Con fin troppa puntualità rispetto al settantesimo anniversario della nascita nonché il trentesimo della morte, esce in Italia questo nuovo film che rievoca l’infanzia di John Lennon “prima di essere John Lennon” – ovvero, prima di diventare famoso con i Beatles. Che forse non sarà una bieca operazione di sfruttamento postumo, come il cd natalizio della buonanima Michael Jackson, però qualche…
sospetto può farlo venire. Sulla carta, l’idea potrebbe anche essere buona: in fondo già troppo sappiamo della sua carriera vera e propria in tutte le sue varie fasi, soprattutto quella finale; mentre magari, chissà, andare a ritroso potrebbe farci capire quali condizioni possano avere favorito il germogliare di un artista del suo calibro.
Per la verità, il risultato è tutt’altro. Intanto, la scelta del protagonista lascia perplessi: uno con questa faccia qui, ditemi, se ne poteva trovare uno meno somigliante all’originale? (per la cronaca si chiama Aaron Johnson, si era visto in The Illusionist e poco altro).
Ma la somiglianza, si dirà, non è così importante se viene compensata dal carattere. Ecco, appunto. Il personaggio di questo Lennon adolescente è davvero loffio, stereotipato, un mocciosetto senza infamia e senza lode; e d’accordo, il copione non lo aiuta, ingabbiandolo in un ruolo talmente disadattato da sembrare finto: il “nowhere boy” futuro Beatle è un orfanello cresciuto con la zia arpia e lo zio alcolizzato, poi lo zio per giunta muore e allora il giovane Lennon sbrocca definitivamente cominciando a fare il cattivo ragazzo ma però in fondo è un cuore d’oro.
Siete ancora svegli? Io no, comunque siamo ancora all’inizio di un film che – mi spiace dirlo, perché ci ho perso il mio tempo a guardarlo – non mi ha avvinto neanche per un secondo. Ma dimenticavo il “colpo di scena”: John incontra la sua vera madre, una pazzarella come lui, l’unica che lo accoglie dopo l’espulsione dalla scuola, lo capisce, gli insegna il banjo e le gioie del rock’n’roll, insomma potrebbero essere felici. Ma ovviamente, il resto della famiglia è tradizionalista e fa di tutto per separarli.
La regista, Sam Taylor-Wood, ha fama di artista concettuale e dunque può essere che sia io a non cogliere i pregi artistici di questo film. A me è parso un quadretto dell’Inghilterra anni Cinquanta sospesa tra passato e presente, con personaggi tratteggiati in punta di vanga: saldamente divisi come sono tra “buoni” e “cattivi”, dove i buoni sono i giovani e i cattivi sono i vecchi. Di ricostruzioni sagomate degli albori del Rock ne avevo viste tante, ma come questa…
A dire il vero, John era un teppistello con tanto di chiodo e faceva a botte spesso e volentieri (basta consultare una qualunque biografia dei Beatles), il classico bullo di periferia…
Poi è arrivato Paul che lo ha un po’ addolcito insegnandoli accordi e soprattutto come accordare la chitarra (fino a quel momento la chitarra di John era accordata come un banjo!)
Poi è arrivato Brian Epstein che ha fatto adottare al gruppo un look più “di classe” con tanto di inchino sincrono a fine esibizione…
Poi è arrivata Yoko che a torto o a ragione prima lo segue nel baratro della droga e poi lo tira fuori, facendolo “germogliare” nel pacifista che tutti conosciamo e rimpiangiamo…
Purtroppo, leggendo i vari libri scritti sull’infanzia di John (per esempio quello di sua sorella Julia Bayrd, che è tra l’altro il copione di partenza del film) si deduce che la zia Mimì voleva a tutti i costi John per sé e lo “scippò” alla sorella ritenendola una scapestrata (che nell’Inghilterra classista è appena sopra lo status di “mignotta”)…
Non ho ancora visto il film, ma dal resoconto fatto deduco che è molto somigliante alla realtà che fu l’infanzia di John: un orfano di fatto in una squallida periferia di una squallida città distrutta dalla guerra e con scarse prospettive future dato dalla sempre minima importanza dei trasporti navali rispetto a prima del 1940…
sono d’accordo, la vicenda non è certo inventata anzi! quello che non mi è piaciuto e che venga raccontata senza approfondire granché la psicologia dei personaggi, ma solo fermandosi alla superficie del lennon teppistello… questa almeno è l’impressione che ho avuto io, ovviamente personalissima 😉 intanto grazie Chris per il commento, se vuoi potremo anche riparlarne dopo che avrai visto il film!