Continuiamo l’intervista a Marco Luca Cattaneo, la cui prima parte è stata pubblicata la scorsa settimana, in occasione dell’uscita del suo film Amore Liquido, di cui ho anche scritto una recensione. Oggi parliamo delle difficoltà di dirigere, produrre e distribuire un’opera prima indipendente.
Marco, continuiamo a parlare delle difficoltà che hai avuto durante la lavorazione?
Bisogna avere un’urgenza narrativa che incombe su tutta la tua esistenza e non ti lascia altra scelta, e una determinazione fortissima, perché ogni giorno sai che potrà accadere qualcosa che ti impedisce di fare il tuo lavoro e vorrai allora mollare tutto per rifugiarsi in piccoli lavoretti sicuri. Inoltre, dato non irrilevante, bisogna avere anche la fortuna di potersi permettere questa scelta, perché diventando di fatto imprenditore di te stesso e del tuo film, è praticamente impossibile dedicarsi ad altri lavori, e quindi guadagnare i soldi per vivere.
Purtroppo questo mestiere sta diventando un lusso, un giocattolo per bambini viziati come ha scritto Vitaliano Trevisan in un bellissimo racconto su un noto regista italiano, e io in qualche modo rientro in questa categoria perchè, anche se non credo di essere un bambino viziato, ho una famiglia alle spalle che mi permette di dedicarmi completamente a questo lavoro.
Che è successo dopo la fine delle riprese?
Se produrre indipendentemente un film è impresa ardua, distribuirlo diciamo è quasi impossibile. Finito il film ero esausto e pensavo di potermi finalmente rilassare: il film c’è, nonostante sia stato fatto con 15.000 euro e girato in 3 settimane, credo di avere tra le mani una buona opera prima, con tutti i difetti del caso, ma comunque dignitosa. Restava da verificare ancora il suo valore tramite l’incontro con il pubblico; del resto qualsiasi opera d’arte non esiste se non nell’incontro con il suo fruitore.
Abbiamo cominciato dunque a cercare contatti con le distribuzione e subito si è ripresentata la stessa situazione iniziale: con le grandi distribuzione era impossibile anche solo avere un contatto, le medie non rispondevano o tergiversavano, mentre le piccole distribuzioni ci chiedevano almeno 30.000 euro per distribuire il film in una logica fuori da qualsiasi regola di mercato. Ho iniziato a pensare che forse il film non era buono, che non piacesse, anche se nessuno lo diceva francamente.
Per fortuna però esistono i festival, ai quali nel frattempo mandavamo copie del film; così ad aprile, dopo solo tre mesi dalla chiusura del film, siamo stati selezionati in concorso al Roma Independent Film Festival e con grande meraviglia di molti abbiamo vinto, e da lì è iniziata la vita del nostro film. Dopo il Riff sono arrivati il festival Maremetraggio di Trieste, e altri festival in cui eravamo in concorso con le migliori opere prime italiane della stagione, (già presenti in prestigiosi festival come Venezia e Berlino) come l’Est Film Festival, il Festival del Molise Cinema, il Salento International Film festival, la candidatura come miglior attore protagonista per Stefano Fregni al Milano International Film Festival (dove siamo l’unica produzione italiana in concorso) e infine, last but not least, la selezione in concorso al World Film Festival di Montrèal, uno dei più prestigiosi festival internazionali.
Tutto questo dopo solo sei mesi di vita del film; magari il film non piacerà a tutti, è un film che divide molto e di questo sono però orgoglioso perché sicuramente non lascia indifferenti; alla fine però nessuno si è fatto vivo per interessarsi ad una sia pur piccola distribuzione.
A quel punto che hai fatto?
Come dicevo prima non bisogna però lamentarsi e piangersi addosso; così come per la produzione anche per la distribuzione abbiamo deciso di fare da soli. Grazie alla sensibilità e alla politica culturale del Nuovo Cinema Aquila di Roma che ci ha messo in programmazione per ben tre settimane (dal 25 Agosto al 16 settembre; opere prime italiane, e non solo, non sono rimaste in sala a Roma per più di una settimana) siamo partiti per portare al pubblico il nostro film, convinti che ci sia un pubblico desideroso di vederlo.
Ad oggi stiamo ricercando altre sale su Milano, Torino, Bologna e Firenze anche se non è facile, perché la situazione è sempre la stessa (ovvero “quanti soldi mi dai per tenere in sala il tuo film?“) ma per fortuna esistono piccoli esercenti liberi che ancora credono nel valore culturale di questo mestiere e permettono operazioni di questo tipo.
Certo non è facile lavorare in questo modo, il cinema indipendente e d’autore in Italia rischia di scomparire. Tuttavia credo che noi tutti abbiamo il dovere morale non solo di protestare per i tagli alla cultura ma anche di opporre resistenza attiva cercando modi alternativi per FARE, e provare così tutti insieme a cambiare lo stato attuale della situazione culturale del nostro paese.
A me non resta che ringraziare Marco Luca Cattaneo per la sua disponibilità augurandogli che il suo film sia distribuito il più possibile nelle sale italiane.
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Intervista molto interessante, complimenti a questi ragazzi che credono in quello che fanno nonostante la fatica, le difficoltà e gli ostacoli.
Io ho visto il film a Bologna e non mi ha lasciato indifferente, una volta tanto il cinema esplora una di quelle strade che troppe volte le esigenze di cassetta fanno dimenticare. Un altro cinema è possibile.
grazie per il tuo commento franco!
In effetti, avendolo visto posso confermare che il film merita davvero di essere distribuito il più possibile.