Abbiamo incontrato Maria Roveran alla 73esima Mostra Internazionale del Cinema di Venezia, qualche ora prima dell’anteprima al pubblico in sala grande del film da lei interpretato Questi Giorni di Giuseppe Piccioni. Ha il viso un po teso ma è molto felice di essere ritornata al festival con un film in concorso.
Intervista a Maria Roveran
Nel film di Piccioni interpreti Liliana, una ragazza che affronta un viaggio insieme alle sue migliore amiche. Dal punto di vista del tuo personaggio qual’è il significato di questa esplorazione?
Maria Roveran: Il viaggio è sempre un’occasione di una trasformazione per potere evolversi e trasformarsi ed anche un pretesto per potersi allontanare dai problemi e vedersi sotto una luce diversa. Ed è proprio questo che fa Liliana, approfitta del viaggio di Caterina per potersi allontanare da una dinamica, col desiderio di riuscire a togliersi le zavorre di dosso, fino a quando non affronterà la decisione più importante della propria vita, quella di riuscire ad affidarsi a qualcuno, condividendo il suo problema in maniera autentica.
Durante il viaggio, il mio personaggio si prenderà delle libertà, che non sono tipiche del suo carattere. Liliana è una ragazza cresciuta con un senso di responsabilità e del dovere enorme, e questa fuga le permetterà di affrontare una trasformazione, facendo crollare le sue armature, sia per la sua fisicità che per un problema legato alla sua malattia, ed è li che si renderà conto che ha bisogno di chiedere aiuto.
Come hai costruito il rapporto madre figlia con Margherita Buy?
Maria Roveran: Ho lavorato molto con Giuseppe su questo, studiando molto bene il personaggio ed il rapporto con la madre dal punto di vista psicologico. Non eravamo ben convinti del risultato, ma poi lavorando anche con Margherita Buy sul set è venuto tutto un po’ da se. Lei è splendida, ed abbiamo creato un vero ascolto tra di noi, basato sulla semplicità. All’inizio ero preoccupata ed intimorita dalla sua presenza e dalla sua personalità, in realtà è una persona di una sensibilità estrema, ed io sono anche molto timida e ci siamo anche un po’ trovate su questo. Lei con la sua ironia è riuscita a rompere tutti i timori e mi ha aiutato molto, e questo ha permesso si creasse un rapporto madre figlia non classico, ma più vicino a quello di due amiche.
Riguardo la dinamica tra Caterina e Liliana, questo amore non dichiarato, come lo hai affrontato?
Maria Roveran: In realtà doveva essere un amore e un affetto volutamente non ben delineato. Io e Marta Gastini avevamo sempre paura che Giuseppe non ci desse abbastanza indicazioni rispetto a quello che dovevamo mettere in scena, poi ci siamo rese conto che lui voleva creare un senso di realtà nell’indecisione, nella non definitezza di alcuni aspetti. Caterina non è una persona che dichiara in maniera plateale il proprio amore, ma manifesta la fascinazione e il bene sincero nei confronti di un amica che poi diventa qualcos’altro nel suo immaginario, però sempre visto attraverso una delicatezza ed una fragilità tipica dello sguardo autoriale di Giuseppe. Io e Marta abbiamo lavorato con estrema naturalezza, a passi lunghi e ben distesi.
Prossimi progetti?
Maria Roveran: Sarò in scena a Roma allo Short Theatre a La Pelanda con lo spettacolo “Lingua Madre” di Paola Rota e dopo partirò per un altro film che si girerà nel Polesine per la regia di Samad Zarmandili. Poi continuerò a lavorare sulla musica, che è quello che mi libera di più. E poi ho in cantiere altri film di cui non posso ancora parlare.