In attesa del 15 giugno le sale cinematografiche sono purtroppo ancora chiuse ma il cinema non si arrende e molte pellicole vengono distribuite sulle piattaforme on demand. Una pellicola in uscita in modalità VOD ( video on demand per i non abbastanza tecnologici) è Le cose che non ti ho detto, disponibile a partire dal 29 maggio.
Le cose che non ti ho detto
Il film, di produzione inglese, diretto dal regista e sceneggiatore William Nicholson, al suo secondo lungometraggio, vede come interpreti a tutto tondo Annette Bening più volte candidata al premio Oscar e vincitrice di due Golden Globe per La diva Julia – Being Julia e I ragazzi stanno bene e l’inglese Bill Nighy (Love Actually – L’amore davvero) oltre a Josh O’ Connor.
Siamo in Inghilterra in una cittadina affacciata sul mare, Seaford, e più precisamente in una frazione chiamata Hope Gap ( mancanza di speranza) che è anche il titolo originale del film.
Grace e suo marito Edward sono sposati da ormai ventinove anni e conducono una esistenza tranquilla ed abitudinaria in un tipico cottage inglese pieno di libri e oggetti sparsi ovunque.
Apparentemente il loro è un mènage tranquillo, Grace dedita alle sue poesie e il consorte passivo pronto ad accondiscendere alla volontà della volitiva moglie e anche piuttosto rassegnato ma si percepisce un malcontento da parte di lui ormai esausto da una vita fatta di rinunce e ruoli secondari.
L’arrivo di Jamie, il figlio che vive lontano, sconvolge gli equilibri perché è a lui che Edward annuncia la volontà di lasciare la casa di famiglia per iniziare un nuovo percorso.
Grace cade in uno stato di profonda prostrazione a seguito dell’abbandono del marito ed è difficile per il figlio mediare tra i due genitori malgrado si riesca poi a trovare forse uno spiraglio di luce che permetta alla donna di uscire dalla galleria nella quale è entrata.
Hope Gap di un matrimonio
Di stampo teatrale nella prima parte poiché per gran parte della storia si fronteggiano solo i tre membri della famiglia, Le cose che non ti ho detto ha momenti di pathos drammatico ma anche di ironia secondo il tipico mix di stampo britannico.
La Bening è perfettamente in parte non temendo di mostrare qualche ruga di troppo e Nighy è eccezionale nel suo aplomb smarrito eppure determinato, ossimoro di una esistenza a metà.
Così come accade nel classico di Ingmar Bergman Scene da un matrimonio, (1973) Grace e Edward non sono né buoni né cattivi ma solo vittime di loro stessi, di scelte forse affrettate, della paura di ferire che li ha portati a trascinarsi dietro una apparenza più che una essenza e che ora induce a ricostruirsi come sempre accade dopo una lacerazione o un lutto.
Un film forse a tratti verboso, ma che inevitabilmente fa riflettere sulle scelte di vita che ognuno di noi fa a prescindere dalla vita matrimoniale.
Film bello , interessante per la volontà dell’ uomo di costruirsi una nuova vita , con una donna che non lo fa sentire sbagliato .