Nuovo appuntamento dei nostri amici Matteo Ragusa e Simone Rea. Questa volta per Cinemio sono andati a vedere il nuovo fim di Luc Besson, Adèle e l’enigma del faraone, da domani al cinema, e ce lo recensiscono in anteprima.
La trama
Nel museo di storia naturale di Parigi un uovo di centotrentasei milioni di anni fa si schiude dando alla luce uno pterodattilo che fa sprofondare nel panico la città. Caponi (Gilles Lellouche), ormai solo una caricatura dell’ivestigatore che fu, un uomo pluripremiato ma ormai poco motivato, affamato e stanco, si occupa del caso senza concludere molto. Fin quando, quasi per errore, scova il colpevole: un vecchio scienziato di nome Esperandieu (Jacky Nercessian) dall’età indefinibile e dall’aspetto inquietante che ha trovato il modo di far schiudere l’uovo.
Nel frattempo Adèle (Louise Bourgoin), una giovane e intraprendente giornalista, spinta da un tremendo senso di colpa per aver ucciso accidentalmente Agathe, la sorella, parte per l’Egitto alla ricerca di una soluzione. E’ infatti convinta che portando la mummia (presunto medico del faraone) a Parigi dal vecchio Esperandieu avrebbe trovato il modo di resuscitarla. Purtroppo al rientro dall’Egitto la situazione si complica e per Adèle diventa sempre più remota la possibilità di salvare se stessa dai rimorsi e la sorella da una morte prematura.
La recensione di Matteo e Simone
La pellicola è ispirata alla fortunata serie a fumetti dell’autore franco-belga Jacques Tardi ma come era facile immaginare l’atmosfera, tipica dell’eclettico Luc Besson, si potrà respirare in tutti i 107′ minuti del film. Segno evidente di un regista carismatico, appassionato e presente è evidenziato dal modo di raccontare le vicende: nel film tutto accade e niente è strano, perché Luc Besson racconta l’impossibile come semplice verità. Uno degli strumenti che utilizza per fare ciò è la musica: potente e fondamentale strumento capace di stravolgere le emozioni dello spettatore e capace di far prendere rotte inaspettate a qualsiasi storia.
Adèle e L’enigma del Faraone purtroppo ne è la succube dimostrazione: Infatti la colonna sonora aiuta questa sensazione del tutto può succedere e niente è improbabile, funzionando alla perfezione nei momenti dove il racconto è divertente, ma disturbando gli altri dove la suspance potrebbe regalare veramente movimento e ritmo alla pellicola. Infatti il film alterna momenti dove la storia è raccontata lentamente e con soluzioni prevedibili e momenti di azione poco interessanti e poco coinvolgenti, risultando purtroppo noioso e a tratti scontato.
Gli attori sono istruiti magistralmente dal regista con particolare attenzione alle caratterizzazioni dei personaggi: in particolare spicca Luise che sin dal primo momento irrompe con forza, passione e capacità risolvendo le situazioni in cui precipita, proponendosi come una vera icona femminile. Nota identificativa di Luc Besson è proprio la cura con la quale fa muovere i suoi personaggi (soprattutto quelli femminili): Quando Louise Bourgoin recita sembra quasi di vedere le mani del regista stringerle i polsi per guidarne i movimenti delle braccia, donando alla personalità di Adèle quel tocco di freschezza e di veridicità in più.
I personaggi sono molti e alcuni (anche abbastanza importanti) entrano in scena per pochi istanti come per dire: Ragazzi ci sono anche io! In effetti il film soffre il peso delle puntate che lo succederanno e più che raccontare si appropria di alcuni spazi nella storia per introdurre personaggi che forse vedremo più approfonditamente nelle prossime puntate. Per quanto riguarda gli effetti speciali, soprattutto quelli digitali, il risultato è buono, visivamente accattivante e ben integrato con il resto delle scenografie, le quali sono curate nei minimi dettagli come l’utilizzo che Besson fa del make-up, estremizzandolo con decine di protesi facciali per omaggiare i personaggi di Tardi.