Il nuovo documentario di Sabina Guzzanti è senz’altro il film di cui si parla di più attualmente, ed è anzi esso stesso un evento: a Cannes ieri l’hanno accolto con un minuto di applausi, mentre la sagacia del ministro Bondi – che ha pensato bene di boicottare il festival pur di boicottare la regista, manco fossimo in Iran – non ha fatto altro che conferire prestigio alla pellicola.
Insomma: un po’ per le intenzioni, un po’ per le circostanze, un po’ per l’imprimatur internazionale, Draquila è il film che dovrebbe definitivamente affermare Sabina Guzzanti come “la Michael Moore italiana” (scusate, personalmente detesto le espressioni “il/la …. all’italiana”, ma in questo caso l’associazione è davvero inevitabile). Martedì scorso mi sono perso l’anteprima a Bologna, e per ora posso dunque solo alimentare la mia – e magari vostra – attesa leggiucchiando quello che se ne dice in giro.
Attesa comunque, che almeno da parte mia non è necessariamente quella che si riserva ad un possibile capolavoro e forse nemmeno ad un bel film. Personalmente credo che la Guzzanti abbia un talento satirico con pochi eguali in Italia, ma credo pure che i suoi risultati in tv siano stati oscillanti (certo è un peccato non vederla più, anzi è una delle tante vergogne del controllo politico sul sistema radiotelevisivo). Per quanto riguarda i suoi precedenti cinematografici, peraltro, mi ero tenuto alla larga da entrambi: da Viva Zapatero (perché aveva un trailer orribile) come da Le Ragioni dell’Aragosta (questo non so perché, magari meritava pure).
Detto questo, però, il trailer di Draquila (già postato su Cinemio dal Kritiko Kattivo) non mi pare affatto da sottovalutare. Non solo la materia mi tocca particolarmente – mi trovavo in Abruzzo la notte del terremoto – ma in questo caso il divario tra la tragicità del tema e la personalità ridicola del leader politico, sembra prestarsi alla perfezione a quell’effetto tragicomico in cui sta l’arte delle grandi satire. Ed in questo senso la parodia michelangiolesca della Creazione Di Adamo di Michelangelo, con Berlusconi al posto di Adamo – pur nel suo enorme, spudorato, inevitabile rischio di cattivo gusto – mi pare tutto sommato giustificata.