In uscita nelle sale italiane oggi 27 Giugno arriva Blood, il film secondo di Nick Murphy a poco meno di due anni di distanza da 1921 – Il mistero di Rookford. Cast d’eccezione, tra Paul Bettany e Mark Strong per questo thriller psicologico vecchio stile e ricco di emotività.
Blood: la trama
Quando viene violentata e uccisa una giovane ragazza, Joe (Paul Bettany; Priest, The Avengers) e suo fratello Chrissie (Stephen Graham; La talpa, Le paludi della morte) indagano su Jason Buliegh (Ben Crompton), un uomo disturbato con precedenti per molestie. Le cose precipitano quando Joe, per farlo confessare, lo porta in periferia e involontariamente lo uccide.
Il fratello lo copre, almeno fino a quando non vengono a conoscenza che il vero assassino era un altro.
Trailer del film:
Senza paragoni
Dopo il thriller di fantasmi che ha segnato l’esordio della regia di Nick Murphy, elogiato non tanto per contenuti o originalità quanto per la costruzione tipicamente classica della storia, torna il regista con un film che ha girato prima del suo esordio ma che, per problemi produttivi, è uscito solo dopo. I punti forti della storia sono di certo le interpretazioni, quella di Paul Bettany e Mark Strong su tutti, ma anche gli altri comprimari sono ben visibili e presenti. In secondo i dialoghi sempre chiari, brillanti, analizzati, emotivi.
La fotografia tipicamente londinese che ci porta sin dall’inizio in un limbo di perdizione dove i confini tra bene e male sono molto labili e non più facilmente riconoscibili, il tutto riconducibile ad una frase che Chrissie, il fratello del protagonista, dice all’ispettore Robert Seymour, interpretato da Strong: “Perché a volte lasciamo che gli altri ci distruggano? …per amore.”
Spazi e luoghi
La particolarità di questo piccolo thriller psicologico è che l’idea di partenza arriva dalla tv: difatti è tratto dalla miniserie tv Conviction datata 2004 e scritta da Bill Gallagher che esordisce ora alla sceneggiatura cinematografica con questo lavoro. Il regista Nick Murphy quindi passa dal piccolo e grande schermo con un legame forte e indissolubile, senza però trovare un suo spazio registico definito seppur qui sottratto a favore di recitazione e dialoghi che vengono esaltati all’ennesima potenza.
La grossa variante dalla serie televisiva è, ad esempio, quella di riproporre i luoghi e gli spazi in cui avvengono i fatti in principio per poi mostrare le conseguenze che quegli stessi fatti portano i personaggi. E tutto questo crea un messa d’insieme davvero convincente malgrado il punto forte non sia di certo l’originalità.
Molti critici di rilievo hanno paragonato il film al Mystic River di Clint Eastwood con Sean Penn e Tim Robbins dove lì, però, l’elemento “morte sbagliata” arriva alla fine di un percorso di certo non paragonabile a quello di questo piccolo seppur ottimo film. A parer mio è sbagliato a prescindere fare paragoni sul film anche perché nel caso specifico prendono poi due strade diverse e vivono su piani assolutamente diversi, con giudizi lontani l’uno dall’altro.
La cosa positiva di questa piccola pellicola è il concentrato di emozioni dovuta alla sceneggiatura in parte e alla direzione degli attori soprattutto che fanno sì che il pubblico non può venir coinvolto nel limbo costruito appositamente per la storia e lasciare di certo qualcosa dentro quando partiranno i titoli di coda e le luci di sala si riaccenderanno.