Banksy

Banksy, l’arte della ribellione _ La ribellione di una recensione bianca

Banksy, l’arte della ribellione, un film diretto da Elio Espana, prodotto da Spiritlevel cinema, distribuito da Adler Enterttainment. Sarà in sala solo il 26, 27 e 28 ottobre 2020. Con la partecipazione straordinaria di opere di Banksy. 

Banksy
Banksy, l’arte della ribellione

Banksy, può piacere o non piacere, ma ha stile da vendere.

Signore e signori, ultimo lotto della giornata, una tela, dipinto da Banksy, prezzo di partenza 700mila sterline, chi offre di più?
Cosa mai potrebbe andare storto, durante una normale asta da Sotheby’s?
Un furto dite voi. No.
Un incendio, nemmeno. La scoperta di un falso… Acqua acqua, e no, non è nemmeno un allagamento. Succede semplicemente che il quadro, lentamente, nella sua cornice scorra verso il basso distruggendosi in tante strisce. Se il lotto all’asta, è un opera di Banksy questo può succedere.
E in 3 secondi, il tempo di una rollata nei taglierini, un quadro battuto per un milione di sterline, ha già un valore di 7 milioni di sterline.
E’ il Lupin degli artisti, quello che non sai chi è, ma sai che ne stà per combinare una delle sue. Uno sconosciuto, trench e cappello, che entra nei musei più prestigiosi, e appende niente fosse le sue opera ai muri.
Le regole dopotutto, esistono per essere infrante. La cosa bella? I musei nemmeno si accorsero delle opere fasulle.
Dopotutto, quella che chiamano arte, per alcuni è spazzatura. Come il caso delle donne delle pulizie, che ha buttato un’opera d’arte. Storia avvenuta davvero, e non è nemmeno un caso isolato.

Il trailer del film

Un terrorista dell’arte di altro profilo.

Un documentario su Banksy. Documentario molto , molto dispersivo, che inizia bene e poi si perde, più che di Banksy, si parla del contesto della nascita dei graffiti nel regno unito. Insomma, una noia mortale, una voce che parla, piatta per tutto il tempo. Ma perchè? Banksy, così dinamico, così innovativo, e un documentario piatto, ma piatto totalmente.
Voce monocorde che elenca fatti, emozioni 0. L’arte è emozione, questo documentario no. Per me è un grande no, è il classico motivo per cui si odia la storia dell’arte, perchè ci costringono a sentire interminabili lezioni, fatte da un pulpito, da chi crede di sapere tutto e avere le risposte.
Banksy per me, è esattamente l’opposto di questo documentario, è energia, è voglia di rivoluzione, è il voler scioccare, produrre una reazione, anche di disgusto, ma una reazione. La sua è arte, ma non è fatta per farti sentire stupido o impreparato, è arte immediata. La vedi, la capisci, ti piace. Topi sabotatori, scimmie più intelligenti degli umani. Nessuno te la deve spiegare. La vedi, la capisci immediatamente. Poi può piacere o no, ma questo è un altro discorso.

Banksy
Un Banksy, quando meno te lo aspetti.

Una carriera iniziata coi graffiti la sua, pura adrenaline e dipendenza. Sei tu, la tua bomboletta, un muro e il cuore che sembra che ti voglia esplodere in petto. Pochi segni veloci precisi, stencil magari, per fare più in fretta, e poi via, nelle ombre della notta. I Batman moderni che agiscono col favore delle tenebre. Da un graffitaro appena decente, a un artista concettuale, questo dicono di Banksy nel documentario.

Banksy
CHE LA RIBELLIONE ABBIA INIZIO.

Se volete avere una visione più ampia

Banksy Wall and Piece edito da L’ippocampo, foto di Paola

L’ippocampo ha nella sua collezione questo volume, Banksy Wall and Piece. Un libro con testi ridotti all’osso, per lasciare più spazio possibile alle fotografie dei pezzi di Banksy. Un volume pieno di opere dell’artista sconosciuto, un volume per chi vuole approfondire la sua arte, e vedere da vicino le opere che adornano i muri di palazzi e città.
Un libro pieno di denuncia, di paradossi e di stencil spruzzati sul muro.
Vandalizzazione di dipinti esistenti, immisione non autorizzata di suoi pezzi in musei, apparizione misteriosa di opere di denuncia sociale. Non mancano nemmeno i consigli su come eseguire un perfetto stencil con una bomboletta (la distanza e l’inclinazione della stessa sono fondamentali). Pochi tratti, pochi colori, immagini essenziali che arrivano subito al punto, senza bisogno di spiegazioni o tanti giri di parole, anche per questo ho apprezzato il fatto che i testi siano davvero pochi.

Banksy Wall and Piece edito da L’ippocampo, foto di Paola

Perchè Banksy per me non ha bisogno di tante parole. O lo odi, o lo ami: oppure ti è indifferente, esattamente come dice lui.
Io per esempio, adoro i suoi topi, ironici, divertenti e mai banali.

Banksy Wall and Piece edito da L’ippocampo, foto di Paola

Se vuole una dichiarazione da mettere sulla copertina del suo libro, se la può scordare

Rappresentante della Metropolitan Police

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