Gianrico Carofiglio, magistrato e scrittore barese, è solito scrivere romanzi che si aggrappano al substrato geografico dei protagonisti; i suoi libri “dipendono” dai luoghi, dalla città vissuta, dalla sua Bari che permea con il suo humus tutte le azioni dei personaggi. Un esempio di tutto questo è “Il passato è una terra straniera”, libro crudo, dalle emozioni violente, da cui Daniele Vicari ha tratto nel 2008 l’omonimo film interpretato da Elio Germano e Michele Riondino.
Pinocchio ai giorni nostri
La storia, personalmente, mi riporta a quando da piccina mi raccontarono Pinocchio. Anche qui troviamo un burattino annoiato, portato sulla cattiva strada da un altrettanto frustrato Lucignolo. I due sono Giorgio, studente modello alla facoltà di giurisprudenza, fidanzato, e Francesco, giocatore sia con le carte che con le donne.
Giorgio e Francesco si incotrano in un caso fortuito, diventano amici e Giorgio abbandona la sua tranquilla routine per passare dalla parte dello sbandato giocatore frustrato e annoiato dalla vita. Da Bari Giorgio e Francesco partiranno per iniziare insieme un percorso che li porterà fino a Barcellona pericolosamente intrappolati in un mondo di perdizione. Giorgio faticherà a riconoscersi in quello che è il suo alter ego negativo e se ne libererà a fatica, in un gioco di corruzione morale che segnerà la sua intera esistenza.
Film e libro
Il film di Vicari rispecchia quasi totalmente le pagine del libro di Carofiglio; la differenza sostanziale, a parte qualche variazione nei fatti, sta nella descrizione della città, o meglio di come Bari riesca a permeare la vita dei due protagonisti, di come le strade, gli odori, i rumori, la gente, siano parte integrante delle azioni, dei gesti, dei pensieri che dominano le loro esistenze, rivestendo un ruolo fondamentale nelle scelte che i due faranno nel corso del tempo. Concludo dicendo che il film merita di essere visto soprattutto per l’interpretazione di Elio Germano, ma che tutto sommato il libro è migliore e, pertanto, vi consiglio di leggerlo.