Gli Stati Uniti contro Billie Holiday, un film biografico di Lee Daniels, con Andra Day e Trevante Rhodes. Al cinema dal 5 maggio 2022, dura circa 126 minuti (perché ormai, i film che durano meno di due ore sono eccezioni)
Gli Stati Uniti contro Billie Holiday
«Gli alberi del sud hanno un frutto strano,
sangue sulle foglie, sangue nelle radici,
un corpo nero penzola nella brezza del sud,
un frutto strano che pende dai pioppi…»
Una canzone, cantata da Billie Holiday, una canzone che le porta solo guai, che nessun bianco al potere vuole più sentire. Perché è una canzone che denuncia, descrive e accusa quello che succede nel sud America degli anni 40 (1940, ricordiamolo per dovere di cronaca).
Negri. Negri uccisi, linciati, impiccati, lapidati bruciati. Scegliete voi come, ma i negri così venivano trattati. Nessun diritto civile, nessun diritto quasi in generale. E una canzone, che solo Billie Holiday ha il coraggio di cantare.
Strange Fruit, chiaramente un’accusa, chiaramente una presa di posizione. E ogni volta che la canzone risuona, si risvegliano sempre più proteste, sempre più gente “alza la testa”, e questo non piace. Non piace ad Anslinger, agente bianco dell’FBI, che passerà la vita a perseguitare in ogni modo Billie.
Accuse di possesso di droga, accuse di abuso di droga, alcune volte vere, alcune volte solo pretesti per incastrarla.
Perché la droga, l’alcool e le relazioni sbagliate hanno fatto parte della vita di Billie, ma vengono usate come pretesto, come scusa per zittirla, per fare in modo che quella canzone non suoni più.
Una vita difficile, segnata fin dalla giovane età. Abusi, nessun affetto e solitudine sempre. Ingredienti che portano Billie a rifugiarsi nelle sole cose che sembrano lenire il suo dolore: il canto e l’eroina.
Una vita, una stella e i suoi ultimi giorni, mentre lentamente si spegne, ma nasce la leggenda.
Trailer del film Gli Stati Uniti contro Billie Holiday
All of me
Un film biografico su una delle grandi voci del secolo scorso: Billie Holiday. C’è tanta voce, c’è quel calore profondo del timbro di Billie. C’è la storia della sua vita, difficile, che forse avrebbe schiacciato un’altra persona. Ma non lei.
Lei che dal niente arrivò ad essere una leggenda, lei l’unica che ha avuto il coraggio di cantare una canzone scomoda a tutti, una canzone che sapeva le avrebbe portato solo guai, ma lo fece lo stesso. Perchè lei se la sentiva, quella canzone era il suo grido disperato nei confronti della vita, e della società che la circondava.
Il film in se, per me è un grosso punto di domanda, non mi è ne piaciuto ne non piaciuto. Riconosco che gli attori sono bravissimi, la storia c’è, ma.
Ma per me manca qualcosa. Quel non so che che fa decollare il tutto, quella scintilla che a fine film ti fa dire: che film!
Forse sono io che mi aspettavo di più, o forse è che, anche questo film, durando più di due ore, alla lunga stanca, non vi so dire, ne mi so spiegare questo trend del momento. Allungare un pò troppo, insistere ossessivamente, continuare a girare pellicola. Fondamentalmente poi, in Gli Stati Uniti contro Billie Holiday è pure ridondante. Questo insistere spasmodico nel far vedere aghi che iniettano morfina nella braccia delle gente, gente che si droga, droga in ogni forma.
Loves all of you
Il film ruota interamente su Billie e la droga, e FBI che vuole incastrarla. La droga è un pretesto per incriminarla e partendo dalla droga, ci immergiamo sempre di più nella vita devastante della cantante.
Pochi accenni al passato, pochi accenni alla società in cui vive.
A parte una scena straziante, una di quelle indelebili per tutti, per Billie a maggior ragione. Nel film ci mostrano gli alti e i bassi della cantante, senza nascondere nulla, senza addolcire nulla e ci stà. Con un’attrice come Andra Day, te lo puoi permettere. Bravissima, semplicemente bravissima. Bella, ma quello è un “in più” è talmente brava che anche la sua bellezza passa in secondo piano.
Gli altri attori, anche loro in parte, hanno però ruoli un pò “superficiali”. Personaggi, il cui rapporto con Billi ignoriamo del tutto, per esempio l’amica (?) che la segue sempre, e il ragazzo chi sono? Perché lei non li abbandona mai? Cose troppo accennate e non concretizzate, il rapporto con la giornalista, messo come incipit di un approfondimento mai pervenuto, a che pro?
La cosa più “pugno dello stomaco” è la sigla finale, che insieme all’iniziale racchiudono l’essenza estrema del film, della società e di come siamo messi a diritti civili, perfino nel 2022.
Un film da vedere per la sua protagonista eccelsa e magnifica e per riascoltare le canzoni che sono diventati dei pilastri assoluti della musica, hanno un loro perché.
E in ultimo, i consigli dalla regia: due film vi consiglio:
Judy un’altra immensa voce
Il colore della libertà vedetelo, poi ne parliamo