Vincitori al BIF&ST 2016 rispettivamente con il Premio Mario Monicelli per il miglior regista ed il Premio Piero Tosi per i migliori costumi per il film Il racconto dei racconti, Matteo Garrone e Massimo Cantini Parrini svelano in questo articolo i retroscena del film.
Il costumista Massimo Cantini Parrini ed il regista Matteo Garrone
Matteo Garrone e Massimo Cantini Parrini: il lavoro nel film ‘Il racconto dei racconti’
Per il film Il racconto dei racconti, Matteo Garrone oltre ad esserne regista è anche produttore. Tra l’altro Garrone è sempre stato maniacale in tutto ciò che ha fatto quindi anche la scelta del costumista è stata importante. Come ha scelto Massimo Cantini Parrini e come ha lavorato con lui? Nel video la risposta del regista e del costumista che dopo tanti lavori all’estero con Gabriella Pescucci per La fabbrica di cioccolato di Tim Burton e Sogno di una notte di mezza estate di Michael Hoffman, si è ritrovato sul set di Garrone.
Giambattista Basile ed un ricordo di Ettore Scola
In questo video Matteo Garrone, che per Il racconto dei racconti ha cambiato decisamente genere, racconta come è arrivato ai racconti di Giambattista Basile. Nella conclusione del video Massimo Cantini Parrini ricorda Ettore Scola con il quale ha lavorato in Che strano chiamarsi Federico.
L’universo visivo de ‘Il racconto dei racconti’
Quanto è stato difficile per Matteo Garrone e Massimo Cantini Parrini ricreare l’universo visivo dei racconti di Giambattista Basile? Nel video la risposta:
Lu cuntu de li cunti di Giambattista Basile
Matteo Garrone: Lo confesso, io non avevo mai letto nulla di Giambattista Basile. Ho letto i suoi racconti 5 o 6 anni fa e da subito è come se avessi sentito un legame familiare con questo autore. Questo amore per il grottesco, per il tragico che si mescola al comico, questa umanità anche un po’ deforme e però raccontata sempre con calore e amore, queste storie che in qualche modo non sai mai come vanno a finire, sempre imprevedibili. Per non parlare della ricchezza delle immagini. Ho sentito subito che era vicino al mio percorso.
Prima parlavo de L’imbalsamatore che è uno dei film a cui sono più legato. Quando ho girato L’imbalsamatore ancora non conoscevo Basile però ripensandoci oggi penso che quel film abbia molte cose in comune con i suoi racconti quindi in qualche modo c’è un legame forte con questo autore. Dopo aver finito Reality ho deciso di affrontare questa sfida un po’ folle e così è nato il progetto. Molto complesso è stato l’aspetto legato agli effetti speciali perché, a differenza degli altri film, avevo sempre e comunque a che fare con green screen ovunque e non sapevo mai che immagine sarebbe venuta fuori. Era un po’ frustrante però alla fine è andata bene.
Che assonanza c’è tra Tim Burton e Matteo Garrone, entrambi immaginifici e visionari?
Massimo Cantini Parrini: Matteo Garrone e Tim Burton sono due persone completamente diverse però la cosa che li unisce di più è il fatto che non riescono mai a spiegare quello che hanno dentro perché lo visualizzano in mente. E poi forse hanno in comune la timidezza ed il senso dell’umorismo.
I racconti del film
Il racconto dei racconti è ricchissimo di archetipi e uno dei temi dominanti è la metamorfosi, la trasformazione e la non accettazione di se. Come ha scelto i racconti Matteo Garrone? Nel video la risposta:
Castel Del Monte e le ispirazioni per il film
Parte del film è girato a Castel Del Monte in Puglia come spiega il regista:
Matte Garrone: Con Gennaro Aquino, il location manager che ha viaggiato per polti mesi attraverso tutta l’italia, abbiamo scelto alcuni luoghi. Castel del Monte in qualche modo ci sembrava giusto rispetto alla storia che stavamo raccontando, un luogo isolato dove Viola potesse sentire il senso di solitudine, quindi questa mi sembrava la cosa principale. Poi c’è anche la componente esoterica, alchemica, ma in realtà era il luogo ideale per raccontare quella storia. Abbiamo girato gli esterni a Castel Del Monte e gli interni al Castello di Gioia Del Colle dove Pier Paolo Pasolini aveva girato Il Vangelo secondo Matteo.
Dal punto di vista pittorico, il mio punto di riferimento principale era Goya, I capricci in particolare, era sempre presente nella base di preparazione del mio studio. Poi naturalmente c’è Caravaggio ed il ‘600 in qualche modo i pittori che mi hanno influenzato in tutto il mio percorso. Il lavoro dell’ideazione di queste creature è stato fatto con Leonardo Cruciano, anche lui barese: lui proponeva, ne parlavamo insieme e poi realizzava queste creature.
Il film è stato distribuito in 40 paesi. Che tipo di accoglienza ha avuto?
Matte Garrone: In realtà il film sta ancora facendo il suo percorso perché è uscito il 21 aprile in America e a metà giugno in Inghilterra e questi sono due dei paesi per me più importanti. Come se il film in qualche modo fosse partito in certi paesi ma in realtà avendolo girato in inglese con attori inglesi il territorio dove il film potrà avere maggiori possibilità sono proprio l’Inghilterra e l’America. E’ ancora presto per dire quindi com’è andata, non è ancora uscito in tutti i paesi in cui è stato venduto però non so direcome è stato accolto perché io ho l’abitudine, una volta finito un film, di pensare subito ad un nuovo progetto perché penso che il film farà il suo percorso da se.
I progetti futuri
Matteo Garrone: Per scaramanzia non ne parlo. Spero una nuova scommessa che mi darà quell’eccitazione, quell’adrenalina che è necessaria.
Massimo Cantini Parrini: Adesso sto lavorando a Black Butterfly un film americano girato a Roma, la regia di Brian Goodman con Antonio Banderas e Jonathan Rhys-Meyers.
Le foto dei protagonisti
In queste gallerie una carrellata di foto dei protagonisti del festival