Arriva nelle sale italiane Giovedì 28 Settembre l’opera prima di Alessandro Pondi, sceneggiatore pluripremiato qui nel ruolo di regista in un film che nasce da un’idea del protagonista Giuseppe Fiorello che, investito anche dei panni del produttore con la sua Ibla FIlm, si lancia in una commedia dal sapore antico: Chi m’ha visto.
Chi m’ha visto
Martino Piccione (Giuseppe ‘Beppe’ Fiorello; Era d’estate, I fantasmi di Portopalo) è un chitarrista della provincia pugliese costantemente in tour per l’Italia con i più grandi artisti pop della nostra epoca. Eppure Martino vorrebbe di più: un disco da solista, quel successo che vede ma non riesce a toccare. Ormai 48 enne decide allora, complice l’amico di sempre Peppino (Pierfrancesco Favino; Le confessioni, Moglie e Marito), di sparire dalla circolazione per giungere (finalmente) sotto i tanto agognati riflettori.
Trailer del film “Chi m’ha visto”:
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Guardando piacevolmente i 105 minuti di Chi m’ha visto ci si accorge della potenzialità attoriale altissima che vive al suo interno, forte di una costruzione di archetipi già visti eppure ben tratteggiati da attori al massimo del loro splendore: primo tra tutti, il Peppino di Favino, divertente e divertito dentro al suo istrionismo che strappa più di una risata e ricordi i personaggi di Dino Risi; il musicista fallito di Fiorello, attore malinconico che trova la sua forza espressiva proprio nelle crepe e nelle debolezze dell’animo umano e che, in coppia con Favino, fa solo faville.
E poi i tanti personaggi di contorno sino ad una sfavillante Sabrina Impacciatore che però tanto ricorda la Ferilli di Omicidio all’italiana di Maccio Capatonda (2017).
Ed ecco il problema principale del film: se l’intento è onesto e i personaggi tratteggiati in modo delicato e (tragi)comico (tra tutti, l’ambiguo Don Julio di Maurizio Lombardi è da capogiro!) è alla struttura del film, all’evoluzione dell’idea e quindi alla regia di Pondi che va consegnato il demerito che non porta il film da prodotto per la tv a commedia all’italiana vecchio stampo con uno sguardo attento alla società odierna. Ed è un vero peccato perché le carte per una grande partita c’erano tutte.
Eppure Pondi non riesce ad equilibrare la verve comica (e drammatica) del cast che si trova attorno e non dà ritmo a certi passaggi scadendo in montagne di cliché e prevedibilità e chiudendo in modo blando un arco narrativo in cui risultano più intriganti i personaggi di contorno che il protagonista. E poi il confronto con il film di Capatonda, più coerente nel suo intento, è inevitabile se non per struttura e genere quanto per tematiche sociali affrontate. E da quel punto di vista Chi m’ha visto risulta un pallido riflesso del precedente. Godibile, certo, per il cast e diversi dialoghi, ma nulla di più.