Continuiamo l’intervista al regista Gabriele Cecconi, in concorso al Sudestival 2014 con il suo Il seminarista. Nell’articolo si parla anche del nuovo cortometraggio di Paolo Sassanelli, Ammore, proiettato prima del film ed in concorso anche nell’edizione 2013 del BIF&ST.
Intervista a Gabriele Cecconi
Dopo tante esperienze di regia, il tuo primo lungometraggio non deve averti dato problemi. E’ così? Ci sono aneddoti sulle riprese che ti va di raccontarci?
No, non è così. Non è stata una passeggiata. E il motivo principale è stato il bassissimo budget che mi ha costretto a girare un film così complesso in sole 5 settimane. Se ci sono riuscito è perché ho potuto contare sull’aiuto di centinaia di persone amiche che mi hanno fornito gratuitamente locations, costumi, scenografie. Aneddoti? Uno riguarda proprio Filippo Massellucci che doveva interpretare il piccolo Guido che nel refettorio si riempiva la bocca delle odiate barberosse e poi le sputava nel gabinetto.
Quello che non sapevo è che anche a Filippo le barberosse facevano schifo e allora è stata dura girare la scena, che però è venuta molto naturale! E poi ci siamo fatti delle belle risate a vedere le facce dei passanti quando abbiamo girato gli esterni in città. Tutti si voltavano a vedere dei piccoli seminaristi a passeggio con la montura nera o con la tonaca, tutti in fila in ordine di altezza: uno spettacolo oggi inimmaginabile e che 50 anni fa era invece usuale in ogni città.
Infine uno sguardo al futuro. Pronto per un nuovo lungometraggio? C’è già un progetto nel cassetto?
Nel cassetto ce ne sono ben due di progetti, ma non mi illudo che siano facili da realizzare, per le note difficoltà di tutta la filiera cinema in Italia, produzione, distribuzione, esercizio. Difficoltà per tutti, anche per i registi più affermati, immaginarsi per quelli poco conosciuti come me che si ostinano a voler fare cinema d’autore. Non è facile trovare un produttore e un distributore disposti ad affrontare il notevole costo che comporta un film che non sia una commedia dai sicuri guadagni. Non è facile, ma continuerò a provarci, perché sono davvero due belle storie, anche queste mai raccontate al cinema, né in Italia né all’estero.
Ringrazio Gabriele Cecconi per la disponibilità e gli faccio un in bocca al lupo per la sua partecipazione al Sudestival 2014.
Ammore di Paolo Sassanelli
Dopo Uerra, Sassanelli stupisce ancora una volta con una storia intensa, cruda, reale. La voglia di riscatto, di riprendersi la propria vita, di una ragazzina barese alle prese con un problema che alla sua età nessuno dovrebbe avere, colpisce lo spettatore come un pugno allo stomaco. Bravissima la piccola protagonista Eleonora Costanzo, perfettamente nel ruolo; molto efficace la fotografia che, con passo discreto, segue la ragazzina nella sua triste avventura affrontata con maturità e tanto coraggio. Ottima prova di Sassanelli regista che vorremmo tanto vedere alle prese con un lungometraggio.
Le domande a Paolo Sassanelli
Di Ammore sei autore di soggetto e sceneggiatura oltre che regista e ho letto che la storia è tratta dal racconto “Non commettere atti impuri” di Andrej Longo. Come hai lavorato sulla storia originale, quali modifiche ed adattamenti hai fatto e perché?
Le modifiche nascono dall’esigenza di spostare l’ambientazione a Bari in un quartiere satellite e di ridurre la narrazione a pochi minuti. Ma la storia rimane fedele a quella originale.
Protagonista del corto è la giovane Eleonora Costanzo. Come hai affrontato con lei questo tema così delicato e come hai lavorato per la costruzione del personaggio?
Diciamo che il nostro modo di comunicare era senza parole. Io le dicevo “questo è un momento dove devi essere seria” e lei capiva di cosa stavo parlando e faceva esattamente quello che era necessario.
Dopo ‘Uerra’ un altro film ambientato nella tua Puglia. Come mai questa scelta? Ti senti più a tuo agio a girare ‘a casa’ o hai il desiderio di raccontare storie della tua terra?
Per adesso le storie nascono dalla Puglia e non mi dispiace, è cosi anche per il lungometraggio che sto realizzando.
Il corto ha partecipato a molti festival e vinto numerosi premi. Ci sono dei complimenti che ti sono stati fatti sul corto e che più hai apprezzato?
Il silenzio e il fiato che si trattiene in sala dopo la proiezione è il miglior complimento, più delle lacrime che scorrono sui volti delle donne.
Sei prevalentemente attore ma è già la seconda volta (dopo Ammore) che ti cimenti nella regia. Com’è, da attore, passare dietro la macchina da presa?
Per me è stato semplice, avevo una storia da raccontare e l’ho fatto.
Infine uno sguardo al futuro. Ho letto che stai lavorando a La vita ti arriva il tuo primo lungometraggio. A che punto è? Puoi raccontarci qualche dettaglio?
E’ davvero faticoso ma stiamo arrivando in porto.