Dal 23 giugno in VOD sulle maggiori piattaforme Resistance – La voce del silenzio, un film di Jonathan Jakubowicz con Jesse Eisenberg, che racconta un aspetto poco noto del mimo più famoso del mondo: Marcel Marceau.
Davvero molto strano vedere Jesse Eisenberg in un ruolo così diverso dal suo solito. Abituato a ruoli più nervosi e nevrotici Eisenberg riesce però a regalarci un chiuso ed introverso Marcel Marceau quando ancora non era il mimo che tutti conosciamo.
Resistance – La voce del silenzio
Non tutti sanno che il vero nome dell’artista ebreo era Marcel Magnel e in Resistance il regista Jonathan Jakubowicz racconta le origini dell’uomo che prima di essere un artista è stato capace di atti straordinari, riuscendo a salvare migliaia di orfani ebrei durante l’Olocausto, e per i quali ha anche ricevuto la medaglia Raoul Wallenberg. È una storia incredibile oscurata dalla celebrità di Marceau, ma probabilmente resa molto più interessante da essa.
La storia è ambientata a Strasburgo, in Francia nel 1938 durante la seconda guerra mondiale. La minaccia dell’esercito di Hitler incombe sulla Francia, in particolare sui confini, ma l’ebreo Marcel Magnel rimane un sognatore, prepara la sua commedia e fa cabaret di notte e di giorno aiuta il padre in macelleria. Fino a quando, spinto anche dalla donna di cui è innamorato Emma (Clémence Poésy), si unisce alla resistenza per prestare il suo talento nell’aiutare a salvare i bambini ebrei rimasti orfani a causa dei nazisti. Marcel li aiuta a ridere di nuovo ma non solo, riuscirà anche a salvarli e a salvare se stesso.
Humour e Olocausto
Come dicevo Eisenberg rivela un talento inaspettato per la commedia fisica. Per un attore che di solito riesce ad esprimersi al meglio con il suo sarcasmo e le sue nevrosi, in questo ruolo di sottrazione riesce al meglio a raccontare la straordinaria vita di Marceau che, prima di diventare il famoso mimo, ha utilizzato il suo talento per alleggerire le sofferenze dei tanti bambini provati dalla tragedia della guerra. Un po’ come il Roberto Benigni de La vita è bella ma senza la sua strabordante verve comica.
Marcel non solo conforta i bambini, ma insegna loro a sopravvivere attenuando la terribile realtà attraverso il gioco e l’umorismo. E in questo caso, a differenza de La vita è bella o del recente Jojo Rabbit, si tratta di una storia vera il cui racconto, come negli altri film sull’Olocausto, leggeri o tragici che siano, aiutano a non dimenticare ciò che l’uomo, nel bene o nel male, riesce a fare al suo prossimo.
E’ bellissima per esempio la scena in cui Marcel mostra ai bambini come arrampicarsi sugli alberi per nascondersi e dice la famosa frase che Marceau usava nelle sue esibizioni: “Rendere l’invisibile, visibile e il visibile, invisibile“.
Certo il film ha anche delle pecche: i nazisti sono sinistri, la violenza è tesa ma in gran parte è fuori dallo schermo e Matthias Schweighöfer diventa un Klaus Barbie (il boia di Lione) privo di personalità e a volte un po’ banale.
Ma Eisenberg e Póesy riescono a raccontare con una chimica straordinaria una relazione di profonda stima e amore in mezzo alla tragedia della situazione e Clémence Poésy, in particolare, dimostra un enorme talento nella trasformazione del suo personaggio mentre l’Occupazione diventa più brutale.
Insomma, so che forse il periodo non è dei migliori per intristirsi vedendo una storia che racconta tragici fatti realmente accaduti, ma nel complesso Resistance è valido e vale la pena non perderlo.
Il trailer di Resistance
Alcune curiosità su Resistance
- Eisenberg ha studiato mimo per un anno per ricostruire i movimenti di Marceau prima dell’inizio della produzione.
- Jakubowicz ha parenti sopravvissuti all’Olocausto e ci teneva a raccontare la storia di Marceau.
- In realtà Marcel Marceau aveva solo 15 anni quando fu coinvolto nella resistenza. Eisenberg ne ha circa trentacinque ed è difficile immaginarlo come non molto più grande dei bambini che sta salvando ma la sua esibizione è seria e credibile come un giovane che impara a pensare al di fuori di se stesso e ad impegnarsi per una causa più grande di lui.