Dal 3 Dicembre arriva nelle sale italiane il nuovo thriller dalle venature dark del regista Premio Oscar Alejandro Amenabar che, tornato alle atmosfere del suo film più famoso “The Others”, decide di affrontare satanismi & Co. con due attori con alle spalle percorsi diametralmente opposti: Ethan Hawke e Emma ‘Hermione Granger‘ Watson. È in sala Regression.
Regression
Angela Gray (Emma Watson; Harry Potter Saga, The Bling Ring) è una diciassettenne che ha accusato il padre di averla violentata ripetutamente in casa. Il padre pare non ricordare e, attraverso la tecnica della regressione applicata da uno psicanalista (David Thewlis; Harry Pottere e il prigioniero di Azkaban, La teoria del tutto), si scopre far parte di una setta satanica che compie queste e altre atrocità a danni di innocenti. Il caso arriva nelle mani dell’ateo Bruce Kenner (Ethan Hawke; Boyhood, Predestination).
Trailer del film “Regression”:
Premesse
The Others” (2001), “Mare Dentro” (2004, Oscar al Miglior Film Straniero) e “Apri gli occhi” (poi diventato un più famoso remake per la regia di Cameron Crowe: “Vanilla Sky”), non poteva restare lontano dallo strumento della sua così raffinata dialettica e, seppure il suo ultimo “Agora” (2009) non sia stato granché riconosciuto dal pubblico, se non dalla critica, non pochi sforzi produttivi lo hanno portato ad un clima più intimista, ad un microcosmo cittadino di un’America anni ottanta e ad una fotografia uggiosa che richiama immediatamente alla mente di ogni cinefilo il suo film più famoso.
Produttivamente poi, garanzia sarebbe dovuta essere la presenza di Ethan Hawke, attore che mantiene un’alta linea qualitativa nei progetti cui decide di far parte, ed Emma Watson, ex bambina prodigio nella saga di Harry Potter e ormai sdoganata da film come il discutibile “Bling Ring” (2012) di Sofia Coppola o la comparsata folle in “Facciamiola finita” (2013) di Seth Rogen.
A = B
Malgrado queste premesse, però, Regression non riesce a spiccare il volo, la trama che parte con un’ottima base si dipana nell’ovvietà e il cast non riesce a destreggiarsi tra i cliché del genere ed una regia che, seppur attenta e preparata, mantiene il clima e il ritmo dentro i canoni del genere senza distinguersi in alcuna prospettiva la si osservi, quasi a documentare per immagini qualcosa di già risaputo, come il tema trattato, andando sopita dal punto A (anche qui si narra di una storia realmente accaduta) al punto B.
Cara Emma
Il solco tra Ethan Hawke e Emma Watson c’è ed è evidente: la profondità e lo spessore del ruolo, oltre allo spazio concessole, donano alla Watson un personaggio-chiave con cui sdoganarsi dal passato ma la fissità, l’assenza di micromimica e l’estremo contrasto che, al contrario, Ethan Hawke dona al suo personaggio, creano già la prima crepa del film.
La regia di Regression, seppur tecnicamente attenta e scorrevole, non riesce a superare problemi di script evidenti che, soprattutto nella seconda parte, non mescolano bene le carte, svelano rompendo il clima e non restituendo per nulla effetti che, in un film come “The Others”, per quanto bisogna prenderne le distanze, erano stati fondamentali alla riuscita dello stesso.
Regression rimane una prova tiepida e mesta, questa di Amenabar. Quasi come un esercizio di stile preparatorio a qualcos’altro, prevedibile e inserito in un taglio produttivo e commercialmente interessante. Ma da un regista come lui non si può non aspettarsi sempre qualcosa di più.