viaggia tutti insieme e si lavora molto fianco a fianco e ci si confessa di cose private e personali, la prima cosa che lui aveva cercato di dirmi è gli avevano fatto sempre un sacco di corna che una volta era stato lasciato dalla donna della sua vita per uno più giovane, multimiliardario di una delle più antiche famiglie di francia e lui diceva ‘a che mi attaccavo io?’. La prima cosa che voleva dirmi era ‘non sono niente, non sono Mastroianni sono una povera anima in pena come te e come tutti’ pronto a prendere i calci amorosi che ci prendiamo tutti. Poi le donne gli piacevano eccome, aveva una vita mitica e mirabolante…non mi risulta fosse fedele (ride)

Termina qui la terza parte della lezione di cinema di Francesca Archibugi. Appuntamento alla prossima settimana per un nuovo protagonista.

Le foto dei protagonisti

In queste gallerie una carrellata di foto dei protagonisti del festival

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