John Forbes Nash (Russel Crowe) conosce esattamente la situazione. Ha una mente meravigliosa: a beautiful mind. Illustre matematico impacciato e introverso, viene ammesso all’università di Princeton, per la specializzazione in matematica. E’ diverso dagli altri ragazzi. Non scherza con loro e diventa bersaglio di scherno. Non si lega agli altri, ma solo al compagno di stanza Charles, alla sua nipotina e all’ amata matematica. Contrariamente agli altri, non si presenta come un ricco rampollo smanioso di sapienza, ma come un ragazzo riservato in attesa di un idea geniale.
Non frequentava nemmeno le lezioni come gli altri, perché a suo parere “le lezioni ottundono la mente, distruggono il potenziale della creatività vera”. La prima parte del film si snoda attorno alla necessità di Nash, di distinguersi dagli altri, fino a quando, una sera al bar, prestando attenzione al comportamento degli uomini nei confronti di una donna, ha un illuminazione che si tradurrà nell’equilibrio di Nash o nella teoria dei giochi. ”
Un gioco può essere descritto in termini di strategie, che i giocatori devono seguire nelle loro mosse: l’equilibrio c’è, quando nessuno riesce a migliorare in maniera unilaterale il proprio comportamento. Per cambiare, occorre agire insieme”. Conquista cosi, l’ambito posto da ricercatore al MIT di Boston. In piena guerra fredda, riceve un incarico prestigioso da parte di Ed Harris (William Parker), un membro dell’esercito americano, per decodificare codici segreti. La vita di Nash nel frattempo, si farcisce assaporando le gioie dell’amore con Alicia (Jennifer Connelly).
La situazione idilliaca inizia però a precipitare. La consapevolezza delle visioni schizofreniche emerge in tutta la sua crudezza. La diagnosi era chiara ai medici: schizofrenia paranoide. Charles, il suo compagno di stanza, aveva preso vita dai suoi pensieri. Lo stesso valeva per la nipotina e per il generale. Dopo la nascita di suo figlio la situazione degenera ulteriormente a causa dalle apprensioni di Alicia. Da quel momento cliniche e manicomi diventano la casa di John. Sottoposto a trattamenti farmacologici e antipsicotici.
La razionalità e il sostegno della moglie, lo indirizzano all’accettazione della realtà. Gradualmente riesce ad ignorare le visioni. La scena finale del film, lo vede ricevere il premio Nobel di fronte alla moglie Alicia e ai suoi tre amici immaginari.
Curiosita’
Il film trae spunto dal libro di Sylvia Nasar “il genio dei numeri”, ma non ripercorre esattamente (come in tutti i film tratti da libri), il percorso del famoso matematico. A quanto pare, la sua malattia si manifestò all’età di 30 anni.
La scrittrice cita: “entrò nella sala dei professori con una copia del New York Times e affermò che la storia raccontata nell’angolo in alto a sinistra, conteneva un messaggio cifrato inviato dagli abitanti di un’altra galassia che solo lui era in grado di decifrare. Quando ascoltava la radio cambiava spesso stazione perché credeva che l’altra galassia inviasse segnali da criptare“.
La presunta omosessualità di John Nash non viene menzionata nel film, forse perché fittizia, o forse perché avrebbe distorto la trama armonica.
Il titolo del film ha ispirato anche una collana di dvd in edicola, dove si illustrano invenzioni e follie dei geni matematici e scienziati contemporanei.
Il discorso alla premiazione del 1994
“Ho sempre creduto nei numeri. Nelle equazioni e nella logica che conduce al ragionamento. Dopo una vita vissuta in questi studi, io mi chiedo: cos’è veramente la logica? Chi decide la ragione? La mia ricerca mi ha spinto attraverso la fisica la metafisica, mi ha illuso e mi ha riportato indietro. Ed ho fatto la mia più importante scoperta della mia carriera. La più importante scoperta della mia vita. È soltanto nelle misteriose equazioni dell’amore chi si può trovare ogni ragione logica. Io sono qui grazie a te. Tu sei la ragione per cui io esisto. Tu sei tutte le mie ragioni”
A me questo film è piaciuto tantissimo, Russel Crowe è veramente fenomenale…grazie samuela per averne scritto così bene!!