04The wife, un film di Björn Runge, con Glenn Close (La carica dei 101 – Questa volta la magia è vera (1996); Jonathan Pryce (l’Alto Passero nella serie televisiva Il Trono di Spade). Un film che dura 100 minuti, e che uscirà al cinema giovedì 4 ottobre (distribuito da Videa-CDE)
The wife – vivere nell’ombra
Joe Castleman (Jonathan Pryce) è sposato con Joan (Glenn Close). Lui è uno scrittore che stà per ricevere il premio Nobel per la letteratura, lei è sua moglie, l’amore della sua vita. Joan ha dedicato la sua intera vita a Joe, annullandosi professionalmente, pur avendo un enorme potenziale come scrittrice. Il film è incentrato sui giorni che vanno dalla telefonata che annuncia a Joe che ha vinto l’ambito premio Nobel per la letteratura, fino al momento in cui ritira il premio stesso a Stoccolma, sempre accompagnato dalla fedele moglie Joan. Tutto sembra procedere per il meglio, ma già durante il volo di andata, Nathaniel Bone (uno scrittore che vuole assolutamente scrivere la biografia di Joe Castleman) insinua dei dubbi su chi in realtà abbia scritto i tanto acclamati libri di Joe Castleman. Ma Bone non è l’unico che avanza delle perplessità; il figlio stesso della coppia inizia ad avere dei dubbi sulla paternità dei libri…
The wife – vivere nell’ombra – il trailer del film
Che dire di questo film? Per chi non abbia visto Un amore sopra le righe, potrebbe essere anche una bella storia originale. Ma io l’ho visto e l’ho pure recensito. E The wife è la copia carbone. La storia di The wife è ricalcata con aggiunta di cliché classici (l’insegnante che tradisce la moglie con la studentessa; il figlio che ha un rapporto di sconto-invidia e vuole essere come il padre; la moglie che rinuncia a tutto per amore del marito bla bla bla). Ma il cliché in assoluto migliore, quello che vince il Nobel è il marito che tradisce la moglie e poi si giustifica dicendo che la colpa è della moglie che ha più talento di lui e per questo lui non si sente uomo. Din din din hai vinto.
Glenn Close al solito è bravissima, un’interpretazione da applauso. Ma il film di per sé, non prende vita, parafrasando una scena di The wife, la storia sullo schermo è artificiosa, è di cartone. Secondo me è proprio la trama che è tanto semplice quanto banale. Lo scrittore egocentrico e famoso non scrive lui i suoi libri, ma in realtà è la timida moglie che li scrive. In alcuni momenti poi boh, io sinceramente non capisco.
Non capisco perchè Joan abbia rinunciato a provare a diventare scrittrice in prima persona; non capisco perché dopo una vita passata come ghost writer per il marito, all’improvviso sbotta con un litigio pazzesco, durante il quale il premio Nobel vola fuori dal finestrino di una macchina in corsa. Non capisco fondamentalmente perché questa abbia rinunciato a provare a vivere la sua vita in prima persona per un uomo che nemmeno sa se ama.
Va bene essere insicure e avere delle perplessità, ma fondare tutta la tua vita su un uomo che nemmeno sai se ami… Poi la scena finale, dove, dopo che il marito muore per un infarto, lei protegge ad ogni costo la memoria del marito, dicendo che lui è il vero scrittore, poi accarezza le pagine bianche di un quaderno, come a dire che adesso lei stessa si metterà a scrivere è davvero perplimente.
Il figlio della coppia lascia davvero il tempo che trova. Se gli dicono mezza parola con un tono che non gli piace, gli viene lo sguardo omicida. E tutto per cosa? Perché vuole essere uno scrittore come suo padre, vuole che suo padre gli dica che è uno scrittore geniale. Quando poi intuisce che è la madre la vera scrittrice gli si apre un mondo (e non in senso positivo). Crisi di identità come se piovesse in questo film.
In sintesi, se volete vedere un film con la moglie ghost raider del marito, vedere Un amore sopra le righe. Se invece volete vedere una bellissima interpretazione di Glenn Close, accomodatevi al cinema dal 4 ottobre a vedere The wife.
non mi trovi d’accordo, quasi su nulla.
A mio parere la protagonista ha, nel corso della sua vita, fatto consapevolmente delle scelte che l’hanno portata a stare nell’ombra, non solo perché era l’unico modo in cui credeva di poter esprimere se stessa, ma anche perché quel modo le stava bene. Davvero. C’era un patto tra loro, che li legava e li rendeva complici, la relazione era paritaria, la scelta era comune … la rottura ci è stata quando quel patto è stato rotto, quando il noi è diventato il me di lui, lo scoppio fragoroso c’è stato quando alla fine nei ringraziamenti lui invece di tacere, l’ha fatta apparire per quello che NON era: una donna nell’ombra, invece di una donna che liberamente e consapevolmente aveva scelto di esprimere il suo talento in modo corale, più che solitario, in modo femminile, più che maschile. Questo film esalta la grandezza di una donna che continua fino all’ultimo istante a difendere esternamente le proprie scelte, perché se non lo facesse rinnegherebbe non tanto il marito, quanto se stessa; ma che ha il coraggio di farne di nuove, perché i presupposti di quelle scelte sono cambiati e sapersi adattare al cambiamento non ha età ed è sintomo di intelligenza.
Bello. Glenn Close monumentale …. Ma è quasi banale dirlo.
Grazie mille per la tua dettagliata opinione Maria Cristina
alla prossima!