Ne L’intrepido di Gianni Amelio, che uscirà nelle nostre sale il 5 settembre, Antonio Albanese è Antonio Pane, un uomo di “oggi”, che vive nella Milano di “oggi”, al giorno d’ “oggi” e che, a causa della crisi che incombe, è costretto a pensare all’ “oggi” e non al “domani” senza, però, perdere mai il suo amore per la vita, il candore dei suoi sentimenti e quello..per ogni tipo di lavoro.
Un film modellato su misura
Gianni Amelio ha creato e plasmato il personaggio di Antonio Pane avendo come modello nientepopodimenoche Antonio Albanese creando senza dubbio un carattere, un ruolo, un “uomo” diversi da quanti se ne possono incontrare perché forte della sua essenza e delle sue convinzioni.
Antonio Pane, infatti, è un disoccupato che per vivere fa un lavoro davvero particolare: il rimpiazzo. Questo significa che lui non fa altro che sostituirsi a qualcuno che in quel preciso giorno non può recarsi a lavoro. E, ad “ingaggiarlo” c’è un sinistro e no raccomandabile uomo anziano, il Maltese (Alfonso Santagata) che dietro la facciata di una palestra nasconde degli strani segreti. E non precisamente “a norma di legge”. In questo modo, Antonio si ritrova a lavorare come operaio edile, come addetto alle pulizie negli stadi, come uomo di fatica al mercato ittico..si adatta e si arrangia a lavorare consegnando pizze a domicilio, lavorando in una tintoria industriale persino vendendo rose in un ristorante.
La storia di un bravissimo maestro mancato
In realtà, Antonio ha studiato per diventare maestro e continua a fare concorsi sperando di poter trovare quel “posto fisso” che oggi pare essere una chimera, un qualcosa di inimmaginabile. Eppure, non appare un uomo frustrato nonostante le tante difficoltà che la vita gli impone di affrontare: il disagio economico, un matrimonio fallito, la vergogna di dover chiedere aiuto al figlio.. Sì, perché Antonio ha una figlio: si chiama Ivo (Gabriele Rendina) e studia al conservatorio.
La felicità è fare il lavoro che desideri
Antonio per il suo Ivo desidera che possa realizzarsi nel campo della Musica chiedendogli di non abbandonare mai il suo sogno e ciò in cui crede. Attraverso il suo candore, la sua purezza instaura con il ragazzo un rapporto particolare fatto anche di liti ma avendo alla base un legame forte, solido dove a parlare sono anche gli sguardi e i silenzi.
Antonio è un uomo di quasi cinquant’anni non particolarmente felice di questa vita che non offre alcuna sicurezza ma appare sereno: i suoi occhi sono sempre accesi e illuminati come se vedessero e scoprissero il mondo per la prima. Ed è con questo sguardo verso l’esterno che incontra Lucia (Livia Rossi), ragazza con grandi e profondi problemi psicologici che la conducono a commettere un atto irreparabile. I due nei loro incontri sembrano raccontarsi molto anche senza parlare troppo apertamente e il legame che li unisce diventa pian piano indispensabile e unico con quei dolci sorrisi, quei silenzi e quella profonda ed esclusiva comprensione.
Trailer del film
Non arrendersi mai
Antonio non ha vita semplice eppure ha sempre gli occhi puntati verso il “domani”, senza mai fermarsi, senza mai stancarsi di lavorare, senza mai mostrare un segno di sconfitta, di dolore.. “semplicemente” (come le inquadrature di Gianni Amelio raccontano) guarda avanti, volta le spalle a ciò che è successo e riprende il suo cammino, mantenendo intatta e pura la sua dignità e integro il rispetto di se stesso.. E questo ricorda molto la scena finale di Charlie Chaplin nel celeberrimo Tempi Moderni.
Ed è, forse, questa la morale di questo delicato film: andare avanti sempre, intrepidi, forse un po’ traballanti, dal passo incerto.. ma senza mai fermarsi. E questa rimane sempre una grande lezione di vita..che Antonio Albanese e Gianni Amelio rendono, attraverso questo film -un misto di comico e drammatico – “leggera” ma altrettanto efficace, vera, forte, reale.
E di questo parere sembra essere anche lo stesso Antonio Albanese che, entusiasta del suo personaggio e del film di Gianni Amelio, dice, “In questo film il mio lavoro segue un filo delicato, apparentemente invariato, ma invece ricchissimo di sfumature. E l’indagine sul personaggio, che ho avuto il privilegio di condurre insieme ad Amelio, è stata un’esperienza che conserverò a lungo e dalla quale ho imparato, molto. Mi piace il sentimento profondo di speranza che attraversa il film, il rispetto per l’essere umano, la difesa appassionata della sua dignità”.
Ho guardato il film certa fosse una commedia: non lo è. Non una sola risata, in questo film dove Antonio è piattamente buono. Mai un eccesso, mai una reazione, mai una ribellione. Più volte ho pensato che il film fosse SURREALE ( e non per l attività del protagonista): Antonio che preleva un bimbo dalla palestra per non si sa bene cosa, che non intuisce il malessere di Lucia.
Leggevo una terribile recensione nella quale si dava ad Antonio del cretino, piuttosto che del buono. Beh, io non azzardo… però ci penso.
E non ditemi che è una commedia, eh.